Non piace alla Protezione Animali savonese la recente delibera di adeguamento della giunta Burlando (DGR 893/2010) che, “bacchettata” dall’Unione Europea per la scarsa tutela delle praterie di posidonia oceanica (fondamentali per la crescita degli animali marini), ha aumentato di ben pochi ettari (398, da 7453 a 7851) i siti marini protetti di importanza comunitaria (SIC) della Liguria.

In particolare nella provincia di Savona i fondali di Finale Ligure sono passati da 31 a 48 ettari, e quelli di Loano-Albenga da 501 a 540; ma per gli altri è andata davvero male: inalterati i fondali di Albisola-Varazze (91 ettari) e Capo Mele- Alassio (206) ma a Bergeggi-Noli sono aumentati di soli 4 ettari (da 131 a 135), mentre alla Gallinara sono diminuiti di ben 19 ettari (da 231 a 213). I SIC passano quindi da 1191 a 1233 ettari, con un trascurabile aumento di soli 41 ettari; nessuna protezione infine per la prateria di posidonia della Margonara.

Anche se ci si è basati sugli studi della Società Italiana di Biologia Marina, per l’ENPA savonese è mancato il coraggio di cogliere un’importante opportunità per tutelare il mar Ligure, assalito come tutto il Mediterraneo da una pesca professionale e sportiva senza adeguati limiti, oltre ad un inquinamento sostenuto, che stanno riducendo, come avvertono inascoltati FAO, Unione Europea

e World Watch Institute, il 75% delle popolazioni animali oggetto di pesca, con ormai una specie su quattro minacciata di estinzione.

In tale situazione sarebbe stato saggio ampliare molto di più i fondali colonizzati dalle piante di posidonia, autentiche “nursery” di moltissime specie marine. Ancora una volta si antepone la tutela del mar Ligure agli interessi della pesca professionale; interessi molto miopi, visto che di questo passo le prossime generazioni di pescatori rischiano di avere ben poco da pescare e di che vivere.

L’ENPA ricorda il grande potenziale turistico subacqueo che la Liguria possiede; se fossero tutelati adeguatamente, i nostri fondali costieri non avrebbero nulla da invidiare rispetto a quelli ben più famosi delle barriere coralline australiane o del mar Rosso; proprio i fondali attorno alle isole di Bergeggi e Gallinara sono infatti ritenuti tra i più interessanti del Mediterraneo. Ma per poter sfruttare in modo davvero “ecocompatibile” questa ricchezza naturale, occorre creare zone sufficientemente estese di divieto di pesca (otre a tenere sotto controllo gli scarichi industriali e civili) dichiarando finalmente la pace con le creature costiere marine e favorendo lo sviluppo delle attività delle esistenti piccole imprese di diving (già operanti a Bergeggi, Spotorno e Noli) e di disarmate escursioni marine (già organizzate dal Centro di Educazione Ambientale della Riviera del Beigua); e di grande importanza sarebbe la creazione di “sentieri subacquei”, disponibili anche per i disabili (il primo ed unico finora è stato aperto nell’area marina di La Spezia).