Sabato 16 ottobre alle ore 16.30, a cura dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri, verrà presentato nella sede di palazzo Peloso Cepolla il libro di Sergio Paglieri “Palinsesti rutiliani”. Giornalista di lungo corso, ma con un passato da archeologo di tutto rispetto, Paglieri ha descritto questo libro come “un racconto intrigante, probabilmente ma non sicuramente vero. Si può accogliere come un insperato lampo di luce su misteri millenari, oppure leggere come uno strano romanzo in forma di saggio in cui curiosità ed incredulità si scontreranno ad armi pari”. Intrigante e misterioso il libro di Paglieri lo è veramente ed è sicuramente destinato a far discutere soprattutto ad Albenga, dove il passato romano è ancora così tangibile.

Al centro di questo racconto, rigorosamente scientifico, è infatti una delle più note e misteriose opere letterarie della tarda antichità, quel poemetto in distici elegiaci intitolato “De reditu suo” che Rutilio Namaziano, funzionario imperiale e tenace (ma disincantato) seguace dell’antica religione romana, scrisse nel 417 d.C., cinquanta anni prima della fine dell’impero d’Occidente. L’opera raccontava, in forma poetica, il viaggio che l’autore aveva fatto per mare lungo le coste tirreniche per portarsi da Roma in Gallia, sua patria. Scoperto sul finire del Quattrocento nel monastero di Bobbio, il poema è giunto fino a noi mutilo, così che del lungo viaggio dell’autore non è rimasta che la parte compresa tra Ostia e Luni, ma pure nella sua incompletezza esso ha avuto grande notorietà, tanto che ancora pochi anni fa ne è stata tratta una versione cinematografica, che è però passata quasi inosservata.

Negli anni ‘70 del secolo scorso, però, assai fortunosamente è stato rinvenuto tra le carte di reimpiego di un codice della Biblioteca Nazionale di Torino un altro frammento in versi che la critica ha identificato come la prosecuzione del viaggio di Rutilio attraverso le coste liguri e nella quale si sono potuti riscontrare riferimenti alla città di Albenga, che proprio in quegli anni risorgeva dalle distruzioni inferte dai Visigoti. Esaminando questo frammento e impiegando le più avanzate tecniche di riproduzione fotografica, Paglieri ha scoperto come esso nascondesse in realtà un palinsesto, fosse cioè una pergamena già usata e poi cancellata e riutilizzata da un amanuense medievale per trascriverci i versi rutiliani. Un complesso e minuzioso studio del frammento ha così permesso a Paglieri di rinvenire sotto il primo strato di scrittura, una serie di lettere dello stesso Rutilio che narrano il resto del viaggio lungo le coste della Liguria e che rivelano particolari assolutamente sconosciuti di località come Vado, Albenga, Diano. È una scoperta, quella di Paglieri, che attende ancora una conferma da parte della scienza ufficiale ma che comunque promette fin d’ora di suscitare un acceso dibattito.