di Eros Achiardi – Ogni anno, mentre ci occupiamo dell’organizzazione del nostro evento, riformuliamo la domanda: perché proporre un festival di cortometraggi?

Da quando siamo nati, nel 2006, in molti Comuni sono nati numerosi altri Festival dedicati al cinema breve, soprattutto nei borghi e presso le coste marittime. Ben presto questi eventi diventano uno dei fiori all’occhiello tra le attività culturali dei Comuni, anche perché costituiscono poli di attrazione turistica e di valorizzazione del territorio.

Gli organizzatori della maggior parte dei festival di Cortometraggi svolgono un’attività non remunerativa, spendendo la loro maggior parte del tempo libero per trovare finanziamenti e per scovare piccoli e grandi gioielli nella produzione internazionale di cinema breve.

Questo perché, probabilmente, sentono tale attività come una sorta di ‘missione’.

Uno spirito analogo anima i produttori, che investono coraggiosamente su una forma di cinema che, almeno fino a questo momento, non ha ancora un vero e proprio ‘mercato’, e le cui uniche (o quasi) probabilità di ritorno (se non economico, almeno di immagine) sono fornite dai festival stessi.

Perché vi è questo senso di ‘missione’, allora? Perché il cortometraggio permette di individuare in nuce il talento degli artisti che ci auguriamo diventino i protagonisti del cinema di domani.

Di anno in anno vediamo ‘crescere’ diversi autori nel loro difficile percorso verso il lungometraggio, e non nascondiamo una certa emozione nel ritrovare i loro nomi, qualche anno dopo, nei cartelloni di bei film italiani (come è successo, negli ultimi anni, con Susanna Nicchiarelli, Claudio Giovannesi, Valerio Mieli, Claudio Noce, solo per citarne alcuni).

A volte notiamo come riescano a realizzare i loro film più maturi al di là dei confini italiani ( è il caso di ‘Intercambio’ di Antonello Novellino) soprattutto in Spagna, dove la produzione di cortometraggi è maggiormente sostenuta. Questo, se da un parte ci fa piacere, dall’altra ci spinge a riflettere sulle nostre mancate opportunità di valorizzare il talento dei giovani.

Spesso nei corti ritroviamo una lucidità di pensiero e una scioltezza di racconto che non ha nulla da invidiare a molti dei film che vediamo in sala. Per questo meritano il grande schermo, con la sua ‘sacralità’ e la sua forza di circolazione collettiva delle emozioni.

Nei cinque giorni di Festival intendiamo proporre una serie di proiezioni serali di grande densità, augurandoci che queste possano restituire al nostro pubblico, oltre a un godibile spettacolo, anche un quadro dello ‘stato delle cose’, ovvero delle dinamiche e delle contraddizioni della società contemporanea.

Il 2010, riprendendo il titolo di un celebre libro di Arthur Clarke, sarà anche per il Festival Overlook “L’anno del contatto”.

Il ‘Contatto’ sarà il tema del Festival, nonché il suo primo obiettivo: crediamo che i cortometraggi e i documentari di qualità possono contribuire ad attivare contatti più profondi fra diverse realtà geografiche o sociali, e a far sentire, attraverso la pura forza del racconto, un’autentica ‘empatia’ con l’Altro.

Il Cinema è un arte del contatto e del conflitto, in grado di raccontare e farci desiderare contatti con mondi differenti e di riflettere sui conflitti che animano i rapporti umani.

La forma breve del cortometraggio ha il grande pregio di donarci nel corso di pochi minuti parabole essenziali, visivamente pregnanti e spesso indimenticabili.

Storie di contatti e di conflitti, in terre di confine o in ‘mondi a parte’: questi i territori esplorati da molti dei lavori in concorso, provenienti da diverse nazioni del pianeta e animati da una lodevole lucidità e da una contagiosa energia creativa.

* Eros Achiardi – Dir.artistico Festival ‘Overlook’