150 anni Unità d’Italia: Bersaglieri a Campochiesa bella iniziativa, ma la storia…

di Pier Franco Quaglieni – Il concerto della fanfara dei Bersaglieri a Campochiesa per i 150 anni dell’Unità d’Italia è stata una bella iniziativa perché finora ad Albenga si tennero in agosto solo due mie conferenze su Garibaldi e Cavour al Museo dell’Olio Sommariva: troppo poco, anche se mi dicono che Palazzo Oddo si farà promotore di iniziative importanti nel 2011.

Albenga ha una storia legata al Risorgimento e lo dimostrano alcune sale dello stesso Municipio. Quindi il Risorgimento va ricordato adeguatamente, ma più che alle celebrazioni bisogna guardare alla ricostruzione storica senza miti agiografici e senza demolizioni ideologiche. Da parte di Alfredo Oriani, Gobetti e Gramsci ci fu una polemica aspra contro il Risorgimento a cui hanno risposto nel modo più adeguato storici come Chabod, Maturi, Romeo, il grande biografo di Cavour. Ed anche l’astio clericale contro il Risorgimento si è nel tempo stemperato perché ha finito di prevalere il cattolicesimo liberale di Manzoni e di Rosmini. Il fatto che qualche giorno fa il Papa abbia indossato simbolicamente il cappello da bersagliere (il corpo di Lamarmora che al comando di Cadorna entrò il Roma il 20 settembre 1870) assume un certo significato.

Peccato che a Campochiesa non ci sia stato il momento della storia che non è cosa per un’élite di intellettuali, ma deve diventare cosa condivisa da tutti. Ottima l’idea dei bersaglieri, ottima l’idea del ricordo, ma cosa c’entra la castagnata, se si dimentica la storia, a tal punto che si anticipa di un anno il 150° anniversario dello Stato unitario (l’unità giunse molto dopo il 1861, prima con il Veneto nel 1866, poi con Roma capitale nel 1870, poi con Trento e Trieste nel 1918) e non si ricordano invece i tre eventi di cui quest’anno gli storici in tutta Italia si stanno occupando e cioè Il bicentenario della nascita di Cavour, il 150° dell’impresa dei Mille di Garibaldi, il 140° della Breccia di Porta e di Roma capitale?

Voglio aggiungere che è molto da apprezzare l’adesione del Sindaco Rosy Guarnieri che si rivela Sindaco di tutti e non di una parte. È un bellissimo segno di quella coesione nazionale che oggi sarebbe indispensabile ad un Paese degradato dai comportamenti personali e politici di troppi e dilaniato dalle polemiche più squallide ,quasi da quarto mondo in via di sottosviluppo. Guardiamo all’Italia del Risorgimento ed auguriamoci di ritrovare una classe dirigente degna di Cavour e della Destra storica: ne avremmo tanto bisogno.

* Pensieri in libertà: la rubrica Corsara di Pier Franco Quaglieni