Savona: stagione Teatrale G. Chiabrera 2010-2011

Presentata oggi a Savona la Stagione Teatrale G. Chiabrera 2010-2011. La stagione si compone di cinque rassegne per ottantuno rappresentazioni con la presenza di due spettacoli che ne “internazionalizzano” il profilo e che potranno vedersi in regione solo a Savona. Saranno ospiti, infatti, per la prima volta, i celebri Momix e il “re” dei trasformisti Arturo Brachetti. La compagnia americana guidata da Moses Pendleton presenterà “Remix”, un “best” che festeggia i loro trent’anni di vita. Passando per “Passion”, “Sun Flower Moon” fino a “Bothanica” e con tre nuove coreografie, il gruppo di ballerini acrobati ci stupirà con mondi colorati, straordinari costumi, giochi di luce e ombra, il tutto accompagnato da un immancabile tocco di ironia.

Dopo “Change”, in cartellone a Londra per tre mesi, il nuovo spettacolo di Arturo Brachetti, “Ciak, si gira!” è atteso a dicembre e gennaio a Parigi al Théatre des Folies Bergère prima e dopo una lunga tournée italiana. Dichiarato omaggio al mondo del cinema, Brachetti si cimenterà con oltre sessanta personaggi trasformandosi da Zorro a Mary Poppins, da Nosferatu a Quasimodo, evocando il mondo di Fellini e concludendo con una sfilata di protagonisti dei grandi film hollywoodiani, da Charlie Chaplin a Harry Potter, non senza un’escursione nel mondo delle ombre cinesi. Accanto a questi due appuntamenti, sta, al centro cronologico della stagione, “Aggiungi un posto a tavola”, la più internazionale delle produzioni della “ditta” Garinei e Giovannini.

La commedia musicale italiana “par exelllance” ha avuto oltre cinquanta versioni straniere e con le musiche di Armando Trovajoli e le scene di Giulio Coltellacci continua ad essere ammirata per la freschezza e la complessità dell’allestimento. Questa volta, a vestire con simpatia e determinazione i panni di Don Silvestro, è chiamato Gianluca Guidi. La stagione di prosa inizia con un dittico che avvicina due grandi titoli della tradizione sottoposti ad una forte reinvenzione registica. Dopo il caloroso successo dello scorso anno, torna Leo Gullotta nelle shakespeariane “Le allegre comari di Windsor” e Fabio Grossi mette in moto uno spettacolo festoso e pittoresco, incalzante e con molta musica, con un Falstaff (un Gullotta imbottito e barbuto!) controcorrente, originale, ingenuo mentre Gabriele Lavia riprende il suo amato Molière (dopo “Don Giovanni” e “L’avaro”) con “Il malato immaginario”, una commedia di acre divertimento che ha accompagnato il grande drammaturgo francese alla morte e che sembra dedicata a coloro che hanno più paura di vivere che, appunto, di morire.

Tutti gli altri titoli si dispongono tra Novecento storico e contemporaneità. Allontanandosi dalla più conosciuta edizione di Tullio Kezich, Tato Russo, a capo di una nutrita compagnia attoriale, propone una sua messa in scena del pirandelliano “Il fu Mattia Pascal”. Dell’inesauribile romanzo, l’attore napoletano centra il tema del viaggio “all’interno” dei sé alla scoperta, oggi sappiamo mai definitiva, della propria, “vera”, identità. Grande serata di festa ed esempio magistrale della tradizione comica napoletana ci consegnano Carlo Giuffrè e Angela Pagano ne “I casi sono due”. Scritta nel 1941 da Armando Curcio, la commedia, dopo due ore di franco divertimento tra battute, scambi di persona, equivoci, mantiene nel finale il suo retrogusto agrodolce sulla “paternità” delusa. E’ del 1946, invece, “Un ispettore in casa Birling” di J. B. Priestley, uno degli spettacoli più apprezzati della scorsa stagione. Che succede in una rispettabile famiglia di alto milieu economico all’arrivo di un ispettore che cerca di chiarire un caso di omicidio di una giovane donna? La commedia, tra thriller e dramma borghese, si avvale della regia cinematografica di Giancarlo Sepe e della formidabile e consumata esperienza di Paolo Ferrari e Andrea Giordana. Nel 1960 appare “L’appartamento”, uno dei film più fortunati di Billy Wilder con Jack Lemmon e Shirley MacLaine. Edoardo Erba e Massimo Dapporto ne hanno curato, la scorso anno, un originale adattamento teatrale che ne ha conservato tutto il lucido cinismo, il divertimento delle battute e delle situazioni paradossali fino alla lieta conclusione. Se Massimo Dapporto è perfetto nei panni dell’impiegatuccio C.C. Buxter che sa virare dalle piccole vigliaccherie iniziali all’orgoglio del rifiuto e alla consapevolezza finale, piacevole sorpresa è la gradevole e fresca performance della Fran di Benedicta Boccoli. Giorgio Gaber è stato nostro ospite per l’ultima volta nel 1997 con un recital che prevedeva parte dell’urticante “E pensare che c’era il pensiero”, famoso per canzoni quali “Qualcuno era comunista”, “Destra-Sinistra”, ma anche per “Un uomo e una donna” e “Quando sarò capace di amare”.

Quale migliore occasione per invitare Maddalena Crippa, reduce dai colossali “Demoni” di Peter Stein, che ha riproposto lo spettacolo dimostrando, con un’altra sensibilità, quella femminile, la forza intatta e così contemporanea degli interrogativi gaberiani? In ultimo Angelo Longoni ci racconta una storia d’oggi. Un uomo politico ha ucciso in un incidente stradale ed è fuggito. Di qui la sorprendente negoziazione con la vedova “borgatara”, una strepitosa Amanda Sandrelli, dal finale scontato: vince chi parte “Col piede giusto” (2009). Seppur condotta con toni comici, la pièce è una spregiudicata riflessione sulla neoclasse dirigente (solo essa?) disposta a tutto pur di non perdere il potere.

