Respinto in Liguria sbarramento elettorale al 4% deciso a livello nazionale

Con 20 voti a favore e 10 voti contrari durante il consiglio regionale di mercoledì è stata approvata una mozione (primo firmatario Vincenzo Marco Nesci di Rifondazione Comunista – Sinistra europea), modificata martedì nel corso del dibattito in aula, con l’aggiunta delle firme dei rappresentanti di tutti i gruppi del centro sinistra (Moreno Veschi per il Partito Democratico, Luigi Patrone come capogruppo Udc, Tirreno Bianchi per il Partito dei Comunisti italiani e Carlo Vasconi per i Verdi), che impegna il Presidente della Giunta Claudio Burlando “ad intraprendere ogni iniziativa politica nei confronti della Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati affinché respinga la proposta di legge n. 2669 in quanto materia di competenza concorrente; e a disporre l’invio della presente mozione ai capigruppo delle forze politiche in Parlamento, ai componenti della Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati, ai Presidenti Anci ed Upi, al Presidente della Conferenza delle Regioni”.

Nel dibattito iniziato martedì prima dell’interruzione dovuta la confronto con il lavoratori Amt – riassume il nota di resoconto dei lavori dell’ufficio stampa del parlamentino ligure – Vincenzo Nesci (Partito della Rifondazione comunista – Sinistra europea) aveva definito il progetto di legge nazionale attualmente all’esame della Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati che vuole introdurre norme di sbarramento al 4% anche nei consigli regionali un “intervento improprio e illegittimo. Un atto assai grave di lesione dell’autonomia che l’art. 122 della Costituzione assegna alle Regioni”. Nesci aveva ricordato che in Liguria è in corso una discussione con tre diverse proposte di legge. “Lo sbarramento – ha aggiunto Nesci – vuole eliminare le diversità che però esistono e sono vive nel Paese: per questo è un’idea antidemocratica del centrodestra per cui ciò che non sta in parametri ben definiti deve essere cancellato. La proposta di legge 2669 non giova affatto alla stabilità delle Giunte in quanto le attuali leggi elettorali assicurano tutte consistenti premi di maggioranza che non consentono alle forze politiche minori di determinare la caduta degli esecutivi, ne sia prova il fatto che negli ultimi cinque anni nessuna Giunta regionale è stata sfiduciata. Lo sbarramento al 4%, come per le elezioni europee, intacca il pluralismo democratico e limita la rappresentanza di milioni di persone che non si riconoscono nelle attuali forze politiche presenti in Parlamento”.