di Alfredo Sgarlato – Al Festival di Venezia la retrospettiva è intitolata La situazione comica e riguarda la commedia italiana anni ’70/80, con gran contorno di interviste a comici che piagnucolano perché vengono apprezzati solo ora (si sa, all’italiano l’uomo di successo piace di più se è piagnone, vedi Mourinho).

Da tempo è in corso una riscoperta, o meglio, uno “sdoganamento” (termine orribile) del cinema italiano di serie B, da parte di critici come Marco Giusti ma anche del critico mancato Walter Veltroni. All’epoca erano ragazzi, amavano quei film e si danno da fare perché siano rivalutati. All’epoca anch’io ero ragazzo, andavo a vedere quei film e mi sento serenamente, pacatamente, di dire che erano boiate pazzesche. Si andava a vederli solo perché c’erano le donne nude, dato che la televisione era castigatissima e i topless in spiaggia ancora lontani. Non facevano ridere per niente, se in sala si rideva era per i commenti degli amici, erano volgarissimi, girati male, e se Lino Banfi o Renzo Montagnani erano ottimi attori non è in questi film che lo hanno dimostrato.

Si andavo solo aspettando il momento in cui Edvige Fenech o altre (ma Edvige era la regina incontestabile) avrebbe fatto la doccia e noi con Alvaro l’avremmo spiata. Per ridere si andava a vedere per l’ennesima volta Frankestein Junior o La Pantera Rosa e poi film come Animal House o L’aereo più pazzo del mondo, che erano trent’anni avanti rispetto al cinema italiano di allora, e a quello americano di oggi.

Certo, è vero che in passato la critica sbagliò nel sottovalutare maestri come Monicelli, Risi, Germi o autori di genere come Leone o Bava, è vero che certi film di Fellini o Bergman sono brutti (sbagliare è umano), è vero che molti film d’autore si giravano coi soldi ricavati con gli incassi delle commediacce, come è vero che è odioso e fascista ricordarlo agli autori, ma questo non vuol dire che si debba acriticamente riscoprire tutto… e questo valga anche per i “poliziotteschi” come Milano violenta, checché ne dicano Tarantino o John Woo. La riscoperta delle commediacce è solo snobismo, lo snobismo di quei figli di papà fuori corso che, come racconta sempre Paolo Villaggio, negli anni ’70 militavano in formazioni come “Poteve opevaio” o “Servire il popolo,” e oggi scrivono sui quotidiani filo-governativi.

* il trend dei desideri: la rubrica Corsara di Alfredo Sgarlato