di Ambra Parodi – (Finale Ligure, 25 /26 Agosto) Ieri sera ha preso il via la quinta edizione dell’Overlook Film Festival, la kermesse cinematografica finalese dedicata ai cortometraggi. Brevi storie capaci di raccontare grandi e inespettati momenti che cambiano la vita e il modo di pensare.

Tema centrale di quest’anno è il contatto in ogni sua possibile manifestazione. Dai primi cortometraggi della sezione nazionale emerge forte il desiderio di voler comunicare la necessità di un incontro tra culture diverse. L’integrazione razziale nel Bel Paese, sbriciolando con un tocco d’ironia i soliti preconcetti, diventa possibile davanti a una zuppa calda in un autogril deserto, come in Caffè Capo di Andrea Zaccariello (che ha aperto la manifestazione), o in un farwest, non troppo distante dal raccordo anulare, dove il mezzogiorno di fuoco rintocca quando è pronto un piatto di carbonara al gusto insolito di curry – idea originale del corto La Currybonara di Ezio Maisto.

Le occasioni di contatto non si riducono però a gradevoli momenti di convivio, può bastare anche solo uno sguardo lungo e penetrante, che dura un secondo ma che rimane impresso anche nei sogni (Xie Zi di Giuseppe Marco Albano). E poi c’è il caso che quando ci mette lo zampino mette a soqquadro tutti i piani, pone legami tra persone così distanti tra loro per il modo di pensare e di agire (forse non troppo) che neanche la morte riesce ad avere la meglio.

L’assaggio della sezione internazionale invece ha svelato prima un lato giocoso e grottesco del contatto, dimostrando come il desiderio di sfida e di amicizia non abbia età: due amabili vecchiette che gareggiano a colpi di bastone e borsetta nel tentativo di superarsi nella folle corsa con carrellini in un parco (Run grunny run!, di Nikolaus Von Uthmann); poi un lato più doloroso e malinconico con la storia di alcuni ragazzi d’oggi tra alchool, droga, abusi e la presa di coraggio nel dimostrre un casto affetto (Two Birds, di Runar Runarsson).

Trasversale a tutte le sezioni è l’idea che la comunicazione, il rapporto con l’altro, non possa ormai prescindere da apparecchi tecnologici, divenuti una vera e propria appendice del corpo umano: scampato il suicidio il primo gesto è afferrare il cellulare e chiamare; parlare continuamente con l’auricolare per ammazzare il tempo, la noia e colmare il vuoto degli spazi intorno a noi; carpire con un registratore conversazioni altrui per abbattere le barriere linguistiche; poter essere presenti in via mediata, attraverso webcam, al momento più importante della vita di un proprio caro. Le connessioni virtuali sono così tante e rilevanti che è stata creata ad hoc una sezione realtà virtuali, racconti di vita dentro e fuori la rete.

Novità di quest’anno, da non dimenticare, la sezione dedicata all’animazione, capace di offrire uno sgurado sul mondo tra l’onirico e il fiabesco, in cui s’impara a scoprire e apprezzare tecniche artistiche diverse e suggestive.

Già dalla prima serata si può dire che il livello e la qualità delle opere presentate in tutte le sezioni di concorso sono alti – molte infatti sono già state premiate o selezionate in altri festival – ma godiamoci il resto perché il viaggio è solo incominciato.