Meeting internazionale sui diritti dei cittadini europei

Con l’introduzione del presidente dell’Assemblea legislativa Rosario Monteleone ha preso avvio a Genova questa mattina nell’Aula del Consiglio regionale il quindicesimo convegno dell’Associazione dei giudici amministrativi tedeschi, italiani e francesi. Il tema al centro del meeting internazionale è quello dei diritti riconosciuti a tutti i cittadini europei dopo l’entrata in vigore, il primo dicembre del 2009 del Trattato di Lisbona.

Dopo aver portato a tutti i partecipanti i saluti dell’Assemblea e ringraziando gli organizzatori per aver scelto la Liguria come sede del confronto, Monteleone ha definito l’appuntamento annuale dell’Associazione un vero e proprio laboratorio interculturale alla ricerca di criteri di orientamento per le pratiche legislative degli Stati membri. «Il convegno odierno – ha spiegato – dedicato ai diritti fondamentali dopo il Trattato di Lisbona, indaga concetti quali “diritti dell’uomo“ e “libertà fondamentali”, vere basi del sistema dei diritti costituzionali». Secondo il presidente Monteleone «si tratta di principi generali del diritto comunitario le cui implicazioni potrebbero portare ad una applicazione diffusa delle norme della Convenzione Europea da parte di ciascun giudice nazionale. Per la prima volta – ha aggiunto – principi che stanno alla base degli enunciati comunitari potrebbero costituire criteri di orientamento per la giustizia amministrativa di tutti gli Stati membri». il presidente ha concluso con una riflessione: «Lascio agli illustri relatori di questo convegno l’analisi dei possibili percorsi di questa integrazione giuridica ancora tutta da “scrivere” ma credo vi siano ambiti per i quali esiste una maturità diffusa, trasversale alle diverse comunità nazionali, che precorre l’applicazione normativa dei nuovi postulati. Soprattutto così, si fa l’Europa, quella delle coscienze e del sentire condiviso, quella di valori ritenuti irrinunciabili e di diritti non negoziabili».

Il secondo intervento è stato quello di Alessandro Repetto, presidente della Provincia di Genova «Questi sono temi generali, ma fondamentali per la vita quotidiana.– ha detto – Troppe volte l’Europa viene letta solo in termini monetari ed economici. L’Europa ha la necessità di cogliere l’uniformità dei termini giuridici. Il fatto che il convegno sia a Genova sollecita le autorità locali a una lettura che esula da aspetti quotidiani e locali. I cittadini europei attendono una risposta sui diritti delle persone: devono essere riconosciuti in maniera uniforme e univoca».

A nome del presidente della Corte europea dei diritti dell’uomo, Jean-Paul Costa, che non ha potuto partecipare Patrick Kintz, presidente dell’Associazione giudici italiani, tedeschi, francesi ha aperto il convegno. «L’entrata in vigore del Trattato di Lisbona – ha detto Kintz, leggendo il messaggio di Costa – è il risultato concreto di anni di dibattito internazionale nell’Unione sui diritti umani fondamentali». Grazie al Trattato, secondo Costa, l’Europa si è rafforzata e gli stati membri hanno potuto costruire insieme uno spazio unico dei diritti fondamentali, assicurando ai cittadini europei una maggiore tutela.

«Questa giornata di studi – ha detto Marta Vincenzi, sindaco di Genova – ha un grande valore perché da alcuni anni intendiamo porci come luogo dove il tema dei diritti umani e civili viene dibattuto e diventa parte integrante del nostro essere comunità. Abbiamo iniziato a pensarlo durante il G8 del 2001, durante il quale accaddero fatti che per qualche tempo ci hanno fatto dubitare che potessimo parlare di diritti nei termini in cui sono espressi dalla nostra Costituzione. Da lì siamo partiti per elaborare il lutto di quell’occasione e riflettere sul recupero della consapevolezza dei diritti fondamentali dell’uomo. Ogni giorno incontriamo problemi che riguardano diritti fondamentali che erroneamente diamo per acquisiti e sono invece quotidianamente minacciati dal veleno delle razzismo, delle lotte, delle nuove criminalità. Credo che il Trattato di Lisbona ponga la libertà, la giustizia e la sicurezza come priorità e ci faccia fare un passo avanti, ma non ci si deve fermare. Mi auguro che il dibattito di oggi indichi nuovi traguardi».

Santo Balba, presidente del Tribunale amministrativo della Liguria, ha gettato sul piatto il nocciolo del convegno e cioè quale livello di diritti godono i cittadini europei ed in particolare se i diritti e le libertà fondamentali sancite all’interno della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione precedano direttamente nella gerarchia delle fonti giuridiche quelli stabiliti dalle eleggi statali o regionali. Prima del Trattato di Lisbona, che è entrato in vigore il primo dicembre del 2009, infatti nel caso di conflitto fra normative europee, leggi nazionali e regionali, la prevalenza non era diretta ma mediata da un tentativo di interpretazione. A questa interpretazione seguiva spesso la non applicazione e talvolta l’aperta violazione delle norme comunitarie.

L’avvocato Giovanni Spadea del foro di Milano ha sostenuto che con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona (1 dicembre 2009), la tutela dei diritti e delle libertà fondamentali nell’ambito dell’Unione Europea ha trovato una sistemazione definitiva, senza bisogno di ulteriori recepimenti normativi. Anche in Italia, dunque, il giudice ha oggi il potere di applicare le norme europee, anche in virtù del fatto che rimarcano diritti fondamentali riconosciuti dalla nostra Costituzione. In caso di contrasto tra la norma europea e quella nazionale, il giudice può direttamente applicare la norma del Trattato di Lisbona, senza chiedere ulteriori pareri.

