di Ambra Parodi – (Finale Ligure, 27/28 Agosto) La terza serata Overlook non si è lasciata troppo condizionare dalle intemperie. Nonostante il vento forte, che non ha permesso di proiettare i corti in concorso in Piazza Buraggi, come da programma, il festival ha comunque proseguito il suo corso nella consueta location del cinema all’aperto Arena Ondina.

La sezione Under 21, dedicata ai cortometraggi realizzati da ragazzi nell’ambito scolastico, ha aperto la serata, seguita poi dall’evento speciale, la proiezione del Progetto “Requiem” di Leonardo Carrano, opere sperimentali di video-animazione realizzate sulle note dei movimenti della celebre Messa Mozartiana. Il pubblico ha poi avuto modo di fare direttamente domande sul progetto al regista, presente alla proiezione anche perché giurato della manifestazione.

Durante la serata è anche avvenuto il passaggio di consegne per quanto riguarda il ruolo di presentatore: il direttore artistico dell’Overlook ha passato il testimone a Nicola Nocella, noto attore italiano, protagonista dell’ultimo film di Pupi Avati, Il figlio più piccolo, ormai da tre anni presentatore ufficiale e affezionato ospite della kermesse cinematografica.

Fino a quando il tempo lo ha permesso, sono stati proiettati altri cinque corti, tutti italiani, appartenenti alla sezione Contact. Il tema della guerra è stato originalmente affrontato prima dda Uerra! di Paolo Sassanelli, che racconta uno scorcio di vita in un piccolo complesso di case nella Bari del 1946, dove gli uomini, più che i bambini, non smettono di pensare e “giocare” alla guerra, poi da Il mio ultimo giorno di guerra di Matteo Tondini: un nonno preferisce raccontare al nipote una versione edulcorata della propria esperienza di guerra, un sogno in cui un umile contadino romagnolo imprigionato tra due fuochi – due soldati americani da una parte e due tedeschi dall’altra – offrendo vino e formaggio tra una battuta e l’altra in dialetto, manda letteralmente a quel paese la guerra e se ne va via a braccetto con una giovane donna apparsa sul luogo come un miraggio.

Salim di Tommaso Landucci, invece, ritorna sul tema dell’integrazione razziale raccontanto la storia di un giovane musulmano immigrato che vive di piccoli furti e una sera, inseguito dai carabinieri, trova rifugio in una chiesa.

Interessante l’idea di Sergio Schenone, presente in sala, che con il corto Max ha raccontato l’ultimo giorno di vita di un uomo che tenta di sopravvivere grazie ai contatti che ha nei bassifondi genovesi, nella speranza di trovare il denaro necessario per saldare il debito contratto con il temibile Vanvitelli. La particolarità di quest’opera è la scelta registica di dare una struttura episodica alla storia, tante piccole scene per lo più con camera fissa e in piano sequenza, mantenendo in campo solo il protagonista e lasciando nel buio, ossia solo come voce fuori campo, tutti gli altri interlocutori.

Da segnalare, invece, il corto seppur italiano, inserito nella selezione internazionale: 41 di Massimo Cappelli. Un uomo ordinario vaga svogliato tra le sale di un museo, ascoltando passivamente l’audioguida: ogni opera corrisponde a un numero, ma quando le opere, di cui esiste una precisa descrizione, diventano gli altri visitatori del museo, di cui quindi viene spiegato passato, presente, nonché futuro, viene da chiedersi: e tu che numero sei?

Chiude la serata prematuramente, causa pioggia, il corto fuori concorso realizzato da Eros Achiardi con la compagnia Il Barone Rampante, Tu non sai niente, che tratta di un problematico rapporto tra due sorelle adolescenti.