La Fisascat Cisl esprime preoccupazione per gli effetti dell’applicazione della manovra anticrisi con particolare riferimento alle nuove misure a carico del settore farmaceutico che subirà un danno stimato in circa 400 milioni di euro dovuto alla riduzione del 3,65% del prezzo di vendita dei farmaci imputabile al margine del grossista, costo che verrà sostenuto direttamente dalle stesse farmacie con possibili ripercussioni sulle remunerazioni degli oltre 50.000 addetti del settore di cui circa 30.000 sono farmacisti collaboratori.

“Il beneficio della riduzione dei medicinali al pubblico non può ricadere sulla remunerazione dei farmacisti e degli addetti del settore – ha dichiarato Rosetta Raso segretario nazionale della Fisascat Cisl – E’ necessario prevedere un sistema di remunerazione dei farmacisti svincolato dal prezzo del farmaco e legato invece alla qualità del servizio erogato ed alla professionalità dei farmacisti che dovranno diventare veri e propri professionisti della salute”.

“Nelle sedi deputate a partire dalla Conferenza Stato Regioni – ha aggiunto Rosetta Raso – si potrebbero definire le nuove modalità di remunerazione del servizio professionale svolto dai farmacisti in convenzione, rimodulando le opportune specificità delle Regioni interessate”.

“Bisognerebbe poi sviluppare il nuovo ruolo previsto per le farmacie con il decreto legislativo 153/2009 ed individuare e rendere operativi i nuovi servizi di prenotazione esami e visite specialistiche, test di autoanalisi, elettrocardiogramma, assistenza a domicilio in collaborazione con i Comuni e le Azienda Sanitarie e la preparazione di medicinali – ha concluso Rosetta Raso – L’incremento di nuovi servizi per la farmacie sarebbe anche utile per avvicinare i pazienti al servizio sanitario pubblico territoriale svolto in maniera diretta, immediata e qualificata senza costi aggiuntivi”.