Lotta ai parassiti del castagno in Liguria

Con un’interrogazione il consiglere regionale Matteo Rosso (Pdl) ha chiesto ieri alla Giunta chiarimenti sul progetto di monitoraggio dell’insetto cinipide galligeno del castagno in Liguria, assegnato all’università di Torino; Gino Garibaldi (Pdl) e Francesco Bruzzone (Lega Nord Liguria) hanno inoltre chiesto alla Giunta di mettere in atto interventi strutturali rispetto ai danni enormi dal punto di vista ambientale economico e paesaggistico che l’insetto proveniente dalla Cina sta già producendo.

«Avevo già sollevato questa questione quando l’insetto non aveva ancora infestato le piante liguri – ha detto Rosso – quando, nel dicembre 2006, la Giunta aveva destinato quasi cinquantamila euro al Dipartimento di Valorizzazione e Protezione delle risorse agroforestali dell’Università di Torino per il monitoraggio dell’insetto cinipide galligeno del castagno in Liguria. Nel 2010 il cinipide è comparso sul territorio ligure con prepotenza ed è stato segnalato da cittadini ed enti locali, non dell’Università di Torino, che aveva il compito di monitorare e studiare il parassita. A cosa è servito investire cinquantamila euro sul monitoraggio nel 2006 allora?». Gino Garibaldi (Pdl) ha aggiunto: «Occorre mettere in atto interventi strutturali capaci di salvare i castagni, che, nell’entroterra, producono ancora qualche reddito. Il problema di debellare questo parassita è importante. Questi studi non hanno prodotto nessun risultato, sono i contadini che si sono accorti della presenza del cinipide».

Anche Francesco Bruzzone (Lega Nord Liguria) ha chiesto alla Giunta di intervenire per i problemi creati dall’insetto alle piante di castagno. «Buona parte dell’entroterra – ha detto Bruzzone, mostrando un rametto di castagno colpito dal parassita – a ridosso dell’Appennino è costituita di castagni. Quest’anno non ci saranno castagne, si tratta di un danno economico, ma soprattutto ambientale: gli animali non avranno più cibo per l’inverno. Bisogna collaborare col Piemonte che ha già affrontato il problema».

«La Regione si è preoccupata tempestivamente – ha risposto l’assessore all’agricoltura Giovanni Barbagallo – e al momento dei primi avvistamenti del parassita ha incaricato l’università di Torino, che aveva già lavorato per altre regioni, di monitorare e risolvere la situazione. Per monitoraggio non si intende solo l’avvistamento: lo studio degli insetti capaci di contrastare il cinipide è costato più della lotta biologica vera e propria, a dimostrazione del fatto che la fase di studio preliminare è molto importante. Oggi il grado di propagazione del cinipide non è così allarmistico. Sono già stati fatti diversi rilasci del parassitoide antagonista in grado di combattere il cinipide. Non possiamo usare agenti chimici ma solo intervenire con la lotta biologica. Questa però ha tempi lunghi e riporterà l’equilibrio in modo naturale. Anche negli Stati Uniti questo parassita è stato combattuto così. I costi, vista anche la gravità della situazione, non sono stati eccessivi».

Insoddisfatti i consiglieri. Rosso ha replicato: «Sono comunque perplesso sull’effettiva utilità di avere speso 50 mila euro per questo studio, visti i risultati»; per Bruzzone, desta preoccupazione la presenza dell’insetto «un clandestino che arriva dalla Cina e mette a rischio intere vallate. Non si sta parlando di poche piante colpite, ma di ettari di boschi». «Sono cresciuto a farina di castagne – ha detto Garibaldi -, per la Liguria sono piante preziosissime e vorrei che la Regione facesse di più per tutelarle».