Albenga, S. Giovanni Battista: Caravaggio sì o no? Aspettando il parere di Sgarbi…

di Daniele Strizioli – Dal 1982 il Museo Diocesano di Arte Sacra di Albenga custodisce una tela raffigurante S. Giovanni Battista che i più definiscono un’opera della scuola del Caravaggio. E se il quadro di “S. Giovanni penitente nel deserto” fosse proprio di Caravaggio? Una piazza gremita ha accolto lunedì sera, ad Alassio, quello che è probabilmente il più grande conoscitore e studioso del Caravaggio: Vittorio Sgarbi.

Nell’incontro ha presentato il suo ultimo libro dedicato proprio a Michelangelo Merisi. “Il successo della serata” ha detto l’Assessore Monica Zioni “lo ha convinto ad accettare il nostro invito a ritornare ad Alassio a Novembre.”

Prima ancora che ad Alassio, però, il famoso critico farà tappa a settembre ad Albenga, per una visita al Palazzo Oddo. Che possa essere proprio quella l’occasione giusta per avere un autorevole parere circa l’autenticità del “S. Giovanni Battista”?

Ce lo auguriamo, giacché esiste una concreta possibilità che Albenga vantare l’opera di uno dei maggiori pittori della storia, fino ad oggi non sufficientemente studiata né sponsorizzata.

Il grande dipinto, che troneggia fra le pregevoli opere d’arte del Museo diocesano (uno scrigno d’arte non ancora sufficientemente valorizzato), ritenuto come copia identica del dipinto autentico custodito nella Nelson Gallery of Art a Kansas City (USA), infatti, non è detto che non sia di mano del grande artista seicentesco. Lo affermano molti studiosi, sia a livello albenganese sia a livello nazionale. Se proprio fosse del Caravaggio, Albenga avrebbe al suo arco un’ attrattiva di grande interesse, a sostegno di quel turismo culturale che rappresenta la vocazione della città delle torri. Ma anche se fosse solo della “scuola caravaggesca”, il dipinto conserva una sua validità artistica a tutto campo.

Albenga dovrebbe quindi organizzare una conferenza di studio per dipanare il quesito e comunque per dare lustro a quest’opera che esce dalla potente visione del mondo tipica del Caravaggio, proponendosi anche come “la copia del Caravaggio più bella dei dipinti del Caravaggio stesso”.

Ma cerchiamo di ricostruire come il quadro sia giunto al museo diocesano. E lo facciamo facendoci “illuminare” dalla ricostruzione che Giacomo Bonifazio, appassionato d’arte locale, è in grado di tratteggiarci.

Dice Bonifazio: “Dal 1624 al 1653 è vescovo di Albenga Mons. Pier Francesco Costa, figlio del conte Ottavio, banchiere della Corte pontificia a Roma ed appassionato competente mecenate. Ottavio commissiona opere per abbellire la sua residenza di Albenga (i tre leoni di marmo piperino della piazzetta omonima, tele, in parte trafugate, per la parrocchiale del feudo di Garlenda e per la nuova parrocchiale del feudo di Conscente)”.

Il racconto così prosegue: “Il canonico Gio. Ambrogio Paneri, segretario del vescovo e autore de “Il sacro e vago giardinello”, riporta che il conte Ottavio commissiona per la parrocchia di Cosciente al pittore Guido Reni ‘La decollazione di S. Caterina’ (ora nel museo diocesano di Albenga) e per l’antico oratorio di S. Giovanni una tela ‘S. Giovanni penitente nel deserto’, opera del celebre Michelangelo Merisi, Caravaggio. Inoltre, in un voluminoso manoscritto principiato nel 1624 e proseguito fin oltre il 1648, descrive il quadro presente nell’allora chiesa parrocchiale di S. Giovanni Battista di Conscente (in funzione come tale fino al 1603) come ‘effige dipinta dal celebre, e nominato pittore Michelangelo Caravaggio nel deserto a piangere le miserie humane’ che ‘indirizza alla vera penitentia non solo i devoti disciplinati, ma anche i forestieri’ ”.

Detto questo, allora perché proprio il S. Giovanni Battista deve essere una copia di un ignoto pittore?

Non è più semplice ipotizzare che il conte Costa abbia chiesto al Caravaggio di replicare il soggetto di un quadro particolare riuscito ed apprezzato, al punto che se ne trova un altro esemplare analogo nelle gallerie nazionali di Napoli? Già, sarebbe sicuramente più semplice, ma complicherebbe di gran lunga le certezze dei critici.

“Negli anni Sessanta,- conclude Bonifazio,- il sovrintendente per la Liguria, Pasquali Ritorni Terminiello, chiede di portare in luogo protetto la tela. La popolazione si oppone e si impegna a garantire la guardia armata, con turni diurni e notturni, di tre uomini del paese. Calmate le acque il quadro è coperto con tavole inchiodate. Sarà Gianni Casale, restauratore, molti anni, dopo a schiodare quelle assi impolverate e a fare la strabiliante scoperta, che ora appunto è visibile al Museo diocesano albenganese. Non solo. Le stimolanti e parallele vicissitudini dei tre esemplari della ‘Cattura del Cristo’ e del ‘San Giovanni Penitente’ ci portano ad auspicare un approfondito esame radiografico e dei colori impiegati tramite le moderne tecniche, certamente in grado di chiarire l’eventuale ‘primogenitura’”.

Ora, gli assessori albenganesi alla cultura ed al turismo, Robello e Vannucci, hanno di che lavorare.

6 Commenti

  1. Posso suggerire uno spunto bibliografico? “Caravaggio, Annibale Carracci, Guido Reni tra le ricevute del banco Herrera & Costa” di M. Cristina Terzaghi.
    Credo che gli esami tecnici sollecitati nell’articolo siano già stati svolti pochi anni fa; posso sbagliarmi.
    Nell’articolo si legge che “molti studiosi” proporrebbero l’attribuzione a Caravaggio in persona. Qualcuno dei lettori può aiutarmi e segnalare in questa sede i riferimenti delle pubblicazioni scientifiche dove viene proposta questa tesi? Grazie.

  2. se non mi sbaglio Sgarbi aveva già osservato il quadro in una precedente visita ad Albenga, dichiarandolo originale. non ci sono dubbi invece sullo splendido Guido Reni presente al museo, di cui pure molti non conoscono l’esistenza.

  3. Pasquale Rotondi è il “mitico” storico dell’arte che ha salvato innumerevoli opere d’arte durante la seconda guerra mondiale….Rotondi Terminiello è la figlia Giovanna anch’essa storica dell’arte, professoressa all’università di genova ed ex soprintendente….

  4. nel quadro è chiaramente un ragazzo ed è proprio san Giovanni… forse si confonde con un quadro appena ritrovato del Caravaggio che è appunto San Gerolamo!

  5. Peccato che non si tratta di un San Giovanni nel deserto (ritratto sempre da giovane, visto che morì poco meno che trentenne), ma di un San Gerolamo (scrivente), notoriamente piuttosto anziano…

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