fp – Diffusa questa mattina la fotografia dell’ISTAT sulla situazione dell’offerta comunale di asili nido e altri servizi socio-educativi per la prima infanzia nel territorio nazionale. Nell’anno scolastico 2008/2009 – si legge nel resoconto riassuntivo – in Italia risultano iscritti negli asili nido comunali o finanziati dai comuni 176.262 bambini tra zero e due anni di età, mentre la spesa impegnata a livello locale nel 2008, al netto delle quote pagate dalle famiglie, è di circa 1 miliardo e 118 milioni di euro. Fra il 2004 e il 2008 il numero di utenti degli asili nido è aumentato di circa 30 mila unità, di cui 11 mila tra il 2007 e il 2008. Nei cinque anni osservati la spesa corrente per asili nido, al netto delle quote pagate dagli utenti, ha mostrato un incremento complessivo del 31,5%, a fronte di un incremento del numero di bambini iscritti del 20,6%.

La percentuale di comuni che offrono il servizio di asilo nido, sotto forma di strutture comunali o mediante trasferimenti pubblici a sostegno delle famiglie che usufruiscono delle strutture private, ha fatto registrare un progressivo incremento, dal 33,7% del 2004 al 40,9% del 2008. Di conseguenza, i bambini tra zero e due anni che vivono in un comune che offre il servizio sono passati dal 67,4% al 73,6% (indice di copertura territoriale).

Sebbene gli sforzi compiuti per incrementare i servizi per la prima infanzia abbiano favorito un generale ampliamento dell’offerta pubblica, la quota di domanda soddisfatta è ancora molto limitata rispetto al potenziale bacino di utenza. In particolare, l’indicatore di presa in carico, calcolato come rapporto percentuale fra gli utenti iscritti agli asili nido e i bambini residenti fra zero e due anni, è passato dal 9,0% nel 2004 al 10,4% nel 2008.

All’offerta tradizionale di asili nido si affiancano i servizi integrativi o innovativi per la prima infanzia, che comprendono i micro nidi e i nidi famiglia, ovvero servizi organizzati in contesto familiare, con il contributo dei comuni e degli enti sovra comunali. Nel 2008/2009 il 2,3% dei bambini tra zero e due anni ha usufruito di tale servizio, quota pressoché costante nel quinquennio. Complessivamente, dunque, è pari al 12,7% la quota di bambini che si sono avvalsi di un servizio socio educativo pubblico (asili nido e servizi integrativi) e ammonta al 78,4% la copertura territoriale in termini di bambini residenti in un comune coperto dal servizio.

Dal punto di vista dell’assetto organizzativo, l’offerta di asili nido è gestita quasi interamente dai singoli comuni, mentre la gestione in forma associata fra comuni limitrofi riguarda solo il 3,6% della spesa impegnata complessivamente. Fra le forme associative che concorrono all’erogazione dei servizi sul territorio vi sono gli Ambiti e i Distretti sociali, le Unioni di comuni, le Comunità montane, le ASL, i Consorzi di comuni e altre forme associative, con modelli organizzativi variabili a livello regionale.

Il quadro dell’offerta pubblica di servizi socio-educativi per l’infanzia è la risultante di situazioni regionali molto diverse fra loro. Infatti, l’analisi degli indicatori evidenzia differenze territoriali ancora notevolissime. Con riferimento all’offerta di asili nido, misurata in termini di bambini che beneficiano di strutture comunali o di integrazioni alle rette da parte dei comuni.

Il Nord-est ha mantenuto livelli superiori di questo indicatore rispetto al resto d’Italia, con un incremento continuo dell’offerta comunale in tutte le regioni, che porta l’indicatore di presa in carico al 15,2% nell’anno scolastico 2008/2009. Anche al Centro si è registrato un aumento considerevole dell’offerta, che ha portato l’indicatore di presa in carico al 14,0% nell’anno scolastico 2008/2009; permangono decisamente inferiori alla media nazionale i parametri riscontrati per le regioni del Sud e per le Isole, anche se si leggono alcuni segnali di miglioramento.

In riferimento agli asili nido per l’anno scolastico 2008/2009, dal punto di vista della presenza di un’offerta pubblica sul territorio solo l’Emilia-Romagna supera l’80% di comuni coperti dal servizio, ma diverse regioni settentrionali hanno percentuali comprese fra il 60% e l’80% (Valle D’Aosta, Friuli-Venezia Giulia, Veneto e Toscana). La Lombardia, l’Umbria, le Marche e la Provincia di Trento hanno percentuali comprese fra il 40% e il 60%, mentre a un livello più basso di copertura (fra il 20% e il 40%) troviamo il Piemonte, la Liguria, il Lazio, l’Abruzzo, la Puglia, la Basilicata e la Sicilia. Nella fascia compresa fra il 10% e il 20% di comuni che offrono il servizio troviamo la Campania, la Calabria e la Sardegna, mentre solo in Molise la percentuale è inferiore al 10%.

Con riferimento all’indicatore di presa in carico dei bambini in asilo nido, l’Emilia-Romagna insieme alla Valle D’Aosta si trova nella classe più alta (oltre il 20%). Nella categoria precedente (15%-20%) vi sono la provincia autonoma di Trento, la Toscana e l’Umbria; il Piemonte, la Lombardia, il Friuli- Venezia Giulia, la Liguria, le Marche e il Lazio si collocano tra il 10% e il 15%; la provincia autonoma di Bolzano, l’Abruzzo, la Basilicata, la Sicilia e la Sardegna hanno tassi compresi fra 5% e 10%, mentre le restanti regioni del Mezzogiorno registrano valori al di sotto del 5%.