di Marco Ravera e Stefano Ressia – La crisi della Ferrania è forse l’esempio più fulgido dell’arretramento economico-sociale della Val Bormida. Risulta, infatti, ormai chiaro a tutti che la realtà ha sconfessato nei fatti gli accordi di programma e le dichiarazioni di intenti. In questi anni i rappresentanti di Rifondazione Comunista, ad ogni livello istituzionale, non hanno mai sottoscritto i diversi accordi di programma su Ferrania che si sono succeduti perché si riteneva e si ritiene che quei “piani” non avrebbero rilanciato l’azienda. Purtroppo i fatti ci stanno dando ragione. La dichiarazione da parte della proprietà di Ferrania Technologies di messa in mobilità di 225 lavoratori è un atto molto grave, frutto di quella situazione, da respingere con forza, come d’altronde è stato nettamente dichiarato da parte di tutte le amministrazioni locali nella riunione congiunta dei 18 Consigli comunali della Val Bormida, a cui hanno portato il loro contributo il Presidente della Provincia, Angelo Vaccarezza, e l’Assessore Regionale Enrico Vesco.

Tale riunione, tuttavia, ha evidenziato seppur indirettamente il fallimento del Piano industriale e degli accordi di programma ed esso legati andando a sottolineare, seppur tardivamente, che non è accettabile il ricatto occupazionale per “forzare la mano” agli Enti locali ed al Governo nazionale al fine di ottenere nuovi aiuti economici. Considerando anche che i proprietari stiano, come dire, “bluffando”, tale metodo di pressione non è ammissibile sulla pelle dei dipendenti; se, invece, la dirigenza di Ferrania, sta seriamente pensando a non recedere da tale iniziativa, allora il confronto si dovrà spostare su un altro piano e, nonostante la contingenza di questa vertenza tesa ad assicurare un reddito ed un futuro occupazionale a tutti i 400 lavoratori, non ci si deve tuttavia sottrarre da alcune riflessioni. In questi anni, dalla firma dell’Accordo di Programma nella primavera del 2006 ed i successivi Protocolli d’Intesa ed Integrativi, la proprietà ha ricevuto dagli Enti locali cospicue sovvenzioni a fronte della attuazione di un programma di rilancio industriale del sito, oltre alla concessione dal Governo della Cassa Integrazione Straordinaria prima, e della Cassa Integrazione in Deroga in seguito, fin dal 2004 legata tuttavia all’amministrazione straordinaria.

La situazione odierna è che “Ferrania Technologies” ha ricevuto dalla Regione €. 12.750.000, su un totale previsto di €. 15.000.000, per l’avvio della Piattaforma tecnologica, che sono stati usati invece per l’acquisto di tre edifici all’interno o pertinenti all’area. L’unica attività intrapresa è la creazione di “Ferrania Solis” per l’assemblaggio di pannelli solari che impiega 50 persone; nulla a riguardo della Piattaforma tecnologica e nulla per quanto riguarda il “Polo del Fotovoltaico del Nord-Ovest”, a parte la piccola impresa “Solis” già citata. Inoltre, sempre dalla Regione, sono stati versati nelle casse della società, circa €. 1.500.000 per i corsi di formazione, il cui esito e sbocco sono ai più sconosciuti. Questo è lo stato dell’arte a tutt’oggi.

Quindi non solo gli accordi si sono dimostrati insufficienti, come avevamo denunciato non sottoscrivendoli, non solo gli stessi accordi sono stati disattesi, ma la proprietà, in nome di essi, ha comunque “intascato” soldi pubblici. In queste condizioni, se la proprietà non dovesse ottemperare almeno alle parti richiamate oggetto del Protocollo Integrativo all’A.d.P. dell’ 8 Aprile 2008, gli Enti locali potrebbero legittimamente richiedere in parte la restituzione di quanto versato nelle casse della proprietà.

* Marco Ravera – Segretario provinciale Rifondazione Comunista; Stefano Ressia – Consigliere comunale Cairo Montenotte