Inaugurato ad Albenga il sito archeologico di San Calocero

Questa mattina è stato inaugurato il sito archeologico di San Calocero al Monte ed il Dott. Stefano Roascio, collaboratore della Soprintendenza per i beni Archeologici della Liguria, ha guidato lungo il nuovo percorso didattico diversi gruppi di visitatori. La visita è stata preceduta da diversi interventi, tenutisi davanti alla Chiesa di N.S. di Fatima proprio nei pressi del sito archeologico.

Hanno preso la parola: S.E. Mons. Vescovo Mario Oliveri, il Sovrintendente per i Beni Archeologici della Liguria Filippo Maria Gambari, il Sindaco di Albenga Antonello Tabbò, Roberto Romani Presidente della Fondazione de Mari, la Dott.ssa Giuseppina Spadea della sovrintendenza Archeologica, Philippe Pergola del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana e Tiziano Mannoni dell’istituto di Storia della Cultura Materiale.

Il Sindaco ha ringraziato la Sovrintendenza per l’ottima collaborazione e per la prossima pubblicazione di un volume sul sito archeologico di San Calocero al Monte. Tabbò ha ribadito il massimo interessamento dell’Amministrazione sulla valorizzazione del grande patrimonio archeologico della città di Albenga annoverando un importante accordo tra la Sovrintendenza e i proprietari della clinica San Michele in merito alla pulizia del sito archeologico di San Vittore.

I curatori del percorso, Giuseppina Spadea e Stefano Roascio, affermano: “ Si tratta di un momento importante per la città di Albenga in cui, dopo molti anni dedicati a scavare il sito, restaurarlo e studiarne tutti gli aspetti, la città si può riappropriare definitivamente di un bene che, in fondo, le appartiene profondamente. Al San Calocero si è fatta un po’ la storia della ricerca: qui infatti Nino Lamboglia ha messo in pratica già a partire dalla fine degli anni trenta del Novecento le embrionali metodologie dello scavo stratigrafico, poi la Soprintendenza è intervenuta negli anni ottanta attraverso il coinvolgimento di importanti istituzioni di ricerca a livello mondiale quali il Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana e l’Ecole Française de Rome che, sotto l’attenta guida sul campo di Philippe Pergola, hanno gettato nuova luce sulle antiche vicende della chiesa e del monastero.

Oggi gli studi ci restituiscono un complesso archeologico straordinario, con stratigrafie che partono dal primo secolo d.C. fino al XVI inoltrato e ci permettono di evidenziare la specificità in ambito ligure di una chiesa paleocristiana sorta verosimilmente nel luogo di sepoltura delle venerate spoglie del martire Calocero, ucciso probabilmente agli albori del IV secolo in una delle ultime e più violente persecuzioni anticristiane dell’Occidente”.

La dott. Spadea aggiunge: “Oggi intendiamo presentare un’anteprima dell’area archeologica di S. Calocero; un’anteprima sia perché tanto lavoro resta da fare per garantire una valorizzazione e fruizione che continui nel tempo e che assicuri la corretta conservazione del sito, ma anche nel senso di un primo “assaggio” della ricchezza di un sito che, tra breve, verrà ulteriormente illustrata dalla pubblicazione di una monografia a cui ho lavorato assieme all’aiuto del prof. Pergola e del dott. Roascio e di tante personalità eminenti degli studi e del mondo accademico nazionale chiamate a ragionare, sotto ogni punto di vista, sul San Calocero. Come si vedrà i pannelli hanno privilegiato l’esposizione di numerosi reperti mobili quali ceramiche classiche e medievali, pilastrini ed elementi scultorei che oggi non possono essere direttamente esposti sul sito, ma che auspico verranno raccolti in un nuovo museo archeologico comprensoriale. In attesa di ciò siamo comunque pronti ad allestire una mostra temporanea in città per mostrare tutti assieme i numerosi reperti che ha restituito il sito. Anche lo scavo stratigrafico del complesso non è del tutto concluso e saranno sempre possibili approfondimenti e ampliamenti, comunque oggi, con l’apertura dell’area e tra breve con la presentazione al pubblico del volume di studi, possiamo affermare con soddisfazione che, dopo tanti anni di ricerca, un punto fermo nella conoscenza del San Calocero è stato gettato”.