Una giurisprudenza in sintonia con la Convenzione già dal 1989.

«Il giudice amministrativo francese ha già compiuto la sua rivoluzione in questo campo – ha spiegato Bruno Bachini del Consiglio di Stato di Parigi – da oltre 20 anni con la giurisprudenza “Nicolò” adottata dal Consiglio di Stato nel 1989 con cui il supremo giudice amministrativo francese ha deciso di trarre completamente le conseguenze del carattere univoco della costituzione della V Repubblica e in particolare del suo articolo 55, il quale dispone che: “trattati o accordi regolarmente ratificati o approvati hanno, sin dalla loro pubblicazione, un’autorità superiore a quella delle leggi, fatta salve, per ogni accordo o trattato, l’applicazione reciproca”». Bachini spiega infatti: «La giurisdizione amministrativa francese è obbligata a verificare, ogni volta che il motivo è sollevato, la compatibilità delle norme legislative e regolamentari con le norme sovranazionali dei trattati, tra cui, prima per rango, figura, naturalmente, la convenzione europea dei diritti dell’uomo». E dopo più di 20 anni «si può constatare che la legge francese è stata regolarmente arricchita da questa applicazione diretta delle disposizioni della Convenzione europea dei diritti dell’uomo nel diritto interno». Secondo Bachini, infine, il «Trattato di Lisbona non dovrebbe, a priori, mutare le modalità ed il contenuto del controllo attualmente esercitato dal giudice francese per quanto riguarda il rispetto, nel diritto interno, delle libertà garantite dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo» e conclude «il giudice amministrativo francese è oggi, in questo settore, sempre più portato a fare i conti con tre fonti di diritto fondamentale: la Costituzionale nazionale, dalla CEDU e dall’UE».

Stefan Derpa (Bundesverwaltungsgericht Lipsia) nell’illustrare come le norme della Convenzione europea si inseriscano nell’ordinamento tedesco-federale ha innanzitutto sottolineato che «l’ordinamento tedesco ha un’ ampia apertura verso il diritto comunitario, tramite l’articolo 23 della Costituzione». Ha quindi ricordato che c’è una sorta di “vigile guardiano” a controllare i rapporti e a dirimere le controversie, insieme alla Corte di Giustizia europea: la Corte costituzionale federale tedesca.

C’è talvolta – ha detto Derpa – un conflitto tra diritto comunitario e nazionale. A tal proposito ha ricordato alcune sentenze per dirimere le controversie.

«L’autonomia del diritto comunitario – ha puntualizzato – esclude che il diritto nazionale possa avere la priorità».

Ma ha aggiunto che rimane ampia libertà per l’applicazione dei diritti fondamenti previsti dall’ordinamento tedesco o, comunque, nazionale». Ricordando, quindi, che alcune sentenze hanno consentito, con successo, di appellarsi ai diritti fondamentali tedeschi. Il Trattato di Lisbona – ha sottolineato il relatore – ha ampliato ulteriormente il potere dell’Unione. In conclusione Derpa ha ricordato che la Corte Costituzionale federale tedesca è una sorta di “riserva eccellente” che difficilmente entra in campo.

«La costituzione nazionale dei singoli paesi europei va ammodernata per adeguarla al nuovo quadro europeo – ha spiegato Patrick Kintz, presidente dell’associazione dei giudici italiani, tedeschi e francesi, che esiste da 15 anni e annovera anche avvocati e professori di diritto. – In questa direzione Francia e Germania hanno già fatto notevoli passi avanti, mentre in Italia ci sono ancore molte difficoltà».

Durante i lavori del pomeriggio i giuristi, riuniti in tavole rotonde – discuteranno casi concreti e che si sono posti nei vari paesi e discuteranno di come sono stati affrontati nello specifico.

Heinrich Zens, presidente dell’Unione dei giudici amministrativi europei Verwaltungsgerichtshof Vienna ha in primo luogo ricordato che, analogamente a quanto accade nel suo Paese, l’Austria, in altri Stati europei, e tra questi la Slovenia, la Convenzione viene considerata alla stregua del diritto costituzionale. Al contrario, nel Regno Unito c’è l’accettazione di un’incompatibilità con la Convenzione: se una legge è contraria alla Convenzione, rimane in vigore fino a che il Parlamento non la modifica.

Zens ha, infine, rimarcato come la Carta dell’Unione preveda la trattazione di controversie entro un congruo termine: «Non rispettarlo da parte dei Paesi membri dovrebbe significare incorrere in un’infrazione ».

Il Presidente del Consiglio regionale, Rosario Monteleone ha quindi concluso i lavori della mattinata annunciando che il premio intitolato alla memoria del professor Fausto Cuocolo, giunto quest’anno alla sua terza edizione, si terrà anche il prossimo anno.

I VINCITORI DEL PREMIO DELLA RASSEGNA NAZIONALE DI STUDI GIURIDICI – Il presidente Monteleone, affiancato da Patrick Kintz, Santo Balba e Heinrich Zens, ha premiato i vincitori del premio della rassegna nazionale di studi giuridici, in memoria del professor Fausto Cuocolo. Al primo posto Davide Paris (Milano), a seguire: Stefania Leone (Milano) e Antonio Zito (Roma).