“Sull’esodo dei pazienti la Regione Liguria continua a mentire alla popolazione spudoratamente, ogni giorno oramai senza ritegno, quando, per bocca dell’Assessore alla Sanità, Claudio Montaldo, afferma che, «a causa dei 70 milioni in meno avuti dal Governo Berlusconi nel 2010 si sono resi necessari i tagli alla sanità del ponente savonese» e in particolare all’Ospedale Santa Maria di Misericordia con la mancata apertura di una divisione di ostetricia già attrezzata e ultimata e con il mantenimento di una rianimazione part-time, dal lunedì al venerdì.

Di fatto, ad Albenga, solo per colpa delle scellerate scelte politiche della Regione Liguria, un’intera

divisione di rianimazione è castrata dal riposo settimanale del week-end. Un’equipe medica e paramedica di eccellenza (un primario, otto rianimatori, un caposala e cinque infermieri) è così costretta a lavorare a regime ridotto, occupandosi, nella stragrande maggioranza dei casi, delle centinaia di pazienti che nell’immediato post-operatorio, a seguito di interventi chirurgici complessi e in condizioni di salute critiche, hanno bisogno di essere solamente monitorati”. Con queste parole Eraldo Ciangherotti (PDL), Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Albenga, ritorna sulla recente polemica della sanità del ponente savonese commentando il caso della divisione di rianimazione all’Ospedale Santa Maria di Misericordia, riportato questa mattina dalle colonne de La Stampa di Savona, in un articolo a firma di Angelo Fresia.

Prosegue Ciangherotti: “Il reparto funziona regolarmente nei primi cinque giorni della settimana, si legge infatti nell’articolo de La Stampa, come dimostrato dai dati dei ricoveri. Da gennaio a luglio 2010, i sanitari hanno curato 225 pazienti. Solo sette, però, sono arrivati direttamente dal pronto soccorso del nosocomio. Gli altri 218 degenti provenivano da altri reparti del plesso ospedaliero e in

prevalenza erano stati sottoposti a interventi chirurgici, soprattutto dai medici di chirurgia generale, ortopedia e traumatologia.

Nonostante i quindici dipendenti (un primario, una caposala, otto rianimatori e cinque infermieri), la rianimazione albenganese viene utilizzata quasi esclusivamente come sala post-operatoria e i pazienti da terapia intensiva vengono, se possibile, dirottati in altri nosocomi piuttosto che essere presi in carico dall’Ospedale di Albenga”.

“L’aspetto più eclatante è che il giovedì sera inizia l’esodo dei pazienti dal reparto, verso altre divisioni dell’Ospedale Santa Maria oppure direttamente all’Ospedale Santa Corona di Pietra Ligure e, in un caso recentissimo, addirittura all’ospedale di Sanremo-Bordighera. Inoltre ci sono situazioni in cui il trasferimento dalla rianimazione di Albenga a quella di Pietra L. viene mascherato come trasporto ordinario, anche se per il viaggio viene utilizzato personale medico e paramedico del reparto di terapia intensiva che, a bordo dell’autoambulanza, monitora il paziente durante il trasporto alla ricerca di un’altra postazione in terapia intensiva. Adesso basta. L’assessore regionale alla sanità, Claudio Montaldo, smetta di mentire con dichiarazioni farneticanti e si dia da fare a risparmiare su altri capitoli di spesa regionale, come l’agenzia regionale del lavoro o roba simile, per far sì che ad Albenga, nell’immediato futuro, la rianimazione possa essere estesa a 7 giorni su 7. Questo, per i pazienti del distretto socio-sanitario albenganese, è un diritto su cui non possiamo accettare che la Regione Liguria negozi al ribasso, ai danni dei nostri malati”, conclude Ciangherotti.