di Monica Giuliano – Le dichiarazioni rilasciate dalle Segreterie genovesi di FIM, FIOM e Uilm non fanno altro che alimentare il clima di scontro tra le diverse parti coinvolte. Il vero problema è che Tirreno Power in questi ultimi mesi non ha fatto il minimo sforzo per rivedere la sua posizione alla luce del chiaro e determinato no al progetto di ampliamento da parte delle Istituzioni locali e della Regione Liguria.

È chiaro a tutti che c’è bisogno di aprire un tavolo serio ma devono cambiare i termini del confronto, si deve tornare e discutere di progetti di ristrutturazione e riqualificazione dell’esistente; l’obiettivo primario non può essere quello dell’aumento della produttività e la conseguente realizzazione dei nuovi gruppi ma la riduzione delle emissioni attuali e la definizione di un nuovo sistema di monitoraggio ambientale innovativo e coordinato dalle parti pubbliche.

Se non cambia radicalmente l’obiettivo non credo ci siano le condizioni per poter avviare un tavolo serio e produttivo.

Inoltre ritengo che le Istituzioni locali coinvolte non possano essere accusate di immobilismo sui grandi temi che riguardano l’economia della nostra Provincia e proprio perché con grande senso di responsabilità sono state condotte importanti battaglie per la riconversione e il riutilizzo di molte aree industriali dismesse oggi restiamo un punto di riferimento per molti giovani in cerca di occupazione.

La questione occupazionale non può essere affrontata a spot, se vogliamo rilanciare un percorso fatto di nuova e qualificata occupazione dobbiamo farlo non con il paraocchi e digerendo tutto quello che ci viene proposto ma analizzando in un quadro unitario i possibili scenari di sviluppo, abbiamo in cantiere molti progetti che daranno sicuramente nuove occasioni di occupazione, progetti che condividiamo e che riassumono in se un buon bilanciamento tra sviluppo produttivo e riqualificazione ambientale del territorio, questo progetto non ha in se tali caratteristiche anzi rischia soltanto di aggravare il peso ambientale dell’impianto sui territori di Vado e Quiliano e pertanto non può essere oggetto di discussione.

Èè troppo semplice da parte dei sindacalisti genovesi scaricare la responsabilità sui Comuni, considerata la contrarietà a quel progetto; sarebbe più opportuno che si sforzassero di individuare percorsi alternativi che sicuramente esistono in grado di far sopravvivere l’impianto, migliorarne le condizioni ambientali, renderlo moderno e nello stesso tempo inquadrare un percorso di crescita occupazionale con l’azienda, questo credo sia il loro lavoro e se ancora non conoscono le specificità di Vado e Quiliano li invito a farsi un giro tra i nostri siti produttivi per valutare quanto è stato fatto e quanto ancora bisogna fare per far si che il concetto di sviluppo sostenibile resti sempre e comunque il nostro obiettivo primario.

* Monica Giuliano – Capogruppo Consiliare PD di Vado Ligure