Al cinema teatro Gassman di Borgio Verezzi domenica 31 ottobre alle ore 21 la compagnia del Barone Rampante, con la consulenza artistica di Maximilian Nisi, metterà in scena il Shakespeariano Sogno d’una notte di Folle estate. Ingresso a offerta libera.

di Maximilian Nisi – Questo è sicuramente uno dei capolavori di William Shakespeare, dove l’intreccio di quattro storie che viaggiano tra reale e fantastico, dà vita ad uno degli impianti più metateatrali della storia del teatro. Il palcoscenico diventa il luogo dove tutto può esistere e dove i desideri possono abitare fuori dalla stretta maglia di una realtà oppressiva e malata. Nella nostra messa in scena i personaggi sono pazienti di una clinica psichiatrica che soltanto di notte, in un salto onirico, abbandonano gli affanni e le costrizioni sociali per consistere liberi in un gioco che stimola fantasia e desiderio.

Ed ecco che nel buio di un bosco, inquinato dai rifiuti lasciati dagli uomini, nascono i fiori dei sogni, sommersi dalla discarica di pezzi di vita abbandonati e dismessi.

“Dal letame nascono i fiori”, diceva De Andrè, dal nostro palcoscenico rinasceranno “i sogni della cui materia noi siamo fatti”. La messa in scena, che prevede una scenografia realizzata con oggetti vecchi, rotti e scartati, si articola nel dialogo continuo tra un piano reale (quello dei malati) e uno immaginario (quello delle creature fantastiche del bosco), piani che arriveranno a fondersi in un finale che vedrà come unica possibilità di salvezza la magia di un sogno in un luogo in cui l’invisibile diventa visibile.

“Se apriamo le porte al nostro Bosco… alla nostra realtà interiore ci rendiamo conto di quanto poco noi ci apparteniamo. Costantemente in fuga dalla nostra vita, alla ricerca del rifugio dell’amore perduto, nella speranza di riuscire in qualche modo ad eludere fallimenti resi ancora più crudi dal costante senso di insicurezza che attanaglia la nostra esistenza. Il mondo ci sembra troppo intelligente, scaltro e calcolatore. È sordo, gelido, cinico. È un mondo che nega costantemente il futuro ai propri figli imponendo un’esistenza incerta in una società dove l’incertezza non può neanche essere contemplata.

Ci piacerebbe che la scena di questo ‘Sogno di una notte di Folle estate’ fosse uno spazio interiore fino a diventare un palcoscenico-obitorio tetro e gelido.Un contenitore di oggetti simbolici.

Costumi indefiniti che possano far viaggiare i personaggi e lo spettatore nel tempo e nello spazio; un miscuglio di stili per raccontare, per suggerire una dimensione astratta e sospesa.Vorremmo evocare atmosfere di attesa. Musiche dolci e suggestive, ninne nanne, rotte da improvvise distorsioni metalliche. E poi silenzi irreali percorsi da gocce sonore che rievocano ambienti lunari di follia”.