di Alfredo Sgarlato – Il premio Nobel per la letteratura è sempre una sorpresa. Quando si pensa ad un nome celebre viene premiato un autore sconosciuto alle folle. Quest’anno, che i bookmakers davano vincente il keniota Ngugi wa Thiong’o il premio ha consacrato (se ancora ce ne fosse stato bisogno) il grande talento di Mario Vargas Llosa. Peruviano, nato ad Arequipa il 28/3/1936, Vargas Llosa si impone negli anni ’60 con romanzi come I capi, I cuccioli, La città e i cani e, soprattutto, La casa verde, in cui analizza i rituali della società peruviana, fortemente divisa in classi (proletariato e aristocrazia, soprattutto militare). Sono opere complesse, non incentrate su un protagonista ma su una folla di attori (in tal senso un ritorno alla classicità greca), con ampio ricorso al flusso di coscienza, con improvvisi cambiamenti del punto di vista e una narrazione non lineare sul piano temporale (specialmente in La casa verde).

In questo si nota quanto Vargas Llosa, come del resto Garcia Marquez, Donoso e tutti i sudamericani in genere, sia profondamente debitore a Faulkner. Nel ’73 il romanzo Pantaleon e le vistatrici, storia di un militare integerrimo che si trova a gestire una casa di tolleranza (il tema della sessualità è centrale nell’opera di Vargas Llosa) segna una svolta profonda, adottando un tono comico che la critica dell’epoca non apprezzò, sbagliando. Infatti è con l’esilarante La zia Julia e lo scribacchino (1977) che il peruviano ci regala i suo capolavoro. È la storia di un ragazzo, Marito (proiezione dello stesso autore), che sogna di diventare scrittore, la cui vita è cambiata dall’incontro con una lontana parente piena di fascino ma osteggiata dai familiari perchè troppo emancipata e con un autore di telenovelas, Pedro Camacho, che sarà travolto dal suo stesso successo. È proprio con la figura dello “scribacchino”, che trova la fama raccontando le avventure che non è capace di vivere, che Vargas Llosa crea una delle figure più forti della narrativa recente.

La sua opera più recente è Avventure della ragazza cattiva, in cui le avventure erotiche di una ragazza disinvolta sono il pretesto per riscoprire gli anni ’70 e i cambiamenti che hanno portato, un altro libro che non ha convinto la critica ma che non ha deluso i fans. Nella vita di Vargas Llosa c’è anche una discussa operazione politica. Inizialmente marxista, si convertì poi a posizioni liberali (in un suo articolo però racconta come ai tempi della sua gioventù i giovani sudamericani insoddisfatti aderissero al marxismo per poi trovare una loro strada nella vita, mentre oggi finiscono nella droga o nelle sette religiose). Negli anni ’90 si presento alle elezioni presidenziali con la destra contro il candidato della sinistra Fujimori. Questo vinse largamente, ma trasformò il Perù in una dittatura fascistoide finché non fu arrestato per corruzione. Anche in politica Vargas Llosa aveva visto più lontano dei suoi critici.