Ciclismo: un bilancio in attesa per la Japan Cup

di Claudio Almanzi – Nell’attesa del Gran Premio del Giappone (la classica Japan Cup, che si correrà domenica 24 ottobre), che chiude da qualche anno la stagione professionistica internazionale, possiamo già fare il bilancio della stagione 2010.

Anche se restiamo all’asciutto da due anni nelle grandi classiche di un giorno (l’ultimo successo data addirittura al 2008 quando Cunego vinse il Lombardia) la stagione che volge al termine è da considerarsi estremamente positiva.

Vediamo le ragioni di questo giudizio comunque positivo.

Gli italiani si sono aggiudicati due grandi Giri con Ivan Basso (Giro d’Italia) e Vincenzo Nibali (Vuelta di Spagna), inoltre la squalifica di Valverde (retrodatata al 1° gennaio) ci ha regalato la vittoria di Rinaldo Nocentini, al Giro del Mediterraneo (dove l’azzurro era finito secondo davanti a Iglinsky e Hoogerland) mentre nel corso dell’anno i nostri si erano aggiudicati altre 11 importanti corse a tappe con Santaromita (la Coppi e Bartali), Carrara (il Giro del Lussemburgo), Nibali (Giro di Argentina e di Slovenia), Garzelli (Tirreno-Adriatico), Ascani (Giro di Serbia), Visconti (Giro di Turchia), Riccò (Giro d’Austria), Salerno (Giro del Giappone), Pozzovivo (Brixia Tour) e con Scarponi (splendido secondo e sfortunato al Lombardia di sabato) la Settimana Lombarda. Hanno dunque vinto in giro per il mondo, facendosi onore in tutti i continenti. L’Italia chiude al secondo posto nel ranking mondiale stagionale, dietro solo alla Spagna, infine Vincenzo Nibali finisce il 2010 in testa alla classifica stagionale di CQ Cycling, in pratica la classifica fatta da specialisti dello sport delle due ruote di tutto il mondo, che tiene conto dell’intera stagione agonistica.

Una certa amarezza rimane tuttavia, oltre che per la scomparsa del grande CT Franco Ballerini, anche per non aver ottenuto neppure un successo nelle grandi corse classiche- monumento di un giorno, e per il quarto posto al mondiale di Melbourne, con Filippo Pozzato: ma la squadra azzurra, predisposta da Paolo Bettini, c’era ed una medaglia di bronzo avrebbe sopito certo tutte le critiche.