di Alfredo Sgarlato – Per chi ha la mia età, anno più anno meno, c’è una persona che è davvero diventata mito e lo sarà sempre: Andrea Pazienza. Non ricordo se ho già scritto di lui o ho solo commentato un post di Terrapin (un amico di blog) o di un altro. Non importa, è sempre il momento di parlare di Paz. La mia generazione cresceva in un momento assai duro. La violenza politica era quotidiana. La minaccia della terza guerra mondiale non era un film (forse era infondata, ma noi la sentivamo). Eravamo schiacciati tra nonna DC e zio PCI, 2 anziani con tanti scheletri nell’armadio, soprattutto la prima, e quindi nessuna autorità su di noi. Poi le BR, e i fascisti, che non consideravamo nemmeno esseri umani. E gli autonomi, gente che non rideva mai. E l’eroina che sfondava alla grande. Che centra tutto ciò con Paz? Tutto, questo era il background di un artista e dei suoi lettori. Pazienza e le sue storie erano violenti e cinici, ma violenta era l’epoca e il cinismo il suo figlio illegittimo. Però erano pieni di senso dell’umorismo, l’unica salvezza. Ma soprattutto vera arte. Paz non era solo, c’erano anche Tamburini, Liberatore, Scozzari, Mattioli (meraviglia il suo Joe Galaxi), altri artisti grandissimi, ma nessuno come lui ha saputo rappresentare un’ epoca. Ai tempi non ho mai comprato un suo albo, li leggevo a scrocco da Poldo o altri amici (molto Zanardi). Adesso vedo delle edizioni di lusso alle fiere e se avessi soldi da nababbo le comprerei per puro feticismo, perché ho il CD-rom con l’opera completa (forse), il primo e unico CD-rom che ho comprato in vita mia. Nemmeno Paz seppe sfuggire alla maledetta eroina e un dio invidioso ce l’ha portato via. Ricorderò sempre che ho saputo della sua morte mentre ero in coda alla mensa. Coincidenza vuole che molto anni dopo ho ascoltato alla radio la presentazione del film Paz- una giornata pazzesca e la scena che hanno fatto sentire vede il protagonista in coda in mensa… com’è il film? Non perfetto, ma comunque impedibile per i Paz-addicted. E poi ci sono Freak Antoni e quell’altro di Bologna nel suo ultimo momento di lucidità….(avete capito di chi parlo, vero? Il più incredibile voltagabbana di tutti i tempi…)

Dopo Paz l’altro mito 77ino sono gli Skiantos. Formati da 3 poeti, Freak Antoni, Stefano Sbarbo e Andy Bellombrosa e da 4 non musicisti, Dandy Bestia, Leo Tormento, Gianni Lo Grezzo e Frankie Grossolani, che poi tanto male non suonavano. Inventano il rock demenziale, che mille altri imiteranno senza successo e soprattutto senza talento (Elio e co. esclusi ). I primi 3 dischi, Inascoltabile, Monotono e Kinotto sono imprescindibili in una discografia che si rispetti. Il terzo poi ha il merito di rilanciare l’omonima bevanda, che tutti credevamo scomparsa, anche perché in molti bar era servita come “spuma nera”. Un mio amico aveva calcolato che al bar dell’ITIS in 2 spume da 50 ce ne mettevano più che in una da 100. Dalle mie parti si usa l’efficace termine “raschiascheggi” per indicare questo tipo di comportamento. Ben presto anche alla latteria in piazza la spuma superò il frappè nella top ten. E dire che faceva i frappè migliori. (cosa centra tutto ciò con gli Skiantos? Non lo so, ma ne sarebbero fieri). Dopo il terzo disco Freak lascia la band, che chiede di partecipare al Sanremone, col brano Fagioli. Tutti gli altri partecipanti dicono: o noi o loro. Il quarto album, Pesissimo delude, ma c’è almeno un brano capolavoro, mammaz. Il Freak inizia una brillante carriera di scrittore e poeta. Il primo libro (Stagioni del rock demenziale) me lo presta Claudio Tomati (poi musicista e drammaturgo- RIP) e lo leggo nell’ ora di religione. Poi lo passo agli amici per le ore successive. Si sente in classe una bestemmia seguita da: chi è questa vecchiaccia, fa schifo. È il commento di Hank alla foto della nonna di Freak in terza pagina. Nell’87 Antoni fa un recital di poesie al Banale di Padova. Andiamo io e Beppe (il re dei rutti) in 2 in motorino in contromano. Freak apprezzerebbe. Ci spelliamo le mani dagli applausi. Ispirato da Freak inizio a scrivere poesie nel suo stile (poi andate perdute). Ancora oggi c’è un mio amico confonde le mie poesie e le sue, cosa che è un bell’attestato di stima (per tutt’e 2, ovvio, e anche questo delirio di onnipotenza piacerebbe agli Skiantos)). Nel 91 pubblica il secondo libro Non c’è gusto in Italia ad essere intelligenti (seguirà dibattito) che compro dopo aver riscosso uno dei miei primi miseri stipendi e leggo alla stazione. Freak e Dandy riformano gli Skiantos . Ma non è più la stessa cosa. Però li vedo l’inverno scorso al premio Tenco. Fanno un pezzo bello. Ma molto triste. Pubblico in delirio. Freak saluta: Grazie, coi vostri applausi ci confondete. Con qualcun’ altro.

* il trend dei desideri: la rubrica Corsara di Alfredo Sgarlato