«Fa riflettere la ‘pilatesca’ reazione di difesa di ufficio dell’ASL savonese, messa in campo, per voce dell’Assessore regionale Lorena Rambaudi, allo scopo di distogliere in qualche modo l’attenzione dell’opinione pubblica dalle scomode responsabilità sull’infanticidio di Andrea. Dalle notizie raccolte anche da Federvita Liguria, tra i vicini di casa, i parenti e gli amici della famiglia Quagliati, è emerso come la mamma, che ha commesso l’omicidio, negli ultimi 2 anni, anche durante la recente gravidanza, fosse stata angustiata dal “difetto” del primo figlio. Con ritardo nel linguaggio o altro? Lo stesso Dott. Pastore, coinquilino, ha confermato di sospettare anche l’autismo. E in tutto questo dramma familiare, nessuno si è reso conto del peso del dramma che stava vivendo quella mamma (e indirettamente anche il papà)». Lo dichiara Eraldo Ciangherotti, presidente di Federvita Liguria,  replicando alle dichiarazioni dell’Assessore Regionale Rambaudi sull’infanticidio di Andrea Quagliati.

Prosegue Ciangherotti: «Ancora una volta chiediamo all’Assessore regionale alla Salute, Claudio Montaldo, di mettersi una mano sulla coscienza. Chiamando oggi in causa l’ASL savonese, come poco più di un anno fa, quando a Genova una donna, dopo aver ucciso il proprio neonato, si era suicidata, completamente abbandonata dall’ASL genovese. La Regione Liguria sui servizi indispensabili, quali i centri nascite, anziché puntare a raggiungere il tetto minimo di 1000 parti all’anno, pena la soppressione dei reparti, implementi le corsie ginecologiche di figure professionali, come gli psicologi, capaci di sostenere e tutelare la donna prima, durante e dopo il parto, anche successivamente al suo ritorno a casa. Lo dice pure, oggi, Lia Minetti, capo-ostetrica del reparto di Ostetricia dell’Ospedale San Paolo di Savona, quando afferma che “è oramai irrinunciabile la figura di uno psicologo nel Reparto, proprio per riuscire a gestire il carico emotivo delle pazienti, dei loro familiari e dello stesso personale».

«Uno psicologo per la famiglia senza dubbio potrebbe essere utile per intercettare i disagi dei genitori, visto anche l’aumento di casi di autismo infantile! Le dichiarazioni del Dott. Antonio Maria Ferro, per legge legato alla tutela della privacy della donna, diventata da ieri paziente del reparto da lui diretto, con le poche informazioni tirate in ballo, sembra dover difendere il proprio ruolo di dirigente e i suoi progetti. Ben vengano i questionari alle gravide e alle puerpere, per individuare le situazioni patologiche, ma non basta. La questione di fondo è la prevenzione, prima ancora che la cura della patologia. Occorrono “colloqui psicologici”, per individuare eventuali sofferenze pregresse, come nel caso della mamma di Savona che ha ucciso il suo bimbo. Basti pensare che in questo caso sembra che la depressione post-partum abbia fatto traboccare il vaso ma che la situazione pregressa perdurasse da lungo tempo, almeno dal primo anno di vita di Andrea (quando i bambini cominciano a parlare), con tutti i dubbi e i timori sulla possibilità di un difetto», conclude Ciangherotti.