Una giovane femmina di cinghiale è stata trafitta dal dardo della balestra di un bracconiere sulle alture del porto di Finale Ligure. La freccia è entrata nella schiena, ha trapassato la spina dorsale e l’intestino ed è finita in un polmone; l’animale però non è morto e si è trascinato probabilmente per giorni, riuscendo a spezzare la parte della freccia rimasta fuori del corpo; poi, finalmente, è caduto dal terrazzamento di un oliveto nel sottostante giardino di una casa, dove gli abitanti l’hanno visto ed hanno avvertito i volontari della Protezione Animali.

È stato necessario l’intervento di un veterinario (il dottor A-driano Gasco) che l’ha addormentata con un?iniezione di sedativo ed ha estratto la freccia; poi è stata faticosamente trasportata attraverso le impervie scalinate dell’oliveto all’auto di soccorso dell’ENPA e quindi allo studio veterinario, dove le radiografie hanno evidenziato le devastazioni provocate dal dardo e, per le ferite ormai infette, il medico ha dovuto sopprimerla.

L’ENPA stigmatizza come la balestra sia purtroppo un’arma di libero acquisto anche via internet (basta essere maggiorenni), del costo irrisorio (da 80 euro in su) e, per la sua silenziosità, sempre più utilizzata dai bracconieri; ma è subdola e crudele come i lacci e le tagliole, perché quasi sempre ferisce ma non uccide, condannando le vittime a spaventose agonie, come la povera cinghialina di Finale.