di Daniele Strizioli – La commemorazione, a 67 anni dalla morte del comandante partigiano Felice Cascione, svoltasi domenica scorsa ad Alto, proprio per la sua piena riuscita (in crescita per quanto riguarda la partecipazione rispetto al passato) induce ad alcune considerazioni che offrono aperture per il futuro. Quella di Alto, la sua indovinata collocazione sulle sponde del piccolo lago della Madonna (quota mille metri), sulle alture sovrastanti il paesino della Val Pennavaire, segna la miglior riuscita e la miglior ubicazione sinora organizzata.

Precedentemente, la ricorrenza (che era stata per convenzione fissata nella prima domenica di agosto) veniva allestita in un prato fra l’abitato di Alto e Madonna del Lago, senza una reale motivazione collegata al territorio. Gli organizzatori della sezione Anpi di Leca (cui va il grande merito di aver aperto una tradizione nel commemorare il partigiano che scrisse le parole di “Fischia il vento”, la canzone dei “garibaldini”, che divenne la canzone della Resistenza), visto, nell’ultimo decennio, il decadere della partecipazione, decisero di adottare la nuova collocazione del centro abitato, nello spiazzo antistante il castello di Alto. Le amministrazioni comunali dapprima del sindaco Francesco De Andreis e quindi dell’attuale primo cittadino Roberto Sicca erano riuscite a rivitalizzare l’evento, assumendosi nel contempo la responsabilità organizzativa. Era giusto che Cascione fosse commemorato dall’istituzione (Comune di Alto) che lo ospitò in quei mesi di ferro e di fuoco.

Ma l’ubicazione della festa era ancora inadeguata. Se il centro abitato rappresentava una soluzione, ben più adeguata e suggestiva era la scelta di Madonna del Lago a un quarto d’ora a piedi da Case Fontana che offrirono un rifugio alla banda di Cascione prima del tragico 27 gennaio del 1944.

Sicca ha quindi deciso di “perdere” la commemorazione dal centro cittadino ma ha conquistato una località rappresentativa, offrendo la possibilità di un ritorno ai luoghi che videro i giovani partigiani battersi per l’affermazione della libertà sulla quale si costruì la Repubblica italiana.

A far da cornice a Madonna del lago c’è poi stata un ottimo pranzo campagnolo che servito con efficienza inappuntabile, ha ospitato ben 200 persone.

Anche l’orazione dell’onorevole Manfredo Manfredi è stato ferma ed equilibrata, dimostrando come la lettura della Resistenza e delle sue motivazioni siano migliorate con il trascorrere del tempo, che conferisce a quei fatti e a quei personaggi una vera dimensione teorica, fondamentale.

Ora, quindi, raggiunta la nuova proposta indovinata per la sua ambientazione, Sicca dovrà cogliere quelle possibilità di collaborazione che gli vengono dalle Anpi e da tutte quelle organizzazioni democratiche che potranno fare della prima domenica di agosto un alto momento di rievocazione dello scontro fra chi “era dalla parte giusta” nei confronti di chi “era dalla parte sbagliata”, come ha ricordato Manfredi.

Se si pensa che rispetto al periodo dal 1945 al 2000 (quando era rimasta accesa solo la fiaccola rappresentata dalla festa nella prima dermica di agosto tenuta in piedi dall’Anpi di Leca) oggi a ricordo dei valori della Resistenza c’è la rinnovata Festa di Alto e la commemorazione alla stele dell’artista tedesco Rainer Kriester posta dall’associazione Fischia il vento che avviene ogni anno dal 2004 nella giornata del 2 giugno, festa della Repubblica, se si pensa a ciò si dovrà ammettere come il ricordo di Cascione e della Resistenza sia cresciuto con tempo e splenda di vivida luce. Grazie a questo rinnovato impegno nella difesa dei valori resistenziali, un momento di grande portata storica e politica, va ricordato, è stata la visita alla stele di Kriester del console generale di Germania a Milano, Juergen Bubendei, che si inchinò davanti a Cascione e ai suoi ideali nella giornata di domenica 2 ottobre 2009.

Un grande risultato. Una grande vittoria. Non contro qualcuno, ma per i comuni ideali europei di libertà, democrazia, giustizia sociale.

* Foto by MC Press