Arenili Alassio: interviene Altrocantiere

Altrocantiere – Leggiamo sul Secolo XIX di oggi, 6 luglio, che se la provincia non invierà i finanziamenti per gli interventi compiuti sull’arenile, gli abitanti di Alassio dovranno accollarsi i 217mila euro del loro costo. Ma gli alassini non si preoccupano e, soprattutto, non fiatano: da alcuni anni sono stati abituati a pagare per il “loro” arenile fior di quattrini, come diciamo qui di seguito. All’inizio di giugno, nelle cronache locali de La Stampa (1), erano state portate a conoscenza della popolazione le preoccupazioni dei gestori di stabilimenti balneari (che di seguito chiameremo per comodità bagnini) per la scarsità di sabbia dell’arenile alassino, soprattutto nel suo tratto centrale. Oggi, dopo pochi giorni di condizioni meteorologiche favorevoli, quei timori sembrano fugati, e restiamo in attesa delle nuove lamentazioni che si leveranno prontissime dopo la prossima mareggiata.

Per loro fortuna i rappresentanti di una delle categorie economicamente più “potenti” di Alassio hanno, ormai da anni, un paladino che non si fa scrupolo di alleviare le loro sofferenze spalancando le casse comunali per spargere euro a destra e a manca allo scopo di risolvere la questione una volta per tutte, sentendosi forse investito di una missione che, fino ad oggi, si è rivelata per lo meno anti-naturale. Il dottor Rocco Invernizzi, appartenente a una famiglia di bagnini da almeno tre generazioni, è – casualmente – l’assessore incaricato di occuparsi del demanio marittimo che dal 2001 è passato dalla gestione statale a quella comunale. Ben conscio della resa finanziaria che questo bene collettivo che è l’arenile produce in favore di un centinaio di famiglie, è disposto a sperimentare ogni novità gli venga sottoposta, senza preoccuparsi di quanto verrà a costare a tutti noi.

Finora ha infatti dato vita all’iniziativa dei “salsiccioni”, che avrebbero dovuto scaricare l’acqua del mare e trattenere la sabbia, ottenendo per risultato uno “zero, diciamolo pure”, come ha commentato un altro bagnino, Mimmo Giraldi, presidente del consiglio comunale, durante la seduta dello scorso 17 maggio, confortato nelle sue dichiarazioni dalle conclusioni fornite dai tecnici incaricati di monitorare la situazione (2). “Si trattava appunto solo di un esperimento” ha chiosato Invernizzi. Un esperimento che però è costato almeno 100mila euro “ma non erano mica soldi nostri, era un finanziamento regionale” ha proseguito l’assessore, forse senza pensare che la Regione Liguria i soldi li ricava dalle nostre tasse.

Ma siccome dice che “questa amministrazione nel corso di questo mandato si è posta obbiettivi ambiziosi primo fra tutti quello di risolvere nella zona centrale il problema della forte erosione che depaupera le nostre spiagge” (3), l’assessore nel gennaio 2007 ha avviato l’operazione “sacchi di polipropilene”, affondati a poche decine di metri dalla battigia con lo scopo di trattenere la sabbia che in determinate condizioni meteo si allontana dalla riva per depositarsi al largo e tornare verso Alassio quando cambiano venti e correnti. Costo: 180mila euro, prelevati dalle casse comunali, a cui ne sono stati aggiunti 70mila del consorzio Adelasia, costituito dai bagnini di Alassio. Risultato: i sacchi, almeno quelli rimasti in posizione, dopo due anni si sono quasi totalmente insabbiati, la spiaggia ha continuato ad accorciarsi e allungarsi a suo piacimento, e c’è perfino chi ha ventilato l’ipotesi che siano stati proprio i sacchi a rallentare un più rapido ritorno dell’arenile alle sue dimensioni naturali.

