Jan Casella (FdS):”No a una Regione dormitorio, spazio ai giovani”

di Alessandro Sbarile – Jan Casella, 20 anni, da Moglio di Alassio (anche se ora vive a Villanova d’Albenga) studente in storia all’Università di Genova e cameriere per mantenersi agli studi, nella circoscrizione di Savona è candidato consigliere regionale in Liguria come indipendente nella lista della Federazione della Sinistra (che unisce Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani e Socialismo 2000), in appoggio al Presidente uscente Claudio Burlando.

Già candidato da Rifondazione alle ultime elezioni provinciali savonesi (dove ha ottenuto un risultato lusinghiero nel suo collegio storicamente ostico per il partito), Casella proviene dal mondo dell’associazionismo alassino, essendo componente del circolo ARCI “Brixton” di Alassio, del circolo ANPI di Alassio e Laigueglia e della Società di Mutuo Soccorso di Moglio.

D.: Perché ha deciso di candidarsi?

R.: Mi è stato chiesto dal partito, che rispecchia appieno le mie idee politiche; cerco di mettere a frutto le discussioni fatte nei circoli o nei bar con gli amici, ma il solo parlare senza lavorare per cambiare non mi sembrava costruttivo. Spero di dare forza alla sinistra anche a ponente, dove è molto forte il centrodestra, perché anche qui ci sono tanti lavoratori dipendenti in settori come l’agricoltura e il turismo; c’è la necessità di una forza veramente di sinistra per difendere i lavoratori, gli immigrati e i pensionati, che meritano una rappresentanza adeguata.

Inoltre l’attenzione per l’ambiente, la volontà di difendere la nostra terra da un centrodestra distruttivo (sono originario di Alassio, dove abbiamo degli esempi di tutto questo).

Il partito ha dato un segnale di apertura alla società civile, dando una forte responsabilità ad un ragazzo di 20 anni. So di non essere uno specchietto per le allodole, come fanno gli altri partiti, per esempio alle comunali di Albenga o in altre elezioni; occorre dare spazio e voce ai giovani, a cominciare dall’invertire la rotta sul modello di sviluppo, in cui la nostra Regione sembra un dormitorio.

D.: Quali sono gli impegni concreti che intende realizzare qualora venisse eletto consigliere regionale?

R.: La mia prima proposta, che non è demagogica, in un periodo di crisi, in cui si continuano a chiedere sacrifici ai cittadini è inaccettabile avere una classe politica di privilegiati, dove i consiglieri regionali guadagnano 8100 euro al mese, che sarà poco rispetto a un parlamentare, ma è pur sempre quindici volte una pensione minima, quindi lavorerò in questo senso.

Inoltre in Liguria non posso non affrontare il problema del turismo, che è un vero tabù per la sinistra, ma dobbiamo lavorarci, per il rilancio del ponente che passa per due punti: il ripopolamento di città e paesini e la destagionalizzazione del turismo, perché avendo un clima che permette di dare spazio anche ad altre attività, come quelle culturali, sprechiamo 7-8 mesi all’anno del nostro potenziale.

Poi nell’albeganese serve un progetto per un’integrazione seria dei lavoratori immigrati; un lavoro va fatto in tutta onestà, combattendo il lavoro nero e lo sfruttamento di gente considerata causa della criminalità invece che vittime dell’illegalità da parte di alcuni italiani.

Inoltre sono per una sinistra che deve radicarsi nel territorio, visto che siamo esclusi dai media, e che deve unire lavoratori dipendenti e piccoli imprenditori, dando un’inversione di tendenza alla guerra fra poveri generata da tempo; bisogna capire che la situazione in cui siamo dipende da alcuni “pesci grossi”.

Ho aperto la campagna elettorale a Testico, in controtendenza rispetto a una politica di aperitivi, perché non fa per me, mentre mi piace parlare delle cose che voglio fare; in quell’occasione ho sottolineato come in realtà come quella mancano i giovani, e con le terre abbandonate e incolte, servirebbe una politica per favorire lo sviluppo di cooperative e gruppi di lavoro. Ciò può servire al rilancio della costa, dell’agricoltura e della collina e può rappresentare una nuova fonte di occupazione; deve esserci terreno fertile fra la gente ma la Regione ha il dovere di investire, onde evitare che la gente emigri dalla Liguria, dato che siamo anche indietro a livello di precarietà e occupazione.

Oltre a questo siamo vicini ai lavoratori, agli immigrati e siamo a fianco di tutti coloro che stanno perdendo lavoro, siamo coi cassintegrati: occorre sostituire il precariato con posto fisso, serve una politica che guardi più al piccolo, allo specifico, siamo contro i “pesci grossi”.

