Giovedì 20 maggio, ad Alassio, alle ore 21.00, nell’Ex Chiesa Anglicana, sarà inaugurata la mostra personale di Hermann Nitsch, promossa dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo di Alassio e curata da Nicola Davide Angerame. La mostra, che presenta una selezione di dipinti realizzati negli ultimi anni, resterà aperta fino al 20 giugno 2010, con ingresso libero, da giovedì a domenica dal 20 maggio al 6 giugno dalle 15 alle 19 e dal 10 al 20 giugno dalle 17,30 alle 19,30 e dalle 21 alle 23.

“La mostra personale di Hermann Nitsch – spiega Monica Zioni, Assessore alla Cultura e al Turismo di Alassio – rientra nella programmazione dell’Anglicana volta a sondare le neoavanguardie del secondo Novecento. Dopo mostre di artisti storici italiani, giunge la personale di un maestro europeo radicale e controverso, che lavora da decenni ad un recupero della ritualità pagana al fine di formulare una interpretazione che rimetta in contatto l’uomo con la propria origine primordiale di essere naturale, violento e sublime al tempo stesso”.

Hermann Nitsch nasce a Vienna nel 1938. A 19 anni, dal 1957, si dedica alla realizzazione del suo “Orgien Mysterien Theater” (OTM), il teatro delle orge e dei misteri, che considera alla stregua di una nuova forma di arte totale, la Gesamtkunstwerk, teorizzata da Wagner nel suo teatro d’opera fondato su una drammaturgia che riprendeva i miti fondativi della germanità.

La mostra propone una selezione di lavori recenti, grandi opere su tela realizzate in stile informale, sottese da una energia violenta e dipinte con colori acrilici e sangue animale proveniente dalle performance che hanno reso celebre Nitsch in tutto il mondo. Nei decenni sue mostre personali e azioni sono state ospitate dai più prestigiosi musei del mondo, dal MoMA di New York al MACBA di Barcellona, al MUMOK di Vienna. In Italia Nitsch ha esposto al MAMBO di Bologna, al PAN di Napoli, al PAC di Milano, a Londra alla Saatchi Gallery e alla Whitechapel, per finire recentemente al MOCA di Los Angeles. Una sterminata bibliografia è stata dedicata al suo lavoro e una fondazione a suo nome è stata aperta a Napoli recentemente. Il legame con l’Italia risale a molti anni fa.

“Era dal 2004 che Nitsch mancava dalla Liguria – spiega il critico Nicola Davide Angerame – questa mostra porta in visione i lavori più recenti di un artista tra i più radicali della scena internazionale. Le opere selezionate sono grandi “pale d’altare” che risultano dalle azioni che ancora oggi il decano dell’azionismo viennese mette in scena nei grandi musei. La tela è per Nitsch un ricettacolo di quanto avviene nelle sue performance, che coinvolgono centinaia di persone dentro un rito ancestrale di sacrificio e rinascita, in cui le tele sparse per terra vengono inondate di colore e di sangue, macchiate con impronte e sgocciolamenti. Il tutto viene poi elaborato e teso su un telaio, da cui nasce così il quadro”.

Protagonista dell’Azionismo Viennese, movimento d’avanguardia sviluppatasi a Vienna negli anni Sessanta la mostra offre uno spunto riflessivo su quanto di Nitsch resta sulla tela, su quello che l’artista riesce a trasferire della propria ricerca nel campo più tradizionale dell’arte, quella tela. Il lavoro di Herman Nitsch è impegnato nella ricerca di una radice antimoderna della nostra cultura, una fonte primitiva che possa diventare, attraverso la rappresentazione artistica, una nuova via di collegamento con le forze primigenie della nostra storia evolutiva, ponendo in contatto i moderni cittadini, appartenenti ad una cultura metropolitana, con i lati più oscuri a e dionisiaci della natura. Natura considerata non come Arcadia Felix, come luogo di conciliazione, ma soprattutto come serbatoio di forze ctonie. In questo quadro Nitsch introduce il tema del sacrificio, che per eccellenza è quello della crocifissione, pervenendo così ad una sintesi che ha una forte connotazione neopagana, ma sa far riflettere sulla pervasività della violenza, che ancora permea il mondo moderno e che viene coperta nella civiltà contemporanea grazie alla relegazione della morte in spazi dedicati (i cimiteri, gli ospedali, gli obitori) ed evitando con essa ogni tipo di contatto. Così facendo la morte diventa un grande spettacolo mediale (attraverso film videogiochi e telegiornali) ma si trasforma nel “grande rimosso” della nostra società. Al di là di ogni valutazione di merito, questa mostra pone la questione di come un semplice quadro possa assorbire una quantità enorme di “teoria” e di intenzioni artistiche pur restando formalmente un quadro che rispetta alcune prassi e regole del linguaggio della pittura informale. Nitsch va oltre queste definizioni e pone al centro della nostra cultura un nuovo problema: il rapporto tra sacro e profano, tra espressione e misura, tra bellezza e orrore, tra eros e thanatos, che sono due principi usati fin dall’antichità greca per cercare di spiegare la forza sublime e terribile della vita umana su questo pianeta”.

Il secondo dopoguerra in Europa, Stati Uniti e Giappone è caratterizzato da una resistenza artistica e antropologica al modernismo che si sviluppa in seno alle società di massa, portata avanti da quelle che Achille Bonito Oliva ha battezzato come tribù dell’arte. Si tratta di movimenti artistici che si aggregano intorno a primitive esondazioni di energia espressiva; oasi linguistiche che coniano ideologie eretiche “rispetto alla matrice fortemente economica della civiltà moderna” e in aperto contrasto con la civiltà industriale e consumistica delle metropoli dominate dall’anonimato e dalla standardizzazione sociale.

L’Azionismo Viennese (1960-1971) è una di queste tribù e si insedia come un virus in una capitale europea tra le più conservatrici. A partire dalla lezione dell’Action Painting americana, che trasforma l’artista in sciamano tramite pratiche estatiche, l’Azionismo impianta sul tronco della cultura viennese, segnata dal conflitto freudiano, la lotta tra dionisiaco e apollineo, la violenza di una ritualità blasfema e raccapriccianti pratiche di commistione tra corpo umano e animali morti. Le “azioni” dei principali rappresentanti del movimento producono nella borghesia, che ha nel teatro d’opera e nella musica classica il proprio modello espressivo e assiomatico, reazioni di disgusto e persecuzioni per vie legali e carcerarie.

Hermann Nitsch ne è il gran sacerdote, l’artista che crea riti e liturgie oscene nel cuore della Mitteleuropa più sofisticata, a ritmo di terribili sacrifici, fiumi di sangue e viscere. E’ l’epifania di un mondo primitivo entro cui Nitsch intende rigenerare l’uomo sintetizzando religione, miti atavici e misticismo medievale.