di Simona Vespo – La mia grande disponibilità e approvazione all’iniziativa dei “Fieui di Caruggi”: ridare vita e riqualificare il Centro Storico; non solo mi fa piacere, mi rende sempre più orgogliosa di essere nata ad Albenga, “la nostra Albenga”, e di essere cresciuta nei caruggi.

Palazzo Oddo era la mia abitazione, non per frase fatta, ma veramente le stanze della biblioteca erano la mia casa, quando, se ricordate, questo era adattato ad abitazioni, nel periodo in cui il centro storico era diventato il luogo abitativo di noi meridionali. Immaginate quindi la grande emozione della mia famiglia quando è stato inaugurato, poco tempo fa. Essere cresciuta nei caruggi rende più forte il senso di appartenenza ad Albenga e non mi fa sentire estranea. Abbiamo giocato nei caruggi – a casella, a nascondino, con la fionda, col fucile elastico, con le bambole, con la bicicletta – ogni arco, ogni piazzetta ogni vicolo era il posto giusto per i nostri giochi, per la nostra vita. Abbiamo conosciuto le stesse persone, abbiamo sentito le stesse voci, gli stessi odori, visto gli stessi artigiani – dal falegname al fiorista, dal fruttivendolo all’enoteca,dalla distribuzione dei giornali alla sede del Partito Socialista – e tanti altri.

Abbiamo vissuto le stesse emozioni. Con molto affetto ma a volte con molta curiosità, eravamo osservati e incoraggiati da tutte le mamme, e pian piano cominciavamo anche noi ad essere figli di tutti. “Se commettevi una marachella, qualunque padre ti rimproverava, certo di avere l’autorità per farlo, anche se non aveva l’autorizzazione di ‘tuo’ padre” dice Gino Rapa ed ha ragione. Come una magia si iniziava un nuovo tipo di legame, con circospezione si facevano domande e con cautela le mamme si scambiavano ricette culinarie e piatti regionali e con gran moderazione e contegno gli uni entravano nella casa degli altri. Giungeva poi la sera, un altro momento fatato, e le vie e le piazzette si riempivano di sedie e con esse tutte le mamme provenienti da nord da sud da est e da ovest, che scherzosamente e amichevolmente si burlavano sulla pronuncia e modi di dire “Seggia” o “Carega”. Le culture si intrecciavano, i dialoghi si avviavano, la fiducia cresceva e giorno dopo giorno si aveva voglia di essere anzi si era una grande famiglia.

La nostra colpa? Quella di essere arrivati qualche anno dopo e/o di avere la pelle olivastra? Ma abbiamo avuto le stesse emozioni, abbiamo continuato a far vivere i caruggi, anche quando i ragazzi più grandi sono andati via e abbiamo continuato a giocare con quelli rimasti. “L’amicizia non era conoscenza ma era un legame forte e duraturo” dice ancora Gino Rapa e tale deve continuare. Abbiamo costruito tutto questo anno dopo anno, fatica dopo fatica, solidarietà con amicizia; è vero non è stato facile per nessuno ma ci siamo riusciti, i nostri genitori e noi con loro, e tutti abbiamo creato una cittadinanza unita e solidale.

Proteggiamo questi valori raggiunti con impegno: l’amicizia e il rispetto. Non permettiamo a niente e a nessuno che questo tesoro venga sfruttato e impoverito. Torniamo ad essere le persone di una volta… Grazie “Fieui di Caruggi”.

* Concetta Simona Vespo, Consigliere Comune di Albenga