Continua l’offerta per il mondo della scuola superiore con, accanto a “Il fu Mattia Pascal”, il “Cirano” di Corrado D’Elia, uno spettacolo “cult” giunto oltre le mille repliche, omaggio all’indomabile energia e anticonformismo così cari al mondo giovanile e l’emozionante viaggio di Lucilla Giagnoni attraverso la Commedia dantesca. Nel ciclo del “teatrogiovani” si è dato più spazio ad alcuni temi problematici: la legalità con il reading di Neri Marcorè su testi di Roberto Saviano, la libertà di stampa e il controllo dei mezzi di comunicazione con Ottavia Piccolo e il suo omaggio a Anna Politkovskaja scritto da Stefano Massini, il valore del lavoro con Giuseppe Battiston e Gianmaria Testa nel testo di Andrea Bajani e l’identità della nostra nazione, così come si è venuta costituendo in questo secolo e mezzo, con la inconsueta partecipazione di Gherardo Colombo nelle vesti di “pubblico ministero” contro un Cavour che, però, saprà ben difendersi dall’accusa di aver realizzato una nazione che nessuno voleva e che, nella scrittura, si avvale delle penne prestigiose di Corrado Augias e Giorgio Ruffolo. A Maurizio Crozza resta da dimostrare, da par suo, che il nostro è il paese dei “Fenomeni” e a Gino Paoli di essere un amatissimo “evergreen”.

Dopo il riuscito esperimento della scorsa stagione, Corrado Abba ti propone un altro musical americano, “Hello Dolly!” che, per il contenuto, vedove che si risposano felicemente…, si appaia ad un nuovo allestimento della celebre “Vedova allegra” leháriana. Rarità è, invece, “La bajadera” di Kálmán con la musica dell’ungherese che, in un ambiente esotico-indiano che molto colpì Vienna nel 1921, alterna i valzer tipici dell’operetta al foxtrot e allo shimmy. Il trittico dedicato alla danza è interamente su musica russa, così come la prima compagnia, il Balletto di Mosca “La Classique” con il suo coreografo Alexander Vorotnikov in un nuovo allestimento de “Il lago dei cigni”. A seguire la scintillante “Shéhérazade” di Rimskij-Korsakov coreografata da Fredy Franzutti per il Balletto del Sud con la lussuosa partecipazione di Luciana Savignano nella parte della Regina dei Mari. E per conlcudere, dopo la “Giulietta e Romeo” di Prokofiev coreografata da Fabrizio Monteverde nel 2008, a dimostrazione della inesauribile vitalità della tragedia shakespeariana, un “Romeo e Giulietta” completamente diverso, firmato da Giorgio Madia con il Balletto di Milano su musica di Cˇ ajkovskij, in un collage di grande interesse che vede, attorno all’Ouverture-Fantasia anche parti di altre opere e sinfonie. La stagione musicale mantiene il suo consueto alto profilo.

Oltre al recupero del concerto di Krystian Zimerman, dedicato a Chopin, altri concerti monografici: l’olandese Ronald Brautigam, oggi tra i maggiori specialisti e che ha in corso l’incisione integrale delle sonate, in un tutto Beethoven “popolare” dal “Chiaro di luna” alla “Waldstein” e all’”Appassionata”, Michele Campanella, lisztiano di valore internazionale con circa tremila concerti dedicati al celebre ungherese, per un recital dedicato all’Italia del “Secondo Anno di Pellegrinaggio” per il bicentenario della nascita dell’artista e la vicina Academia Montis Regalis, tra le formazioni specialiste del barocco con strumenti originali, in un omaggio a Bach tra concerti per violino, per due clavicembali e la famosa badinerie dalla Seconda Suite. Ma Liszt sarà anche il protagonista del concerto di Kathia Buniatishvili, giovane leonessa del pianismo internazionale, BBC New Generation Artist e protetta da Gidon Kremer e Martha Argerich, con la temibile Sonata in si minore, Giuseppe Albanese, ormai una realtà italiana affermata, ritorna per il Secondo Concerto di Chopin con l’Orchestra Filarmonica di Sofia impegnata anche nella “Pastorale“ di Beethoven e la “nostra” Linda Campanella con Massiliano Damerini, in una raffinata “liederabend”, ci consente di onorare, con originalità, le ricorrenze anniversarie di Schumann, Chopin e Mahler.

Due sono, quest’anno, i “gioielli” della stagione. Due artisti di nazionalità lontane, ma uniti dal desiderio di scoprire nuove vie alla tradizione musicale e che propongono programmi non troppo dissimili. Il violoncellista Mario Brunello, unico italiano a vincere il Premio Cˇ ajkovskij (1986), in un programma che lustra il grande repertorio ottocentesco tra Beethoven e Brahms è accompagnato da Andrea Lucchesini che si è appena fatto da noi ammirare in recital. Viktoria Mullova, anch’essa Premio Cˇajkovskij (1982), è una delle più celebrate violiniste sulla scena internazionale passando, con il suo Stradivari “Falk”, dal repertorio romantico alle collaborazioni jazzistiche allo studio del violino barocco per eseguire Bach. Il programma, a sottolineare lo spirito di ricerca dell’artista, la vede accompagnata dal fortepianista Kristian Bezuidenhout e presenta la sua ultima incisione delle sonate di Beethoven.