Chieste in Regione misure antinquinamento per la Italiana Coke di Cairo Montenotte

Michele Boffa (Pd), con un’interpellanza sottoscritta anche da consiglieri di Idv, ha chiesto oggi in Consiglio regionale alla Giunta di fare in modo che l’Italiana Coke S.r.l. di Cairo Montenotte realizzi opportune misure di prevenzione dell’inquinamento, applicando le migliori tecniche disponibili così come previsto dalla direttiva 96/91/CE. Boffa ha chiesto anche di conoscere il livello dei controlli sulle lavorazioni e sulle emissioni dell’azienda.

«La Italiana Coke – ha detto Boffa – ha un’autorizzazione integrata ambientale (Aia) concessa dalla Provincia di Savona. La validità del provvedimento è subordinata al rispetto di prescrizioni, con particolare riguardo ai piani di adeguamento e di monitoraggio, che sono demandati alla responsabilità e all’esperienza del gestore dell’impianto. L’obsolescenza e l’elevato stato di usura dell’impianto richiederebbero ingenti investimenti di ristrutturazione, indispensabili per garantire l’effettivo controllo delle emissioni, ma non previsti né prevedibili nei piani della Italiana Coke S.r.l. Capisco che la Regione non è ente competente a riguardo, ma abbiamo ritenuto di sollevare questo problema perché la Valbormida è al centro di frizioni fra i temi ambientali e quelli occupazionali. Il Wwf Italia e altri soggetti hanno proposto di ricorrere al Tar Liguria per chiedere l’annullamento dell’autorizzazione integrata ambientale per l’impianto.»

L’assessore all’ambiente Renata Briano ha risposto: «La presenza della cookeria è problematica, ma va gestita tenendo presenti sia gli aspetti ambientali che quelli occupazionali. Ci sono tanti casi di questo tipo in cui vecchi impianti presentano problemi di inquinamento. Anche se la Regione non è strettamente competente abbiamo il compito di coordinare i monitoraggi. Le autorità competenti al rilascio delle autorizzazioni in questo caso sono le Province. L’Aia rilasciata dalla Provincia di Savona è valida per sei anni ed è subordinata al rispetto di precise condizioni. Nell’ambito della richiesta di autorizzazione, l’azienda ha fatto una proposta di adeguamento tecnologico e un piano di monitoraggio per controllare le emissioni. Inoltre dovrà esservi un piano di monitoraggio pubblico per controllare i valori delle emissioni, le procedure gestionali, la conformità tecnologica e il rispetto della normativa. A giugno 2010 la Regione ha deliberato di non costituirsi in giudizio davanti al Tar come proposto dal Wwf.»

Insoddisfatto Boffa: «La proposta di adeguamento alle tecnologie presentata dall’azienda è ritenuta “accettabile” dalla Provincia. Ma il termine non ha una connotazione positiva. La Regione non si è costituita perché ritiene ci siano ragioni per attendere il responso a seguito del ricorso presentato. Ieri sera c’è stato un tavolo con consiglieri provinciali, associazioni e comitati costituiti su questo tema e si è convenuto di accettare l’offerta dell’azienda per finanziare un monitoraggio sull’ambiente con Ist per introdurre elementi di validità scientifica nello studio. Solo nel momento in cui lo studio produrrà effetti positivi potremo esprimere soddisfazione».