Attualità o inattualità del comunismo? Il segretario del Prc Ferrero a Savona ha presentato “Quel che il futuro dirà di noi”

Trasferta savonese sabato per il Segretario nazionale di Rifondazione Comunista Paolo Ferrero che ha presentato presso la Società Serenella, affiancato dallo scrittore Giorgio Amico, il suo libro “Quel che il futuro dirà di noi”.

di Marco Sferini – “Avrei voluto intitolare il libro ‘Il morto in casa ce l’hanno gli altri’, ma l’editore ha preferito ‘Quel che il futuro dirà di noi'”, con questa battuta – aneddoto, Paolo Ferrero, Segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista, apre a Savona – città in cui torna per la seconda volta nel giro di pochi mesi – il dialogo con i suoi lettori e le sue lettrici, con le compagne e i compagni del PRC e con quanti sono venuti ad ascoltarlo per riannodare un filo con quella politica che troppo spesso appare, ed è, sintomaticamente lontana dai bisogni dei più deboli.

Dopo una rapida presentazione del Segretario provinciale Marco Ravera e il saluto del Presidente della Società di Mutuo Soccorso Mario Marchioni, che ha omaggiato i relatori con un libro sui cento anni della società, Giorgio Amico, scrittore e intellettuale della sinistra savonese, già Direttore scolastico, introduce l’incontro e lo fa congiungendo riferimenti storici a fatti del più nitido presente. Ne viene fuori un quadro molto preciso della più feroce – in senso positivo – attualità del comunismo basata su cardini analitici che neppure uno come Marchionne potrebbe escludere. Semplicemente perché il comunismo, inteso come “movimento reale” che prova a spostare i rapporti di forza e a modificarli in indirizzo di una società dove a dominare non sia più il profitto, è la soluzione semplice. Semplice, difficile da fare, come sosteneva Brecht. Ma, dice Amico, le ragioni di una ricerca dell’egualitarismo sono ancora più profonde e tornano a parlarci dalle pieghe della storia del movimento operaio: quando i comunisti erano parte fattiva delle lotte operaie e del complesso mondo sociale che si andava costruendo dal dopoguerra in avanti.

“Nel libro di Ferrero – dice Amico – c’è una vera e propria pars construens, una proposizione efficace, diretta, che offre non la soluzione alle insufficienze della sinistra di oggi, ma che indica un percorso fattibile, concretizzabile e, così autocritico, da incorrere in difficili ripetizioni degli errori del passato”. Anche il Segretario del PRC ritorna su questo punto e definisce “il governo Prodi l’esperienza più tragica per Rifondazione Comunista”: è una analisi realistica, che tiene conto di quei mancati rapporti di forza su cui il gruppo dirigente di allora aveva puntato e su cui ha visto crollare perpendicolarmente il consenso.

“Tuttavia – afferma Ferrero – dobbiamo abbandonare la ‘sindrome della sconfitta’. Siamo ancora troppo legati al giustificazionismo, al dire ‘siamo ancora comunisti’. Noi siamo comunisti. Perché mai dovremmo mettere da parte una storia, un orgoglio, la stessa ‘rifondazione comunista’? Il capitalismo di oggi ha vinto e ha vinto prima di tutto nelle menti delle persone. Ma questo capitalismo attraversa una crisi lunga, che avevamo previsto e che sta trasformando non solo l’economia, ma conseguentemente anche i rapporti di vita quotidiani di ciascuno di noi”. Poco prima Giorgio Amico aveva ricordato che per Marx l’economia capitalistica, la produzione delle merci non è un semplice rapporto di valori: è prima di tutto un rapporto tra persone e, in quanto tale, le depersonalizza e impedisce all’uomo di vivere come uomo, obbligandolo ad essere una parte del processo di produzione e di accumulazione del capitale.

Ferrero termina con un aspicio: “Io sono pronto, anche domani mattina, a dialogare con tutte le forze di opposizione, dall’UDC al PD, dall’IdV a Sinistra e Libertà, per costruire una alternativa tecnica alle destre, per cacciare Berlusconi – pericoloso per la democrazia, per la Costituzione – e fare tre cose insieme: una legge elettorale proporzionale, la difesa della Costituzione”. Continua il Segreterio di Rifondazione: “Il pericolo per la democrazia rappresentato da Berlusconi è evidente anche in queste ultime settimane: chi ha aperto la strada a Marchionne se non Berlusconi, se non Tremonti con le affermazioni sull’articolo 41 della Costituzione? Se la Fiat fosse riuscita nel suo intento – far approvare il referendum di Pomigliano al 90% – avrebbe avuto quel plebiscito per dire agli operai: voi siete una nostra cosa, non avete nessun diritto costituzionale che vi tuteli e noi produciamo ciò che vogliamo, senza i lacci e i lacciuoli degli scioperi e con la piena estensione degli straordinari non pagati”. Un ritorno allo schiavismo, ad uno schiavismo moderno che, per fortuna, i lavoratori hanno respinto seccamente con un quasi 40% di “no” e, sottolinea Ferrero, “mettendo Marchionne e Fiat in una situazione imbarazzante: trattare con la FIOM? Disconoscere il risultato del referendum? Applicarlo, ma solo a Pomigliano?

E, dice ancora Ferrero, noi in questa lotta abbiamo voluto essere presenti ancor prima che cominciasse e ci ha fatto piacere il ringraziamento ricevuto dalla FIOM, perché significa che siamo stati avvertiti come utili, come sostegno efficace in una lotta importantissima.

Una utilità che, alla fine dei conti, è quello che dobbiamo rimettere in piedi, riattivare e riconsegnare al popolo comunista, al popolo della sinistra. “Quel che il futuro dirà di noi” è un libro “non militante”, dice Giorgio Amico: è un libro per tutti, per chi si fa domande sull’oggi e non trova risposte, per chi vuole conoscere anche un punto di vista comunista, marxista sulle questioni che ci circondano di giorno in giorno. Una lettura interessante che ragiona anche sul processo della “rifondazione comunista” in Italia, che lo allarga all’Europa e che lo estende al mondo del lavoro, del sociale, del civile.

C’è tanto da fare per evitare che il futuro dica di noi che non siamo stati capaci di capire il presente.

* Marco Sferini – Savona, Segreteria provinciale Rifondazione Comunista