Intervista a Umberto Airaudi che lascia Palazzo Oddo dopo un lungo impegno di volontariato

di Mary Caridi – Oggi si riunsce l’assemblea dei soci che dovrà ratificare la scelta compiuta dall’amministrazione delle nomine per la Palazzo Oddo s.r.l. In questa occasione che vede Umberto Airaudi uscire dal Consiglio di Amministrazione e probabilmente anche dal ruolo di Direttore artistico, funzioni svolte a titolo gratuito, nel ringraziarlo per il suo impegno in favore della cultura , abbiamo avvertito il dovere, anche morale di intervistarlo.

D: Nella nuova finanziaria il  Ministro Tremonti chiede alla partecipate dei comuni di avere dei C.D.A che siano non onerosi per la comunità come una forma di servizio di volontariato sociale, perchè per i cittadini deve essere un onore essere chiamati a servire la propria città. Siete stati degli anticipatori?

R: Senza volerlo sì. Non so se sia un bene o un male essere d’accordo con Tremonti, però quello che noi abbiamo fatto in questi tre anni dalla costituzione della società,  era inteso come una sorta di kennediano volontariato “Non chiederti cosa può fare la città per te, ma quello che tu puoi fare per la città”. Credo che l’amministratore possa e debba svolgere la propria funzione a livello di volontariato sociale, addirittura culturale e antropologico per una società come Palazzo Oddo, ma non mi scandalizzo e non ho nulla da obiettare nel caso contrario.

D.: Siete partiti come dei pionieri e avete dato un certo tipo di impronta. Cosa si augura per la Palazzo Oddo?

R: Mi auguro che si sviluppi; come dire… È come augurare al proprio figlio che possa fare quello che desidera, che si sviluppi, che non incontri troppe difficoltà,. Per me è stata come una scelta di vita in questi cinque anni, francamente penso che senza il lavoro e la volontà di questi pazzi come noi che hanno creduto in questa operazione,  forse la Oddo non si sarebbe mai aperta. Ho dedicato tre anni a tempo pieno, un impegno assorbente; se ora la struttura sta in piedi e funziona è perché ho applicato tempo e impegno. Interessante ma stressante, abbiamo incontrato tanti problemi, di tipo economico, organizzativo. Una piccola riflessione: con la modestia che mi contraddistingue e tutti sanno che modesto non sono, credo di essere stato una risorsa, poi gratuita.

Ora valuterò le proposte. Se la nuova amministrazione ritiene di farne a meno, non ho né asti né problemi con nessuno; se vogliono lavorare si può lavorare,  se vogliono fare da soli va benissimo. Sono affezionato come se fosse casa mia, come se ci fossero le mie ossa in quel posto. Questi sono momenti in cui chi si occupa di cultura deve fare uno sforzo in più, non in meno, come diceva Kandinsky l’arte è libera e  la cultura è libera. In momenti come questi può dar fastidio parlare di cultura e quando uno se ne accorge deve fare uno sforzo e parlarne di più.

D: Nel consiglio di amministrazione entrano i politici, scelti alla vecchia maniera con il manuale Cencelli. Lei era in politica?

R: Assolutamente no. Credo però,  anche se potrà stupire  che io lo pensi,  che sia giusto avere un consiglio di amministrazione anche di matrice politica pura o sociale, però poi avere del personale preparato e volenteroso che lavori. Come in tutte le società c’è un direttore del personale, un direttore artistico e poi c’è il consiglio di amministrazione che assume le linee amministrative della società. Se non si viene a creare questa gerarchia di comando, questa piramide,  qualunque società potrebbe avere dei problemi, non solo la Palazzo  Oddo.

D: Che fine farà il comitato scientifico?

R: È una scelta dell’ex Sindaco che non si è mai sviluppata fino in fondo. Avevo a che fare più con i cantonieri che con un comitato che non si è mai concretizzato fino in fondo; auspico però  che abbia un ruolo nel futuro. Auguro comunque  a tutti un buon lavoro!

3 Commenti

  1. D’aria…Ahahahah…o meglio degli aperitivi che continuavano ad organizzarsi (a spese dei cittadini) sempre nei soliti bar per inaugurare ogni piastrella posata dentro il palazzo!!!

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