La grande richiesta per la Zeaìa ad Alpicella di Varazze, sta costringendo i ristoratori dell’entroterra a prolungare oltre ogni previsione le cene a base del fragrante antipasto. Questo sta avvenendo grazie all’impegno di “Baccere Baciccia” che, per la prima volta, ha lanciato la “dieci giorni della Zeaìa”, trainando il pubblico più attento, e pure l’interesse di Slow Food. Quest’ultimo è stato di segno diverso, dando origine a un interessante confronto. Mentre una dozzina di esponenti della Condotta di Genova, con il responsabile Enrico Sala, hanno voluto fare una verifica diretta sul posto, dal bilancio finale più che positivo.

Il responsabile della Condotta di Savona, invece, ha assunto un’altra posizione che si potrebbe definire stimolante. “Sono d’accordo nel sostenere i piatti tipici dell’entroterra – ha dichiarato Vincenzo Ricotta, responsabile Slow – ma suggerisco di valutare l’impostazione di questi eventi con una impronta meno pubblicitaria. È vero: si mangia e si beve, ma per me si sottolinea troppo l’importanza turistica della cosa. Il mio obiettivo è di ricondurre a una maggiore sacralità del cibo, per far sentire il consumatore un po’ più partecipe all’incontro conviviale, più per emozione e territorialità, e un po’ meno per passare la serata gastronomica. In generale, più che sul ristorante e sullo chef, che tuttavia sono il nostro strumento alleato pratico, vorrei che ci sentissimo tutti più co-agricoltori o co-pescatore per soffermarci sulla provenienza della materia prima, o su chi alleva gli animali che producono la carne, o coltiva i campi che ci forniscono gli alimenti necessari. Sarebbe bello che fosse questo messaggio ad animare la partecipazione alle serata gastronomiche, pur concedendo il giusto spazio a chi organizza”.

Silvano e Matilde Ferro, gestori del Baccere Baciccia, hanno accolto con favore l’intervento di Ricotta. “Siamo perfettamente in sintonia con il responsabile Slow di Savona – dicono – e riteniamo che lanciare la rassegna ‘I dieci giorni della Zeaìa’, sia stato soltanto il primo passo per arrivare agli obiettivi indicati da Ricotta. I successivi saranno quelli di ricercare, magari anche alla collaborazione di Slow Food della Liguria, altre località della nostra regione che hanno la gelatina di carne nella loro tradizione. E, a giudicare dai primi segnali, potrebbe emergere la ghiotta possibilità per tutti di riscoprire produzioni territoriali, inedite ricette e, perché no, più vicinanza tra produttori e consumatori nello spirito Slow più autentico. Ma tutto ciò non ci basta ancora. Proprio dai contatti che manteniamo con gli agricoltori locali, per il 2011 siamo in grado di annunciare che ad Alpicella sarà recuperata la produzione del fagiolo rosso che stava per scomparire nei nostri orti e sulle tavole. Si tratta di un prodotto di nicchia che i nostri avi chiamavano ‘fagiolo lumè’, di sicuro interesse per elaborare prelibate pietanze e contorni. Una piacevole sorpresa per noi, è stato l’interesse manifestato da pochi giorni dai contadini del posto per assicurare una piena ripresa di questa produzione che ci consentirà di far tornare Alpicella in primo piano nelle eccellenze dell’agricoltura tipica, oltre che per quelle della cucina più tradizionale”.