Politiche di immigrazione e costruzione di un Cie (Centro identificazione ed espulsione) in Liguria al centro di due interrogazioni presentate oggi in Consiglio regionale a Genova da Aldo Siri (Liste Civiche per Biasotti Presidente) e Edoardo Rixi (Lega Nord Liguria), ai quali ha replicato per la Giunta Burlando l’assessore alle politiche attive del lavoro e dell’occupazione, politiche dell’immigrazione e dell’emigrazione, trasporti Giovanni Enrico Vesco il quale ha ribadito il “no” già espresso dalla Regione Liguria: «Ostacoleremo per quanto possibile la realizzazione di un Cie in Liguria. Voglio ribadire una volta per tutte che solo il Governo nazionale può decidere la costruzione di un Cie, non spetta a noi decidere».

«È significativo che una sentenza della Corte Costituzionale – ha detto Siri – abbia dichiarato illegittimo l’Art. 1 della legge regionale 4/2009 nella parte in cui afferma “l’indisponibilità della Regione ad avere sul proprio territorio strutture o centri in cui si svolgono funzioni preliminari di trattamento e identificazione personale dei cittadini stranieri immigrati”. I Cie devono essere umani e svolgere un servizio adeguato, dando supporto alle persone che vi entrano. Per questo la gestione viene assegnata a onlus con particolari caratteristiche. Credo che al di là delle diverse vedute politiche, nessuno possa negare la necessità che esistano queste strutture. Non volere i Cie significa non avere una visione serena ed obiettiva e ciò non favorisce l’integrazione. È un atteggiamento di diniego politico non realistico.» Siri ha chiesto alla Giunta «una risposta chiara, decisa e senza equivoci».

Anche Rixi ha ribadito la necessità di creare un centro di identificazione ed espulsione in Liguria: «La legge che rigetta i Cie è stata dichiarata illegittima e la Liguria è l’unica Regione del Nord-Ovest a statuto ordinario ad essere sprovvista di un Cie. Se è vero che c’è un’apertura di Burlando sulla legalità, la Regione non può dare parere ostativo a prescindere. Il ministro Maroni, in un incontro a Savona la scorsa settimana, ha annunciato l’apertura di Cie in quattro regioni. I centri di identificazione ed espulsione sono uno strumento indispensabile nella lotta all’immigrazione clandestina e la lotta all’immigrazione clandestina è una necessità storica che va oltre ad ormai antiquate distanze ideologico-partitiche. I Cie non sono un carcere. In Liguria la situazione è improponibile: a fronte di immigrazione illegale le forze dell’ordine non possono fare rispettare la legge. Questo stato di cose impedisce alle forze dell’ordine di fare il proprio lavoro con costi altissimi per la comunità: i clandestini devono essere infatti scortati in altre regioni per l’identificazione e l’espulsione. La Liguria deve aprire un Cie, le aree ci sono, ad esempio a Genova Forte Ratti, ex carcere militare di inizio ‘900. Un’operazione di questo tipo attirerebbe fondi».

«Prendo atto della sentenza citata – ha detto Vesco – ma restano comunque valide le considerazioni politiche che hanno condotto all’approvazione di quell’articolo di legge contro l’apertura di un Cie in questa regione. I Cie hanno un’impostazione criminalizzante, sono luoghi di detenzione amministrativa. La Giunta ha manifestato in cinque anni più volte la sua contrarietà a queste strutture, assimilabili a carceri. Nei Cie vengono rinchiuse anche persone perfettamente integrate che, per cavilli burocratici, non hanno le carte in regola. Ci sono persone che hanno chiesto asilo politico, gente fuggita da guerre, fame e violenze. Questi centri aumentano la sfruttabilità dei clandestini e alimentano la paura del diverso. La Giunta ha deciso di investire sull’informazione e sulla scuola con corsi di italiano per stranieri, mediatori culturali, alfabetizzazione dei minori stranieri, progetti di inserimento sociolavorativo con le province. Siamo una delle poche regioni italiane che ha una legge sull’immigrazione e noi continueremo con la nostra linea politica».

Rixi si è detto allibito e ha accusato l’assessore di strabismo politico: «Questa è demagogia ideologica. Perché gli italiani devono rispettare le regole e invece parte della sinistra tutela chi delinque? In questo modo voi alimentate la diffidenza degli italiani e il razzismo diffuso». Anche Siri ha replicato: «Non condivido l’impostazione dell’assessore, spero che le forze più equilibrate della maggioranza non si allineino a questa posizione. Non c’è nessuna discriminazione basata sul colore della pelle, ma solo verso chi non segue le regole».

A margine del consiglio regionale l’assessore Enrico Vesco è ritornato sulla questione ribadento la posizione sua e della Giunta Burlando: «No alla realizzazione in Liguria dei centri di identificazione ed espulsione, qualsiasi eventuale CIE dovrà essere realizzato con fondi governativi e senza alcun onere economico per la nostra regione, visto che le regioni non hanno alcuna competenza formale per il controllo degli ingressi e dei soggiorni».

«I CIE ex CPT – ha sottolineato l’assessore Vesco – sono luoghi di detenzione amministrativa sottoposta all’autorità di polizia. Nei cinque anni della scorsa legislatura la Giunta regionale ha manifestato in più occasioni la propria contrarietà a tali strumenti di controllo e gestione dei flussi migratori, assimilabili a strutture carcerarie che umiliano la dignità dei migranti nel momento in cui si trovano ad essere trattenuti ed esposti ad abusi, non a causa di comportamenti sanzionabili in quanto nocivi per la collettività, ma per il semplice fatto di essere migranti».

«Già nel 2007 – ha continuato Vesco – la Giunta regionale dichiarava la propria indisponibilità ad avere sul proprio territorio strutture o centri in cui si svolgono funzioni preliminari di trattamento e identificazione personale dei cittadini stranieri immigrati. La Liguria non è una frontiera di primo accesso, se non in casi eccezionali, ma accoglie piuttosto migranti che fanno ingresso altrove sul territorio nazionale. Perché nei CIE vengono rinchiuse anche persone perfettamente integrate dal punto di vista lavorativo e sociale, ma che a causa di avvitamenti non hanno potuto beneficiare delle regolarizzazioni promosse negli ultimi anni».

«La Regione Liguria – prosegue l’assessore – ha deciso di approcciare questa complessa materia da un’altra prospettiva, quella dell’integrazione, della gestione programmatoria, dell’investimento sulla scuola e delle garanzie minime per tutti. Per questo continueremo ad opporci, nel rispetto delle leggi e delle competenze, ai lager per immigrati».