«I numeri che presentiamo quest’oggi confermano, al di là di ogni ragionevole dubbio che la voragine dei conti sanitari di cui Burlando e Montaldo hanno parlato in questi anni è stata la più colossale delle bugie. I dati del ministero della Salute e della stessa Regione Liguria, confermano che l’andamento della spesa sanitaria è risultato molto più in rosso con Burlando che con la mia amministrazione. Il dato complessivo fa riferimento a 660 milioni di euro di copertura per la sinistra e di 408 milioni di euro relativi al mio quinquennio» – così Sandro Biasotti è interviene quest’oggi sul tema del buco della sanità, nel corso di una conferenza stampa intitolata non a casa “La Grande Bugia”.

Dati a parte, per la Liguria è fondamentale risolvere il problema della sanità. In questi cinque anni la gestione dissennata delle risorse e l’incapacità della sinistra, hanno fatto precipitare la Liguria nella graduatoria della sanità nazionale: «Oggi abbiamo il triste primato delle attese per esami vitali come la mammografia e la prevenzione dell’osteoporosi, tanto per fare due esempi concreti. La Liguria è il fanalino di coda tra le regioni del Nord per quanto riguarda le cure extra regionali: un Ligure su tre deve varcare i confini liguri per farsi curare nella sanità pubblica. A fronte di questo disastro, non c’è stato il risanamento del bilancio della sanità. La sinistra ha portato al massimo l’addizionale regionale sui carburanti, ha venduto oltre 100 milioni di patrimonio immobiliare delle Asl: eppure, nonostante queste entrate macroscopiche, aver messo le mani nelle tasche dei contribuenti non è servito a migliorare i servizi» – aggiunge Biasotti.

«La mia formula è chiara e l’ho ripetuta molte volte. Per eliminare le attese occorre che gli ambulatori aprano anche al pomeriggio e al sabato. Lo faremo con accordi sindacali con i lavoratori della sanità e ricorrendo in misura ridotta a convenzioni con i privati. Poi dobbiamo allontanare i mestieranti della politica dalle direzioni sanitarie. Qualcuno ha parlato di spoil system rispetto a questa mia decisione. Non è così, perché la mia strategia vale per tutti, destra e sinistra. I medici devono essere bravi e non avere in tasca una tessera di partito».

Pensare di “svuotare” gli ospedali, prima di aver dato risposte alternative è velleitario ma soprattutto pericoloso. «Creeremo il case manager, una nuova figura professionale che si “prende cura” delle esigenze di un numero limitato di persone, dal momento dell’insorgere della non autosufficienza e per sempre in tutti i bisogni di assistenza».

«Voglio riprendere con l’apertura delle Case della Salute, che da presidente avevo inaugurato tra il 2000 e il 2005: saranno uno dei capisaldi della nostra politica sanitaria – dice ancora Biasotti – mi fa piacere che quest’oggi sia stata inaugurato il palazzetto della Sanità della Doria, un progetto che avevo avviato io nel 2003 e che con me al governo della Regione sarebbe arrivato a compimento tre anni prima. Da presidente mi impegnerò ad aprire altre Case della Salute, che daranno risposte differenziate a seconda che si trovino in area metropolitana o in zone decentrate. In queste strutture troveranno collocazione gli studi dei medici e pediatri di famiglia in modo da garantire un ampliamento degli orari di accesso, ambulatori specialistici, una adeguata dotazione diagnostica, il punto prelievi, il punto per la prenotazione delle prestazioni, le attività distrettuali nonché le nuove figure professionali previste per il modello di assistenza agli anziani e disabili. Occorrerà dare un nuovo ruolo per le farmacie, che dovranno svolgere un importante ruolo di supporto alle attività delle Asl».

Biasotti pensa che sia giusto rivedere l’equilibrio da rivedere tra i direttori generali e i medici: «Oggi non funziona, i dirigenti hanno troppa autonomia e coinvolgono poco i medici. Questo deve cambiare, anche e soprattutto per quanto riguarda le nomine». Sul fronte strutturale: «E’ stato un errore stralciare l’ospedale di vallata. Bisogna anche dare autonomia vera a Villa Scassi e al Santa Corona». Poi, rispetto al rapporto tra politica e sanità: «Occorre che la politica faccia un passo indietro. Bisogna che le scelte e le nomine siano meritocratiche e questo è il mio impegno assoluto».