fp – Continua la mobilitazione nazionale della CGIL contro il DDL lavoro al varo del Governo; mercoledì 28 aprile, in occasione del dibattito parlamentare sulla legge, è prevista a Roma una manifestazione del sindacato a Montecitorio e un paio di giorni prima, lunedì 26 aprile, nelle principali città un po’ in tutta Italia si terranno presidi. A Savona lunedì, dalle ore 11 alle ore 13, la CIGIL sarà davanti alla Prefettura per un’azione di volantinaggio per dire “No alla controriforma del diritto e del processo del lavoro” e – spiega il sindacato – “perché non passi sotto silenzio il nuovo tentativo di riproporre una legge che penalizza i lavoratori e che già è stata rimandata alle camere dal Presidente Napolitano”.

Insufficienti i riaggiustamenti in corso, ribadiscono i vertici nazionali della CGIL. “Governo e maggioranza sono costretti ad apportare qualche modifica alla controriforma del processo del lavoro, ma ciò non basta per cambiare il senso di una legge sbagliata che continua a mantenere punti evidenti di incostituzionalità”, ha commentato mercoledì il Segretario Confederale Fulvio Fammoni gli emendamenti presentati dal relatore, dalla maggioranza e dal governo, in Commissione Lavoro della Camera, al ddl lavoro: “prendiamo atto di questi primi cambiamenti che riteniamo anche frutto della nostra coerente iniziativa, ma la mobilitazione per cambiare una legge sbagliata prosegue e si rafforza”.

Tra i cambiamenti previsti dagli emendamenti, Fammoni ha sottolineato che “la clausola compromissoria non può essere stipulata per nessuna materia all’atto dell’assunzione e non solo per le controversie relative al licenziamento come previsto nella dichiarazione comune separata; il licenziamento non può essere orale ma solamente in forma scritta; il lodo arbitrale non è più definitivo, ma può essere impugnato, anche se resta la pesante spada di Damocle di una possibile dichiarazione preventiva di accettazione di qualsiasi decisione arbitrale”.

Permangono per Fammoni misure ‘molto gravi’ come “la certificazione in deroga ai contratti collettivi nazionali di lavoro e i vincoli al ruolo del giudice del lavoro; il ricatto sui precari per la clausola compromissoria che non è certo attenuato da un rinvio di 30 giorni; nessuna schermatura sostanziale alla derogabilità di leggi e contratti, possibile con l’arbitrato di equità che resta preventivo al manifestarsi della controversia; è confermata la previsione di un decreto ministeriale anche se fintamente attenuata; non è previsto niente sui termini dell’impugnazione e dell’articolo 50”. Pertanto, aggiunge Fammoni, “in relazione al messaggio del Presidente della Repubblica paiono evidenti le non risposte sull’insieme dei 5 articoli di legge”.

Tuttavia, conclude il Segretario Confederale ribadendo le ragioni della mobilitazione della CGIL, “questo sommario esame delle proposte del centro destra dimostra la pervicacia con cui si vuole portare avanti la controriforma del diritto del lavoro, ma anche che una coerente iniziativa di mobilitazione produce prime crepe nel meccanismo. Per questo la mobilitazione proseguirà con rinnovato vigore a partire dal coinvolgimento e dall’informazione dei lavoratori, dall’evidenziazione dei punti di incostituzionalità e dalle iniziative di mobilitazione già in programma in tutta Italia. A partire dai presidi sotto le prefetture di tutte le città di Italia il 26 aprile e dal presidio nazionale nel giorno dell’avvio del dibattito in aula il 28 aprile”.