On. Ministro Stefania Prestigiacomo, dalla lettura delle cronache locali abbiamo avuto notizia che nei prossimi giorni visiterà a Cengio il sito industriale dell’ex Acna. La Sua presenza sarebbe stata richiesta per sancire il completamento delle attività di bonifica.

Abbiamo fondato motivo di ritenere che siano a Lei giunte informazioni non del tutto esatte. Quello che viene presentato come un quadro rassicurante e di felice conclusione di un percorso avviato dal 1999, in realtà è meno esaltante. Ciò del resto, non stupirebbe considerato l’atteggiamento, che l’ufficio commissariale ha assunto a partire dalla seconda metà del 2005.

Le popolazioni della Valle Bormida – ossia i veri danneggiati dall’inquinamento secolare derivante dagli stabilimenti di Cengio – sono state progressivamente escluse da ogni informativa e reale partecipazione ai procedimenti amministrativi.

Ora stanno lentamente emergendo le conseguenze di questa gestione. Sappiamo che la provincia di Savona avrebbe rilasciato una certificazione di conformità dei lavori eseguiti ai progetti di bonifica approvati per un’area della Zona A2, con provvedimento dirigenziale del 15 gennaio 2010. Con questo vorrebbero far credere che tutto oramai è a posto.

È opportuno ricordare, invece, che la certificazione di avvenuta bonifica può essere rilasciata solo dopo aver constatato che non esista più un rischio per l’ambiente e le persone. Aver eseguito i lavori in conformità, dunque, non prova null’altro che l’ordinaria conduzione di un cantiere. Rimangono, invece, senza risposta le domande che stanno a monte di un intervento di bonifica.

È cessato il pericolo per la valle? La produzione del percolato tossico è stata azzerata? I sistemi di contenimento funzionano? Siamo sicuri che non fuoriesca più contaminazione? Si può riutilizzare con tranquillità l’area? Chi controlla l’andamento delle patologie da inquinamento nella valle? Sono assicurati gli usi agricoli, ricreativi, sociali, economici nella valle? Chi lo ha controllato? Possiamo dire ad un imprenditore di avviare tranquillamente una nuova impresa a valle di Cengio, o dovrà affidarsi alla buona sorte?

Qualche mese fa, quando dopo 11 anni, è finalmente cessata la gestione commissariale emergenziale, abbiamo provato per l’ennesima volta ad ottenere delle risposte chiedendo alla Provincia di Savona di poter prendere visione di tutta la documentazione inerente alle attività di bonifica, ma anche questa richiesta è stata rigettata!

Sono mille le domande a cui non potrà rispondere onorevole Ministro. E non per Sua colpa, ma di chi negli ultimi 5 anni ha seguito le operazioni di bonifica e che ha disseminato la sua gestione con iniziative alquanto discutibili, come ad esempio:

  • l’accordo con la Syndial, secondo il quale dopo 4 anni dalla conclusione dei cantieri la stessa non risponderebbe più per le eventuali fuoriuscite dal sito di Cengio;
  • le spese assunte per la realizzazione di opere secondarie e di non provata utilità rispetto alle attività di bonifica delle aree pubbliche;
  • la “dimenticanza” della Valutazione di impatto ambientale riguardo al progetto definitivo di bonifica, che ha portato all’apertura di un procedimento di infrazione nei confronti dell’Italia;
  • la continua dilazione dei tempi per la conclusione delle attività di bonifica, annunciata in modo altisonante più volte negli scorsi anni, ma che, dopo quasi 12 anni, sarebbe in verità ancora lontana, come riportato dal quotidiano “Sole 24 Ore” in un accurato dossier pubblicato lo scorso mese di settembre;
  • i ritardi nell’azione risarcitoria del danno ambientale, con modalità di determinazione dello stesso alquanto oscure, visto che non si è mai proceduto alla nomina dei tre esperti che avrebbero dovuto occuparsene.

Come per le domande di prima, anche in questo caso i rilievi potrebbero essere 1.000. Tutti riferibili agli ultimi anni di gestione commissariale. E tanti sono i quesiti che sorgono al riguardo. Come mai, nonostante il 16 marzo 2005, ad Acqui Terme, il Dr. Bertolaso avesse assicurato pubblicamente che le ordinanze sui poteri del commissario sarebbero state preventivamente concordate con gli enti locali della Valle Bormida piemontese, questa promessa non è stata mantenuta? Ma giungiamo all’ultimo aspetto: il risarcimento del danno ambientale.

Come detto in precedenza, i danni nei quasi 120 anni di attività industriale sono stati patiti dalla valle piemontese, che ha pagato con morti e abbandono delle terre per l’inquinamento. Troviamo perlomeno curioso che nessuno abbia operato una ricognizione dei danni da noi sofferti. Non sarebbe stato onesto coinvolgere la popolazione piemontese, anche solo come risarcimento morale? Perché ci hanno voluto per forza escludere, tanto che alcune amministrazioni della Valle avrebbero deciso di rivolgersi ad uno studio legale?

Come vede si aggiungono altri interrogativi, ma vogliamo fermarci concludendo con due sole richieste.

La prima riguarda la certezza di un futuro per la valle. Vogliamo vivere in un ambiente sano, capace di assicurare un futuro per noi e per i nostri figli. Questo significa che prima di operare qualsiasi svincolo dell’area si debba innanzitutto attendere l’esito della VIA. E che questa venga condotta in sede nazionale, in piena trasparenza e con il coinvolgimento delle parti interessate.

La seconda è una domanda di giustizia. Chiediamo un riconoscimento per le sofferenze patite, vogliamo essere ascoltati. Ci faccia sentire che lo Stato non è supponenza e arroganza. Ci dimostri che le Istituzioni sono capaci di ammettere i propri errori e di non trincerarsi dietro pavidi silenzi o risposte incomprensibili.

Un segno tangibile sarebbe quello di consentire una consultazione trasparente degli archivi dell’ufficio commissariale, sopratutto per quanto riguarda la gestione degli ultimi anni. Le ARPA piemontesi inoltre devono essere nuovamente coinvolte nelle attività di monitoraggio e controllo del sito ex ACNA, dalle quali sono state progressivamente escluse e tutti i dati rilevati devono essere resi facilmente accessibili per la cittadinanza. E’ infine necessario un monitoraggio sanitario della popolazione e un coinvolgimento effettivo della Valle Bormida piemontese nella procedura per la determinazione del danno ambientale.

La salutiamo rispettosamente fiduciosi che Lei voglia darci ascolto in occasione della sua visita a Cengio.

* COORDINAMENTO ASSOCIAZIONI AMBIENTALISTE VALLEBORMIDA