Jan Casella (FdS): lettera aperta al Sindaco di Alassio

di Jan Casella – Non “Sogno”… Prima di entrare nel merito della questione, devo fare una doverosa premessa. Trovo ridicolo che di fronte ad un periodo duro per i Cittadini alassini come quello che stiamo trascorrendo, il nostro sindaco perseveri nelle sue provocazioni. I commercianti sono in seria difficoltà, il turismo è spento, i giovani alassini hanno mille difficoltà nel trovare casa e lavoro nella bella cittadina dove son sempre vissuti. Le colline devastate dalla speculazione edilizia, e la nostra cittadina sempre più vuota e dormitorio, penso proprio che la priorità non sia cambiare nomi alle piazze.

Non è dello stesso parere il nostro sindaco che provocatoriamente ritiene dover cancellare il termine “libertà” sostituendolo con quello di Edgardo Sogno, in quanto presunta vittima di malagiustizia. A chiarire la personalità di Edgardo Sogno ha pensato un uomo come Paolo Emilio Taviani, certamente non configurabile come un pericoloso sovversivo, nel suo libro pubblicato dopo la sua morte. Il Senatore Paolo Emilio Taviani descrive la personalità di Sogno, assolutamente antidemocratica, eversiva al punto da essere coinvolto in golpe, di essere associato alla P2 e altre infinite cose certamente non democratiche al punto di dover essere cacciato dalla FIVL (Federazione Italiana Volontari della Liberazione). E’ di questo elemento che parte di piazza della libertà dovrebbe portare il nome? Possibile che nessuno dei componenti della maggioranza che sostiene il Sindaco conosca queste verità storiche e non senta il dovere democratico e costituzionale di opporvisi?

Io penso che se disgraziatamente questa provocazione dovesse aver seguito si verrebbe a invirmare quella condizione di condivisione del senso di legalità politica e di coesione, tale da compromettere le manifestazioni unitarie del prossimo 25 aprile.

Paragonare inoltre Antifascismo e Anticomunismo è intollerabile per una persona che ricopre la carica più alta di amministratore comunale.

Ogni paese ha la sua storia, e l’antifascismo è l’elemento fondante della nostra repubblica, trasfuso nella nostra Costituzione che mai come in questi momenti deve essere difesa da tutti coloro che nella democrazia, nella pace sociale, nella legalità credono. La Costituazioone è stata fatta da uomini di tutte le correnti di pensiero, preoccupati esclusivamente non dei loro portafogli, ma delle regole per la civile e democratica vita di tutti.

Lancio per chiudere una proposta, e la faccio a lei signor Sindaco. Non è un mistero che io e lei abbiamo idee politiche assai divergenti, ma in una cosa spero che io e lei possiamo essere d’accordo, l’importanza assoluta del rispetto della democrazia, se lei condivide con me questo punto non può rendere omaggio ad una persona che in più occasione ha cercato di sovvertire governi democratici. La invito a leggersi il libro del senatore Paolo Emilio Taviani di cui sopra ho fatto cenno.

Uniamoci tutti nell’antifascismo più sincero e diamo un riconoscimento ufficiale ad un prete Don Nicolò Peluffo, martire della libertà savonese, vittima della violenza e del fanatismo nazifascista. O invece come già stato proposto intitoliamola a Falcone e Borsellino. Sono questi i veri eroi, le persone in cui piace a tutti noi riconoscerci e ai quali le giovani generazioni devono ispirarsi. Intitoliamo vie e piazze, ma manteniamo il nome di “libertà” ai nostri giardini comunali.

* Jan Casella, candidato alle elezioni regionali Liguria per la FdS, Federazione della Sinistra

