di Alfredo Sgarlato – La fantascienza (per i fan semplicemente FS) in Italia non ha mai avuto grande fortuna. Malvista dalla cultura ufficiale, che per motivi ideologici (condivisi da tutte le ideologie, anche opposte) imponeva il realismo, solo a periodi ha sfondato tra il pubblico e gli scrittori. Eppure già ad inizio ‘900 si era sviluppato filone di letteratura fantascientifica in cui si erano cimentati Salgari e i suoi mediocri e spesso sgrammaticati imitatori (imitatori di D’Annunzio ancora più che del creatore di Sandokan…) come Luigi Motta, Ugo Mioni, Attilio Piccioni.

Opere terribilmente ingenue: il protagonista di La guerra dei mondi di Mioni (Capitan Bomba…) possiede un “aerovilla” che viaggia a 300 km/h (!!!), eppure vendettero migliaia di copie e si trovavano facilmente nelle biblioteche popolari. Nel 1952 furono pubblicati otto numeri della rivista Scienza Fantastica: ne ho trovati in casa alcuni, nell’editoriale del secondo numero il direttore si difendeva dall’accusa di essere “stravaganti aberrati”. Evidentemente servirono a rompere il ghiaccio, poiché poco dopo Mondadori iniziò la pubblicazione di Urania, collana di FS diretta da Giorgio Monicelli (fratello del regista Mario).

Queste riviste lanciavano gli autori stranieri e pubblicavano anche qualche italiano, ma con pseudonimi all’americana, perché l’esterofilia dei lettori li avrebbe rifiutati. Tra quelli che adottarono questo espediente ricordiamo soprattutto i grandissimi Fruttero & Lucentini, che curarono un antologia per Einaudi, Le meraviglie del possibile, e poi assunsero la direzione di Urania. Nella fantascienza negli anni ’50/’60 si cimentarono anche importanti scrittori come Landolfi, Palazzeschi, Scerbanenco, Zolla, Buzzati, anche se, paragonate agli autori americani, le loro opere sono più ascrivibili alla letteratura del fantastico o dell’assurdo che alla FS vera e propria.

Negli anni ’60/’70 ci fu in Italia una straordinaria fioritura di riviste di FS: Oltre il cielo, Interplanet, Gamma, Galaxy, Robot, La rivista di Isac Asimov. Nessuna di queste durò a lungo, schiacciata dal confronto con Urania. Tutte davano spazio ad autori italiani. Alcuni, come Gilda Musa, Lino Aldani, Vittorio Curtoni, mostrarono un buon talento ma non sfondarono se non tra i fan più accaniti. Sfogliando quelle riviste poi spuntano nomi che invece si ritrovano in altri settori della letteratura, come Remo Guerrini (giallista e avvocato), Paola Pallottino (storico dell’arte), Anna Maria Cossiga (figlia? sì. Traduttrice), Riccardo Valla (traduttore di Dan Brown e altri). Mi colpì molto trovare in un’antologia un racconto di un giovane che si diceva aver lasciato una promettente carriera di scrittore di FS per un ancora più promettente carriera universitaria: Giovanni Vicario, il mio preside all’università.

L’interesse per la FS in Italia è andato via via scemando, anche perché i lettori si polarizzarono in due estremi: quelli che la intendevano come letteratura d’evasione, leggera e senza pretese e quelli che invece gradivano solo gli autori più colti e sperimentali, come Dick, Ballard o Vonnegut, tagliando fuori un prodotto medio. Nel frattempo dapprima l’horror e poi la fantasy hanno conquistato sempre più lettori. Forse perché più vicini a tematiche archetipiche. Forse perché nel generale disinteresse per il futuro anche la fantascienza non interessa più.

* il trend dei desideri: la rubrica Corsara di Alfredo Sgarlato