di Mary Caridi – Antonino Messina rappresenta con la sua storia personale la metafora della fine dell’ideologia di sinistra  viveriana. La  lunga militanza di un uomo che ancora oggi si definisce “compagno” e che nella sua parte politica afferma di non trovare più i punti di riferimento. Nino Messina, non solo in questa competizione amministrativa ha votato per Rosy Guarnieri, ma l’ha appoggiata pubblicamente, ha festeggiato la sua elezione a Sindaco di Albenga, ha gioito con lei per il risultato storico che l’ha portata ad essere la prima donna meridionale a salire gli scalini di palazzo comunale per andare a sedersi sulla poltrona di primo cittadino.

Una metafora della fine del rapporto decennale tra i cittadini meridionali – la maggioranza dei residenti – e quella  sinistra, rappresentata da Angioletto Viveri e che nella nascita del partito democratico non ha trovato solidi  punti di riferimento,  che fossero rappresentativi dell’anima popolare. Le parole di Messina, la dura analisi critica di Marco Bregoli, sono il campanello d’allarme che ha suonato ben prima della sconfitta alle elezioni amministrative. I protagonisti di questa storia non si sono più sentiti a loro agio in un partito dove socialisti, democristiani si sono mescolati con gli ex diesse e viveriani, mutandone il dna, mentre la fine del Pc, Pds, Ds, li ha resi orfani del loro partito. Se per decenni il voto politico era nettamente distinto da quello amministrativo e il risultato non omogeneo, era dovuto proprio alla forte personalità di Viveri che sapeva coagulare intorno a sè , il voto delle fasce popolari e dei meridionali. Ora questa eredità è evidente che  sia stata raccolta da Rosy Guarnieri che riassume in sé, come Viveri, una forte leadership, una capacità empatica di comunicazione e scambio con le fasce popolari e quei meridionali, senza i quali nessuno può vincere ad Albenga. Nino Messina (omonimo del noto  Messina che  appoggiando Silvio Cangialosi si è guadagnato le pagine nazionali del Secolo XIX) ha ricevuto un avviso verbale di espulsione dal partito democratico per non aver appoggiato Antonello Tabbò nelle amministrative e ora prepara le sue contromosse.

Per un uomo di 74 anni non è facile dire addio alla storia di militanza di una vita nella sinistra, ma è ancor più traumatico per lui rendersi conto che questa sinistra è rimasta ormai solo nella sua memoria, nella nostalgia delle tante  feste dell’Unità e  non è più come la conosceva lui,  ha perduto il radicamento nella società, al punto che la comune provenienza geografica con la Guarnieri è stata più forte di qualunque altra cosa. Il centro destra per anni ha votato un uomo di sinistra, ora una fetta di sinistra vota una leghista per le stesse motivazioni. Che fosse popolo quello che ha festeggiato la vittoria della Guarnieri è realtà documentata dalle tante fotografie scattate in quella giornata per lei esaltante e storica ed è anche la prova che tanti cittadini di sinistra sono andati oltre lo steccato ideologico. “Va dove ti porta il cuore”. Nino Messina è andato dove lo portava.