2 Commenti

  1. Risposta a Jan Casella sull’intitolazione alla medaglia d’Oro alla resistenza a sua Ecc.za il conte Edgardo Sogno Rata del Vallino di uno slargo comunale.
    Caro Jan Casella, premesso che mi sei simpatico anche perché ho avuto uno splendido rapporto di amicizia con tuo padre, il mitico “Giucas”, come lo chiamavo io, e che rispetto la tua fede comunista, pur considerandola anacronistica e non condividendola, mi dispiace leggere quello che scrivi; fondamentalmente perché contiene delle inesattezze palesi…infatti la Piazza della Libertà, è quella davanti al Comune, e non già lo slargo senza nome dove insiste il monumento ai donatori dell’Avis, come era senza nome lo slargo che recentemente abbiamo dedicato ai “Caduti nelle missioni umanitarie di pace”, e per fortuna per quella intitolazione nessuno aveva trovato da dire.
    Detto questo, ho avuto l’onore di conoscere personalmente Sua Eccellenza il Conte Edgardo Sogno Rata del Vallino, e ho potuta apprezzare le Sue qualità umane e la statura morale del personaggio. Purtroppo per Lui, oltre ad essere un convinto antifascista, medaglia d’oro alla resistenza, è stato un altrettanto convinto anticomunista, e per questo ha pagato. E’ stato perseguitato dal P.M. Violante, che anche su questo arresto ha costruito la Sua carriera politica nelle file del P.c.i., incarcerato ingiustamente, perché poi è stato assolto in istruttoria dal cosiddetto golpe bianco. Alla Sua morte il Presidente del Consiglio in carica, Giuliano Amato, socialista, gli decretò i funerali di stato, come tutti i Grandi della Patria. Basterebbe questo per risponderTi. Ma meglio di me ti risponderà un grande giornalista, Giancarlo Lehner, che su IL Tempo del 24.04.2009 scriveva questo articolo, intitolato “Edgardo Sogno eroe del 25 aprile”:
    “Già nel maggio 1943 sceglie la libertà, affrontando l’incriminazione e l’arresto per alto tradimento. Antifascista vero, quindi, con largo anticipo nei confronti di quei tanti, troppi, già fascistissimi, miserrimi eroi della sesta giornata, convertitisi, a regime caduto, per motivi, per lo più, di gretta convenienza. Basti ricordare, a proposito di trasformismo, malattia endemica d’Italia, che, a Roma, a poche ore di distanza dallo scacco matto del Gran Consiglio (25 luglio 1943) sui muraglioni dei lungotevere si potevano rimirare in oscene quantità i simboli del fascismo, dai gagliardetti ai fez, sino alle camicie nere, gettati via in fretta e furia dai “camerati” più veloci della luce nel rivestirsi di afascismo o di antifascismo. Non fu un caso che un generale alleato rimanesse basito, avendo scoperto, parlando con la gente, che in Italia, a parte i trucidati e i martoriati di piazzale Loreto, nessuno era mai stato fascista. Tralascio i nani e torno ad Edgardo. Nel settembre 1943, appena scarcerato, Sogno si getta nella lotta armata, creando l'”Organizzazione Franchi” collegata con la Special Force britannica. Insieme con Parri, Paletta e Pizzoni guida la delegazione del Clnai, che sigla (novembre 1944) con il comando alleato gli accordi di Roma. Alla fine della guerra, gli viene conferita la medaglia d’oro al valor militare. Esprit garibaldino, “Franchi” continuerà a spendere generosamente se stesso per la religione della laicità e della libertà. Quando, nel 1956, i tanks sovietici schiacciano il popolo ungherese, massacrando 100 mila patrioti, il partigiano Sogno è l’unico italiano che accorre a Budapest, per organizzare la resistenza e facilitare l’espatrio dei ricercati. Altri italiani, meno grandi, Togliatti, Ingrao, in quei giorni tragici plaudono all’ennesimo crimine contro l’umanità commesso dall’Armata rossa e dal Kgb. Sogno non si ferma e, quando tutto è perduto, crea un centro d’accoglienza in Liguria, per dare rifugio, sostegno e voce agli esuli ungheresi. Dapprima, il ministro Taviani promette di finanziarlo, ma, all’improvviso, il governo prende le distanze dall’iniziativa, lasciando Sogno solo, con i suoi pochi denari, a mantenere il centro sgradito al Pci. Sulle gesta magiare viene posto il segreto di Stato, per non irritare i comunisti. E, tuttavia, alcune toghe rosse, anni dopo, dedurranno e faranno credere che la secretazione celasse chissà quali progetti golpistici. Copriva solo le vergogne della “loro” ideologia. Il garibaldino di Budapest comincia a pagare per il suo coraggio. È espulso come corpo estraneo: intanto, dal suo Pli, dove il coraggio è inferiore alle percentuali elettorali; quindi, dal cosiddetto arco costituzionale, teorizzato dal Kgb e varato dagli utili idioti e dagli opportunisti. Avendo posto pubblicamente la questione del “Che fare?” per la Patria, nell’eventualità che gli uomini di Mosca giungano al governo, Sogno diviene bersaglio dei magistrati “democratici”, subisce incriminazioni, perquisizioni, carcere. Così, la Repubblica nata dalla Resistenza, nella stagione del “compromesso storico”, ripagò il partigiano Edgardo Sogno, un grande, grandissimo italiano, morto di crepacuore.”
    Sperando di essere stato sufficientemente esauriente, e nella consapevolezza che ognuno si assume la responsabilità dei propri atti.
    Marco Melgrati
    Sindaco di Alassio

  2. Buongiorno. Non entro nel merito della discussione in quanto non mi sento abbastanza preparata. Ma faccio riferimento ad alcune frasi che mi hanno particolarmente colpito”I commercianti sono in seria difficoltà, il turismo è spento, i giovani alassini hanno mille difficoltà nel trovare casa e lavoro nella bella cittadina dove son sempre vissuti….” in quanto, forse per la giovane età, denotano una grande “ignoranza” (da intendersi come non conoscenza, mi raccomando) del fatto che fra gli anni1965 e 1990 circa tutto ciò che è stato possibile fare, da parte degli Alassini, per far allontanare i turisti è stato fatto. Vengo ad Alassio da circa 60 anni, continuerò a venirci perchè la amo; ma non ho le pezze sugli occhi. Sapete quante volte in tanti negozi o per strada ho sentito in quegli anni frasi del tipo “ancora un mese e se ne vanno, per fortuna! (riferite ai turisti). E cose del genere. Diffidenza, invidia, mancanza di obbiettivi per valorizzare un’autentica meraviglia. Da una decina d’anni tutto ciò sta migliorando, ma tanti guai sono irreparabili. Ora sento solo grandi lamentele, ma l’esame di coscienza da parte di ognuno dov’è? Cordialmente. Roberta Alemani Molteni

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