Trascurando anche i 2-300mila euro spesi una tantum lo scorso anno per alleviare i danni delle mareggiate 2009 che le mareggiate 2010 si sono portati via, adesso Invernizzi ha in progetto un’altra spesa, in una corsa al rialzo che non sembra doversi arrestare. Stornati dal bilancio comunale 220 mila euro, e imbarcati i coautori di alcune delle precedenti iniziative, è andato a bussare alle porte delle università italiane per far redigere uno studio mirato alla realizzazione di un “intervento strutturale” che possa consentirgli di raggiungere una volta per tutte l’obiettivo della missione che, ahimè per noi, si è scelto. Ha trovato fior di professori i quali di fronte a quella bella cifra strombazzata con tanto anticipo sui giornali gli hanno srotolato davanti il tappeto rosso delle grandi occasioni, soprattutto se si considera che sono i medesimi luminari che nel 2008 hanno iniziato una ricerca (4) – presentata alla fine di maggio 2010 a Castelsardo (5) – che riguardava le piccole spiagge poste all’interno di insenature, come è la nostra, estesa su tutto il territorio italiano. Solo che per realizzare il loro ambizioso e dettagliato progetto hanno speso, per ogni singola località studiata, poco più di 5mila euro di media (6), a fronte di uno stanziamento totale di 130mila euro. A questo proposito ogni commento ci pare inutile perché il confronto tra le cifre parla già da solo.

Tremando al significato che può assumere la locuzione “intervento strutturale” pronunciata da Invernizzi in relazione al nostro arenile, ricordiamo di aver sentito affermare che un “intervento naturale” eseguito mediante un ripascimento da farsi prelevando la nostra stessa sabbia al largo – che di per sé pare impossibile, non esistendone nemmeno là in quantità sufficiente – arriverebbe a costare almeno 5 milioni di euro e, come afferma un approfondito studio compiuto dalle Ferrovie dello Stato sul litorale savonese, dopo pochissime mareggiate la situazione tornerebbe come prima.

Ci sorgono alcune domande anche dopo aver letto la sua affermazione che il comune di Alassio con questo studio in mano andrebbe a bussar soldi alla Regione e alla Comunità europea: la prima è sapere se l’assessore Invernizzi legge i giornali e quali legge. Con le Regioni in rivolta per non poter garantire servizi essenziali quali sanità, trasporti e istruzione e con la crisi finanziaria ed occupazionale che investe soprattutto l’Europa, che risposte pensa di ottenere?

Poi – e per questo potrebbe chiedere in casa – se non ricorda come “a razza du mò” avanzi ed indietreggi a periodi alterni secondo annate più o meno favorevoli, tanto che qualche volta siamo perfino riusciti a passare sotto al molo senza quasi bagnarci i piedi.

O se si è reso conto che di studi sulla spiaggia di Alassio ne esistono almeno una decina sparsi nel tempo e che tutti sono arrivati alla conclusione che la natura, non dovendo rispondere a nessuna logica di profitto, fa quel che vuole e che le uniche cause che portano alla progressiva erosione dell’arenile, almeno nel caso nostro, sono gli interventi compiuti dall’uomo in mare, sulla riva, alle spalle della striscia di sabbia e anche nell’entroterra, nelle zone che lo alimentano.

Piuttosto, se gli sta a cuore, come sta a noi, la “qualità” piuttosto che la “quantità” dell’offerta marina di Alassio, e tralasciando il problema della depurazione delle acque, dovrebbe fermarsi un attimo alle foci dei fossati, annusandone l’aria e guardando cosa esce di lì, o passare vicino a certi tombini cittadini, che dovrebbero convogliare verso il mare solo acque bianche, e apprezzarne i miasmi che si spandono nell’aria. E se proprio non potesse, per suoi comprensibili motivi elettorali, bloccare il proprio attivismo, potrebbe chiedersi cosa offre Alassio ai propri turisti quando c’è poca spiaggia, o anche solo in una giornata estiva di pioggia, ma per questo “non ci sono i soldi”…

Note

  1. La Stampa, 18 giugno 2010
  2. www.ustream.tv/recorded/7002152
  3. www.vecchiaalassio.it/Pdf/2007/01.pdf
  4. http://prin2008.miur.it/suddivisionefondi/pdf_vis_modello.php?db=MIUR9&modello=A&PREF_X_TABELLE=SFCOF08&c=20&codice=5941361405023YAP1A80044612319409040665&chiave=ASDSDADSADSADSA
  5. www.uniss.it/documenti/Programma C.Sardo.pdf
  6. Stanziamento gruppo Università di Genova, coordinatore professor Corradi, euro 15mila per lo studioda effettuarsi nelle tre località di Bonassola e Levanto nelle Cinqueterre, Quinto e Vernazzola a Genova e Spotorno

* Altrocantiere – Sinistra alassina