di Alessandro Sbarile – Si è tenuto giovedì sera presso la Bibliotecca di Alassio la presentazione del libro “Bentornato Marx!” di Diego Fusaro; l’incontro con l’autore, organizzato da “Altrocantiere-Sinistra Alassina”, e moderato dal vicepresidente dell’associazione Simone Boscione, ha toccato i principali argomenti trattati nel volume.

“Dal momento che per Marx il capitalismo nasce a Genova- spiega Fusaro- parlarne qui significa tornarne alle origini, rivedere il nostro passato per guardare al presente e al futuro; Marx è morto oppure no? Viviamo in fase di dimenticanza del pensiero di Marx, siamo passati da una fase in cui tutti ne parlavano negli anni ’60 e ’70, all’89 con l’implosione dei sistemi richiamati a Marx c’è una sorta di ‘marxfobia’, al punto che ogni discorso politico si coagula nell’idea per cui Marx sarebbe morto, se ne parla solo per dichiararlo morto”.

“Mi sono chiesto se questa litania funebre non sia il riscontro di un decesso ma un esorcismo con cui lo si vuole mettere a morte. Questo per due motivi, in primis perché rappresenta critica più glaciale al capitalismo che sia stata formulata, inoltre perché la critica al capitalismo si lega alla promessa di felicità alternativa più seducente di cui la modernità sia stata capace. Per me Marx non è morto, finché c’è capitalismo c’è Marx; il capitalismo demonizza il pensare altro rispetto a se stesso”.

L’autore ha anche cercato di smitizzare i luoghi comuni sul filosofo: “uno di questi- prosegue Fusaro- è quello che vuole Marx fondatore del marxismo, non voglio un Marx depoliticizzato ma per presentarlo liberato dai gulag e dalle esperienze tragiche del 900, così da ripartire ed evitare le realtà tragiche che lo stesso Marx le avrebbe condannate perché critico e non conciliante con sistemi vigenti, considerato il fatto che il suo pensiero è essenzialmente critica, lo stesso pensatore si distanziò dalla dogmatizzazione del marxismo”.

Quanto al rapporto fra individuo e collettività, Fusaro sottolinea come “Marx pensa alla libera individualità, non amava il capitalismo perché annienta i meriti individui, ‘non vali quanto meriti ma badi ai soldi che hai in tasca’, il capitalismo omologa: Marx ha pensato a un individuo libero dal dispotismo della fabbrica, dalla schiavitù del salario, sottratto ad alienazione ed al feticismo delle merci. L’individuo liberato può realizzare le potenzialità umane e ciò è possibile solo nel comunismo, non definito come individualità livellate ma come società della libertà.

Che razza di società è mai questa, in cui l’identità è ridefinita in base a parametri del mercato, in cui l’uomo è consumatore: il capitalismo sviluppa profili mercatistici e non individualità”.

“Il capitalismo nasconde la propria essenza: è il primo totalitarismo che si dissimula nella storia; sono nemico della categoria “totalitarismo” perché è una categoria che si usa per criminalizzare altre esperienze e idealizzare il capitalismo, che sarebbe società aperta; per me è totalitarismo e anche peggiore perché genera l’illusione che siamo tutti liberi, riduce a schiavi che amano la loro cella perchè non la percepiscono cella, genera schiavitù e alienazione, ma dietro alla libertà apparente c’è una schiavitù materiale e economica nascosta da libertà formale contratto, l’alternativa è morire di fame. Il capitalismo ha una logica totalitaria, carattere che colgo in fenomeni come non aver bisogno della violenza fisica perché ha gesti necessitati, sopprime le vecchie forme di comunità e ne ricrea (ad esempio gli outlet) con le merci spettacolarizzate che distruggono capacità critica.

Il capitalismo totalitario si manifesta nel fatto che assume la forma di religione monoteista, ma se prima era una realtà limitata all’Europa ed occupava solo alcuni momenti vita dell’uomo, dall’89 in poi diviene totalitario perché ci d domina per estensione e intensità; è una religione perchè è l’unico fattore che tiene insieme la società (re-ligo)”.

Fusaro ha le idee chiare su cosa farebbe adesso Marx se fosse ancora in vita, sostenendo che:” si metterebbe le mani nei capelli: aggiornerebbe le analisi perché era un pensatore che considerava la storia come un divenire, che quindi lo avrebbe costretto ad aggiornarsi, non poteva chiudere il suo pensiero in un dogma, perché Marx è pensatore critico. Aggiornerebbe suo discorso e direbbe che il capitalismo ha avuto tre fasi: una prima in cui il capitalismo viene al mondo, col disgregarsi della società feudale, con l’accumulo del capitale, con la violenza e la schiavitù diretta a servizio del capitale, una fase in cui viene formalizzata l’etica individualistica e anticomunitaria; una seconda, in cui visse Marx, in cui il capitalismo vede la contraddizione di una classe operaia che lotta per superare il capitalismo,qui Marx era convinto che tale contraddizione l’avrebbe fatto saltare, ma ciò non sarebbe successo finché non ha esaurito le sue possibilità; oggi siamo in una fase in cui il capitalismo domina in modo totalitario.

Bisogna ripartire dalla considerazione del capitalismo non cominciando dalle singole parti, in cui si vede la razionalità, ma ci vuole una visione totalità, in cui si può vedere l’irrazionalità allo stato puro, perché si produce per generare ricchezza, obiettivo irrazionale, e non per rendere gli uomini appagati”. “Marx- prosegue Fusaro- allerterebbe i giovani e direbbe loro di riappropriarsi del futuro come dimensione di progettualità: siamo in un’epoca dall’eterno presente, con un capitalismo eternamente riprodotto, ed il futuro presentato o come il presente o come una catastrofe, quindi il presente si fa intrusivo al punto di coprire il futuro. Bisogna smascherare il pregiudizio per cui il nostro è il migliore mondo possibile: l’uomo non è sempre vissuto nel capitalismo, che come ha avuto una genesi avrà una data di scadenza, non è un modo di produrre che esisterà sempre, bisogna ripartire con una critica radicale, perchè il capitalismo genera sfruttamento, schiavitù e alienazione e non è riformabile”.