Savona, agitazione personale scuola contro i tagli: le critiche dei sindacati

“Grande riuscita dell’iniziativa indetta unitariamente da FLC CGIL – CISL Scuola – UIL Scuola – SNALS per portare all’attenzione della cittadinanza e delle istituzioni le drammatiche condizioni in cui si trova – e sempre più rischia di trovarsi – la nostra scuola pubblica. I sempre più pesanti tagli agli organici del personale docente ed ATA (amministrativo, tecnico, ausiliario), così come le restrizioni alla risorse finanziarie per la scuola , mettono in ginocchio il nostro sistema scolastico ed educativo e ne mettono in discussione le possibilità di elargire un’offerta formativa di qualità. Un disastro per i bambini ed i ragazzi delle nostre scuole e per il futuro del nostro Paese.

Per non parlare poi delle ricadute occupazionali: 140 posti in meno di insegnanti nella scuola primaria elementare), circa 90 nella scuola media, quasi 260 nella scuola superiore ed oltre 330 ATA, ecco i numeri previsti dei tagli al personale nella nostra regione per il prossimo anno scolastico: una vera emergenza sociale di cui – inspiegabilmente – si parla pochissimo! Infine, l’imminente “riforma” dell’istruzione secondaria superiore, per come è stata prevista, si concretizzerà fondamentalmente nella riduzione del tempo scuola, nella riduzione delle materie di insegnamento e dei laboratori, nella soppressione di corsi e – naturalmente – in altri tagli al personale”. Così riassume in una nota la FLC CGIL Savona.

Per manifestare, illustrare e discutere queste ragioni, i docenti ed il personale ATA delle scuole savonese si sono riuniti questa mattina in assemblea “itinerante” in Piazza Diaz “e – in diverse migliaia di persone – hanno attraversato in corteo le vie cittadine per recarsi presso il Comune di Savona, l’Ufficio Scolastico Provinciale e l’Amministrazione Provinciale, dove delegazioni dei lavoratori sono state ricevute dai rappresentanti delle Istituzioni alle quali è stato chiesto di manifestare la loro solidarietà al mondo della scuola nonché la disponibilità ad avviare un confronto su basi permanenti sui gravissimi problemi evidenziati”.

1 Commento

  1. I tagli indiscriminati nella pubblica istruzione hanno fatto cassa? Su 42.000 cattedre in meno ammortizzate dai 40.000 pensionamenti i licenziamenti sarebbero dovuti ammontare solo a 2.000, tutti coperti dal c.d. “decreto salvaprecari”. La realtà è diversa: a perdere cattedra sono stati 44.000 docenti, quasi tutti non coperti dal decreto. Ma chi sono questi docenti esclusi dal “salvaprecari”? Sono quelli di terza fascia delle graduatorie d’istituto, privi di abilitazione all’insegnamento, requisito non indispensabile per insegnare ma essenziale per la assunzione in ruolo. Questi precari sono stati nominati dai presidi da graduatorie Ministeriali di terza fascia, solo dopo esaurimento di quelle di prima fascia; hanno svolto per anni insegnamento identico ai colleghi abilitati. I motivi per cui non si sono abilitati sono per lo più dovuti all’alto costo dei corsi abilitanti e agli obblighi di frequenza imposti. Dall’anno scolastico 2009/10 il DM 42/09 ha dato la possibilità ai soli docenti abilitati di fare domanda di insegnamento in tre province in coda alle graduatorie di prima fascia (degli abilitati) ma sempre davanti a quelle di terza fascia.
    I non abilitati sono quindi scavalcati da chi, pur abilitato, risulta sprovvisto di esperienza e quindi non avrebbe diritto all’indennità di disoccupazione. Con questo metodo, per almeno 40.000 docenti precari di terza fascia, rimasti senza supplenza, i sussidi di disoccupazione sono stati pagati per posti di lavoro in realtà esistenti. In pratica, per una supplenza nominata, si pagano due persone: il docente titolare della cattedra pagato dallo Stato e il docente perdente cattedra il cui sussidio di disoccupazione dura otto mesi, facilmente prolungato con il conferimento di qualche supplenza breve. Lo Stato ha operato forti tagli per risparmiare; invece non si è risparmiato, ma si è speso addirittura di più per dare meno risorse alla scuola!

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