Un colpo di fucile ha fermato per sempre la vita di Ciccio, un grosso cinghiale divenuto la mascotte di grandi e piccoli ad Altare. Il nome gli era stato dato da un’anziana signora, residente in una cascina isolata sulle alture del paese, che tre anni fa si era accorta che l’animale, circospetto e riservato, si era ricavato un piccolo varco nel fienile, dove andava a dormire la notte.

Ciccio aveva cominciato a lasciarsi avvicinare sia dalla signora che dalle altre persone, soprattutto bambini della zona; era sempre mansueto e rispettava orti e coltivi, preferendo cercarsi il cibo nei boschi vicini; ma la sua sola presenza era mal vista da altre persone che, ogni tanto, sollecitavano l’intervento della locale squadra di cacciatori che, purtroppo nei giorni scorsi, 25 contro 1, lo ha abbattuto; e quando l’anziana amica lo ha saputo si è sentita male.

Una persona che ha voluto mantenere l’anonimato ha raccontato alla Protezione Animali savonese la storia di Ciccio; l’ENPA “non può che commentare come la caccia sia una iattura non solo per il mondo animale ma anche per la società: i cinghiali, ed i caprioli, sono stati liberati o lasciati crescere di numero a soli fini venatori; e da vent’anni gli animali aumentano malgrado la caccia che, quindi, si rivela non solo inutile ma incapace a contenerne il numero. Da allora l’ENPA chiede che si faccia quello che in un paese appena civile si sarebbe fatto da tempo: finanziare studi scientifici che trovino soluzioni alternative valide ed efficaci. Purtroppo ciò contrasta con gli interessi dei cacciatori e dei politici che li sostengono e per i quali è necessario avere sempre tante prede da abbattere, costi quel che costi a contadini, agricoltori e cittadini”.