di Alfredo Sgarlato – Esibizione veramente spettacolare quella di venerdì sera nella “Wunderkammer” di Palazzo Oddo, che ha richiamato un pubblico di appassionati provenienti persino da Genova. Hanno suonato Valentina Messa, pianoforte ed Ermir Abeshi al violino, due musicisti che sebbene giovanissimi hanno mostrato un dominio dello strumento e una capacità di tenere la scena da maestri consumati. Nella prima parte Valentina Messa ha eseguito in solo il primo libro dei Preludi di Claude Debussy. Il compositore francese è stato a lungo sottovalutato dalla critica rispetto ai musicisti dodecafonici, ma oggi appare in tutta la sua grandezza.

Debussy è il primo compositore a dare al timbro lo stesso valore che all’armonia e al ritmo e si apre alle influenze delle musiche orientali e della nascente musica afroamericana, le cui scale possiamo distinguere nei Preludi (un passaggio fa pensare addirittura alle armonie di Paolo Conte!) influenzando a sua volta artisti posteriori anche di ambiti totalmente diversi, come Duke Ellington, Errol Gardner, Frank Zappa, i minimalisti Glass e Reich. Vedendo Valentina dal vivo si può apprezzare la complessità tecnica della musica di Debussy, che dai dischi non traspare a differenza per esempio di Liszt;  inoltre la pianista appartiene a una scuola tecnica che evidenzia il gesto del musicista, facendo dell’esecuzione una vera e propria performance.

Nel secondo tempo entra in sala Ermir Arbeshi per eseguire la Tzigane di Ravel e la Sonata n° 2 op. 94 di Prokofiev. L’opera di Ravel si ispira alla musica balcanica, però non studiata sul campo ma sognata dopo gli ascolti di Brahms, Bartok e Paganini, inaugurando quello stile che in Francia chiamano “folk immaginario” e di recente è stato ripreso anche da musicisti di estrazione jazz e rock. Il brano inizia con una lunga parte di violino solo in cui Ermir mostra il suo carisma. La Sonata di Prokofiev mostra i due volti dell’autore russo: quello influenzato dalla tradizione della sua terra con melodie stridenti e incalzanti e quello arioso e cantabile delle sue composizioni neoclassiche. Una curiosità: Sergej Prokofiev fu il primo musicista accademico a scrivere una colonna sonora per il cinema, per Alexander Nevskij di Eizenstein. In questo brano si sente come Abeshi abbia appreso la lezione di Accardo, sapendo esprimersi perfettamente sia “con fuoco” che con dolcezza.

Due ragazzi di straordinario talento che possono conquistare il mondo come hanno conquistato il pubblico presente che ha ascoltato in estasi. Commenta Isabella Vasile, Direttore Artistico di Palazzo Oddo: «suonare in un ambiente piccolo così a contatto col pubblico porta ad uno stato di confidenza tra artista ed ascoltatore, per cui il musicista può spiegare la propria musica ed esprimere al meglio quello che sente, mentre il pubblico può apprezzare oltre alla bellezza della musica la perfezione del gesto».