di Claudio Almanzi – Verrà ricordato come l’evento clou dell’estate ingauna 2010 questa terza edizione di “Musica Migrante”, che ha riscosso un notevole successo di critica e di pubblico, malgrado la concomitanza con tante e svariate manifestazioni musicali e non.

“Quest’anno il livello è cresciuto notevolmente. È stato un evento – dice Adalberto Guzzinati, giornalista e critico d’arte – di rilievo con presenze davvero di spessore, che ha portato ad Albenga ragazzi e musicisti di dieci nazioni. Una manifestazione coraggiosa e realizzata da giovani musicisti ed artisti che ha anche contribuito, per qualche giorno a far uscire la piana dal suo torpore provincialista e ha fornito un bell’esempio di cosa voglia davvero dire integrazione culturale”.

In effetti quest’anno la manifestazione, con la presenza di Laboratori pomeridiani di danza e di Trash-Art, l’ingresso di balletti e danze, proiezioni di film negli spettacoli serali, ha trasformato la creatura voluta dai giovani dello YEPP (Youht Empowerment Partnership Programme) ingauno in una sorta di MiniFestival: “ Mi ha ricordato – conclude Guzzinati- con nostalgia le prime edizioni del festival di Avignone, che erano proprio così: animate da molti giovani con grandi entusiasmi, pochi mezzi e tante idee. Ai giovani di Musica Migrante di tutte le nazioni dunque voglio fare un augurio di continuare ancora per tanti anni in questo progetto di grande valore, nella speranza di crescere e diventare, come Avignone, un happening di livello internazionale”.

In effetti ad Albenga ogni serata è stata un vero e proprio evento: dalla travolgente musica del gruppo lombardo “Spaccabrianza”, che ha proposto un suggestivo repertorio di musiche tradizionali della cultura occitanica e che ha fatto ballare centinaia di persone, dal gruppo marocchino “Afrak”, al “Trio rumeno” che ha portato per la prima volta nel festival un repertorio di grande musica classica, ai conosciutissimi ed amatissimi musicisti di “Malacrianza”. E ancora “Pasticcio Meticcio”, 16 validi elementi che hanno proposto alcuni mirabili e struggenti pezzi di musica Yiddisch, le ammirevoli ballerine del gruppo “Jarabì” per finire col coro genovese della scuola “Dada Nkorì“.

“Il Festival di musica migrante – hanno detto in chiusura gli organizzatori – vuole essere una occasione di incontro, scambio e conoscenza, non solo fra gli artisti che si esibiscono, ma anche per la nostra città, per cercare attraverso la musica di uscire dal provincialismo che ci contraddistingue. Una occasione insomma di crescita civile, di integrazione e convivenza fra popoli”. La “kermesse” musicale, promossa dal gruppo di giovani dello Yepp di Albenga è stata sostenuta da molti privati, associazioni ed enti di volontariato, che hanno allestito, attorno allo splendido fortino cinquecentesco ingauno, banchetti, postazioni e punti di informazione per divulgare le proprie iniziative ed idee.