Da giovedì 23 settembre a domenica 31 ottobre 2010, presso la Compagnia del Barone Rampante Ass. Cult. Onlus di Borgio Verezzi prenderà il via uno straordinario progetto teatrale che coinvolgerà circa quaranta persone (la maggioranza ragazzi, ma anche adulti e bambini) e tante discipline (teatro, danza, musica, scenografia). In particolare, Inventare il sogno (questo è il nome del laboratorio teatrale) diretto da Maximilian Nisi, straordinario attore di teatro, cinema e televisione e La materia dei sogni (questo il titolo dello stage di scenografia) diretto dallo scenografo Gabriele Resmini (Teatro baretti- To, Opèrà National di Montpellier) si fonderanno tra loro per realizzare un’originalissima messa in scena del “Sogno di una notte di mezza estate” di Shakespeare. Una trentina di ragazzi, dai 10 ai 25 anni, non attori professionisti, calcheranno le scene il 31 ottobre (non a caso, giorno dedicato alla festa del Teatro) “inventando il sogno”. Una decina di corsisti, tra adulti e ragazzi realizzerà la scenografia, dando “materia” al sogno. L’insegnante di danza Anna Fenoglio curerà le coreografie, il maestro Fernando Vincenzi le musiche.

Il laboratorio teatrale accoglie ragazzi di età compresa fra i 10 e i 25 anni,quello di scenografia non ha un limite di età. Le iscrizioni sono ancora apertefino ad esaurimento posti. Il costo del laboratorio teatrale è di 110 euro, quello del laboratorio di scenografia di 90 euro. INFO: tel. 348/8978694, c.ilbaronerampante@libero.it

Scrive il regista Nisi a proposito della messa in scena : «Il Sogno di una notte di mezza estate è certamente uno dei capolavori di Shakespeare, dove l’intreccio di quattro storie che viaggiano tra reale e fantastico, dà vita ad uno degli impianti più metateatrali della storia del teatro. Il palcoscenico diventa il luogo dove tutto può esistere e dove i desideri possono abitare fuori dalla stretta maglia di una realtà oppressiva e malata. Nella nostra messa in scena i personaggi sono pazienti di una clinica psichiatrica che soltanto di notte, in un salto onirico, abbandonano gli affanni e le costrizioni sociali per consistere liberi in un gioco che stimola fantasia e desiderio. Ed ecco che nel buio di un bosco, inquinato dai rifiuti lasciati dagli uomini, nascono i fiori dei sogni, sommersi dalla discarica di pezzi divita abbandonati e dismessi. “Dal letame nascono i fiori”, diceva De Andrè, dal nostro palcoscenico rinasceranno “i sogni della cui materia noi siamo fatti”.

La messa in scena, che prevede una scenografia realizzata con oggetti vecchi, rotti e scartati, si articola nel dialogo continuo tra un piano reale (quello dei malati) e uno immaginario (quello delle creature fantastiche del bosco), piani che arriveranno a fondersi in un finale che vedrà come unica possibilità di salvezza la magia del sogno. Gli allievi si cimenteranno nella rappresentazione del loro sogno, personale e collettivo: la professione dell´attore, su un palcoscenico: l’unico luogo in cui si può rendere “visibile l´invisibile”.

E ancora: “Sono anni che mi domando perché le opere di Shakespeare, come il meraviglioso ‘Sono di una notte di mezza estate’ scritto più di quattrocento anni fa, siano considerate le opere più attuali dei nostri tempi. Forse perché descrivono quel crocevia dove si incontrano tutte le strade della vita, forse perché sono opere che più di ogni altra racchiudono ed esprimono con estrema maestria quei dubbi esistenziali-fondamentali che l’uomo di ogni tempo serba nel proprio animo. Indubbiamente sono tutte opere forti, affascinanti, percorse da una costante ed eccitante ambiguità interpretativa.

Sono opere che sanno essere attuali (per questo saccheggiate, riproposte, dibattute, rivisitate, smembrate) perché parlano di condizioni ‘interne’ all’uomo, parlano di quel “sentire arcaico” che mai varierà nei secoli. Rappresentano il mito del passato, del presente e del futuro. Hanno dialoghi che non ‘sembrano’ ma ‘sono’. Hanno personaggi intensi e grandi che mai, neanche per un istante, smetteranno di essere semplici nella loro meravigliosa quotidianità. Mi piacerebbe che la scena di questo ‘Sogno di una notte di folle estate’ fosse uno spazio interiore fino a diventare un palcoscenico-obitorio tetro e gelido. Un contenitore di oggetti simbolici. Costumi indefiniti, pieni di dettagli eloquenti che possano far viaggiare i personaggi e lo spettatore nel tempo e nello spazio (quasi un miscuglio di stili per raccontare, per suggerire una dimensione astratta e sospesa). Vorrei atmosfere di attesa di grandi accadimenti. Musiche dolci e suggestive, ninne nanne, rotte da improvvise e insopportabili distorsioni metalliche. E poi silenzi irreali percorsi da gocce sonore che rievocano ambienti lunari di follia. Bello sarebbe se gli attori fossero maschere che vestono personaggi svestendo se stessi. E viceversa.

Attori-maschere-personaggi che si confrontano e dialogano con il mondo che li circonda. Il teatro è un meraviglioso strumento di indagine, per Shakespeare e il suo dinamismo catartico nelle sue opere sa essere immenso. Vorrei creare un territorio intermedio dove poter affidare al pubblico i conflitti inconsci, irrisolti, penosi (perché difficili da affrontare da soli) che gli attori dividono con i loro personaggi. Dichiarare un rapporto speculare tra gli attori-personaggi ed il pubblico. Gli spettatori che guardano ma che in realtà vengono guardati. Il Bosco sarà il nostro mondo, avvolto da una crisi non solo economica ma anche etica e morale. Popolato da grottesche figure che vivono in superficie ed inseguono il potere ed il denaro dimenticando di coltivare il salutare sentimento dell’amore. Figure che credendo di essere eterne fuggono costantemente da loro stesse.

Maschere. Maschere in fuga che si coprono gli occhi per simulare la vita. Tutte maschere ad esclusione di Puck (straordinaria figura), esente da forme di messinscena, diretto nella sua semplicità, l’unico ad essere sereno nei confronti della vita, dell’amore e della morte. Il testo: ovviamente è un adattamento dal ‘Sogno di una notte di mezza estate’ di W. Shakespeare (Sogno di una notte di folle estate : A madsummer night’s dream). Ho valutato le differenti traduzioni esistenti. Fondamentale è stato contrapporre ad un linguaggio il più possibile diretto e moderno il lirismo e la poesia per accentuare la diversità stilistica e la differente modalità di espressione voluta dallo stesso autore».