Altre priorità sono sanità, acqua e scuola, che, in una parola, vogliamo pubbliche: siamo in una coalizione sappiamo che ci sarà bisogno di mediare su alcune cose, ma quelli sono i nostri paletti.

D.: Cosa intende fare per il turismo del ponente savonese?

R.: Occorre dare un’ inversione di tendenza al turismo delle seconde case: abbiamo un bacino d’utenza pazzesco nel nord Italia, dobbiamo anche rapportarci ai turisti del nord Europa, molto sensibili all’ambiente, che noi abbiamo violentato. Bisogna fare una politica per permettere il turismo di massa, perché l’idea del turismo d’élite è fallito ed ha portato alla speculazione cementizia e a trasformare le nostre cittadine in dormitori per 9-10 mesi l’anno, mettendo anche gli esercizi commerciali in difficoltà. Occorre rivalutare i paesi dell’entroterra, le frazioni che hanno del potenziale ed offrono un’alternativa al turismo marino; sfatiamo il mito dei “comunisti che odiano la spiaggia”: vogliamo che la gente venga in spiaggia, ma per offrire qualcosa di più dobbiamo valorizzare quello che c’è dietro la costa e ridare spazio al turismo culturale, anche con più iniziative giovanili. Mi raccontano che quindici anni fa nella passeggiata di Alassio c’erano gruppi musicali e di giocoleria ogni dieci metri; oggi è tutto piatto e questo mi genera rabbia perché è uno spreco delle nostre bellezze.

D.: L’istituzione regionale viene spesso percepita come lontana dai cittadini; che fare?

R.: Noi di sinistra siamo visti come idealisti, la Regione la teniamo vicina se parliamo ai cittadini di cose concrete, che vivono sulla loro pelle. Questo in parte rappresenta la mia candidatura: uno dei miei primi obiettivi è far tornare a votare gente che in questi anni può aver maturato motivazioni di sfiducia verso la politica e la sinistra. Dobbiamo fare una politica di sinistra e non la politica del “ma anche”: noi siamo coi dipendenti e coi lavoratori in primis; se questo vuol dire lavorare di più tutti siamo d’accordo, vale per il settore alberghiero e per il settore agricolo, che siamo disposti a rilanciare a patto che i lavoratori vengano messi in regola e ci sia un trattamento migliore verso la manodopera immigrata.

D.: Le campagne elettorali stanno diventando sempre più costose; quanto è costata la sua? Quale riflessione è possibile fare su questo fenomeno?

R.: A me la campagna sarà costata 100 Euro di telefono e 100 di benzina; per pagare la campagna ho fatto delle cene di autofinanziamento, che abbiamo cucinato da noi, mentre ai manifesti ha pensato il partito.

In un periodo di corruzione e di immoralità allucinante della politica, fatta di false promesse esaltate in campagna, assistiamo ad una situazione in cui alcuni candidati investono somme di denaro spaventose; tutto ciò mette il dubbio: un tale investimento viene fatto per cittadini o per i propri conti? La risposta è ovvia.

Se volevo far carriera l’ultima cosa da fare era mettermi con Rifondazione ad Alassio; la politica deve tornare ad essere una vocazione, mentre oggi putroppo è fatta da interessi personali e non pubblici

D.: Il rapporto fra giovani e politica è uno snodo cruciale della vita pubblica del nostro paese, che idea si è fatto? Perchè i giovani fanno fatica ad emergere in politica?

R.: Oltre alla difficoltà di emergere, negli ultimi venticinque anni è stato fatto di tutto perché i giovani si allontanassero dalla politica; lo vedo quasi come un progetto… e in parte hanno raggiunto questo obiettivo. Con la mia candidatura so che porto a votare persone che non voterebbero, persone che vedono la politica come sporca, corrotta, che tradisce; questo non lo vedo nel mio partito, che vedo pulito. Se mi ci sono messo non è perché mi piaccia questa politica, ma perché voglio stravolgerla; da comunista la voglio ancora cambiare. Spesso le proposte per i giovani vengono fatte dai politici: ci sono realtà associative di giovani che si danno da fare, cui i politici mettono subito la bandierina, mentre serve una politica pulita, in cui venga chiesto a questi giovani cosa fare. Però dobbiamo essere noi stessi a pensare al nostro futuro e questo deve essere uno stimolo per noi: non deleghiamo, rimbocchiamoci le maniche e vediamo se riusciamo a farli tremare.

D.: Dovesse riassumere la sua azione politica in poche parole, quali sceglierebbe?

R.: “…a conquistare la rossa primavera, dove sorge il sol dell’avvenir” viene da “Fischia il vento”, scritta dall’eroe delle nostre terre (Felice Cascione, n.d.r.); purtroppo col revisionismo vogliono farci dimenticare, ma dobbiamo far vivere il motto “ora e sempre resistenza”; oggi tocca a noi.

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