di Alessandro Sbarile – Con l’arrivo della bella stagione non è raro imbattersi nella nostra zona in spettacoli all’aperto o itineranti; due fra gli artisti più conosciuti in questo campo sono Fortunello e Marbella (al secolo Nadir Spagnolo e Arianna Pastorelli) compagni nella vita e sulle scene, protagonisti di spettacoli che vanno dall’intrattenimento, al fachirismo, all’equilibrismo, alla giocoleria. Arianna ci guida alla scoperta di questo mondo affascinante

D.: Come si entra a far parte di questo mondo?

R.: Mio marito è figlio d’arte, è una cosa naturale. Io l’ho conosciuto e mi sono innamorata del lavoro, è mondo particolare che ami o odi, non è un mestiere che puoi fare e basta, serve passione. Ho imparato da lui, forse un pochino ce l’ho avuto dentro perché se non ce l’hai dentro non lo puoi fare.

D.: Avete un repertorio molto ampio, fatto di diverse specialità, da cosa nasce questo eclettismo?

R.: Deriva dal fatto che essendo di famiglia circense i fratelli e i suoi zii avevano ciascuno una specialità: chi faceva il giocoliere, chi l’equilibrista, lui da nipote ha appreso da tutti e ha fatto dell’equilibrismo la sua specialità, che ha portato avanti sin da bambino, per piacere e passione; poi tutto ciò che poteva apprendere lo ha appreso.

D.: Come si svolge la vostra “giornata-tipo” quando dovete affrontare uno spettacolo?

R.: Prendiamo per esempio quella di oggi a Borgio, dove si tratta di una festa articolata con i gonfiabili e il disegno, quindi si parte dall’organizzazione, che consiste nel vedere i posti, fare i sopralluoghi, parlare con chi di dovere (la polizia municipale e i commercianti); dunque siamo partiti da Imperia alle 15, poi si monta la parte dedicata ai bimbi, quindi si mette in piedi lo spettacolo itinerante; bisogna essere pronti con un’oretta di anticipo per poi essere preparati a fare spettacolo. Quindi al termine della serata si smonta, una volta finito quello che la gente vede parte il lavoro duro perché bisogna smontare e rientrare ancora a casa.

D.: Sul palco con voi spesso c’è anche vostra figlia, come si “educa” al palcoscenico?

R.: È un discorso semplice: quando sei in una casa come la nostra, quando hai dei genitori che fanno questo mestiere lo vuoi fare anche tu; mi fa piacere perché spero voglia continuare e perché quello che stiamo facendo lo facciamo anche per lei.

Educarla allo spettacolo significa renderla partecipe anche con semplici cose, come prendere l’applauso senza far nulla, per poi iniziare con i numeri perché così facendo si perde la paura di quello che si fa: è una cosa che si può imparare da bambini, quando si è ancora nell’incoscienza, quando si è adulti non si può più.

Per lei è sempre gioco, il giorno che non ne ha voglia non fa lo spettacolo, ma sono pochissimi quei giorni, è difficile tenerla in disparte.

D.: Come ci si allena per fare questo tipo di spettacoli?

R.: Un allenamento tipo non esiste, non c’è una giornata in cui dici “provi”, a meno che non sia un numero nuovo, l’allenamento si mantiene facendo lo spettacolo, anche perché in quel frangente il pubblico ti dà la spinta in più per migliorare. In prova non è mai la stesa cosa, il debutto ti dà carica e adrenalina, è diverso quello che ne uscirà

D.: Cos’è per voi il limite?

R.: Il limite per me che subisco il lancio di coltelli è la fiducia: nel momento in cui ho fiducia in quello che nadir sa fare, per me quello non è un limite ,mi metto lì e lo faccio perché ho fiducia nelle sue capacità; lui sa regolarsi, sa dove può arrivare.

Ci può essere la giornata no, in cui magari il limite arriva prima, per esempio la stanchezza o un mal di testa possono essere il limite per non strafare

D.: Lo spettacolo per voi che lo fate, non rischia di divenire ripetitivo e di togliervi il divertimento?

R.: Ci divertiamo perché abbiamo un canovaccio non scritto, riportato dai nonni e genitori di nadir, però ogni giorno uno spettacolo è un po’ diverso, anche perché il pubblico è sempre diverso, perché alcuni elementi esterni possono cambiare, perché fra noi può esserci più voglia di scherzare, magari è successo qualcosa e lo vuoi mettere nello spettacolo all’insaputa dell’altro. Facciamo questo perché ci piace, ci divertiamo a fare spettacolo.