Durante la riunione del Consiglio dei Ministri del 18 novembre il Governo Berlusconi ha provveduto ad impugnare le leggi regionali sulla caccia di tre regioni (Liguria, Toscana e Umbria). La legge ligure (n. 15 del 29 settembre 2010) introduceva la possibilità di cacciare la selvaggina migratoria fino a mezz’ora dopo il tramonto.

A proposito della legge ligure, Alessandro Rosasco, del Comitato nazionale di Radicali Italiani ha dichiarato:

“È una notizia positiva che abbiamo aspettato fiduciosi fin dalla sua approvazione quando denunciammo l’incompatibilità della legge approvata dalla Regione con il dettato della legge nazionale 157/92. A sostegno di quanto sostenevamo abbiamo ricordato il precedente della Regione Puglia di Niky Vendola che approvò nel 2005 una legge di identico contenuto che venne dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 391/2005 la quale affermava che procrastinare a dopo il tramonto il periodo venatorio giornaliero “incide sul nucleo minimo di salvaguardia della fauna selvatica”.

A questo punto è necessario smascherare il comportamento vergognoso del gruppo consiliare del Partito Democratico in Regione che, per recuperare il consenso della lobby venatoria ligure monopolizzato dall’estremismo del leghista Bruzzone, diede il suo appoggio a quella proposta di legge bipartisan che estendeva l’orario di caccia fino a mezz’ora dopo il tramonto pur essendo perfettamente consapevole che una norma del genere sarebbe stata molto probabilmente impugnata dal Governo. Con questo escamotage si sarebbero potuti presentare ai cacciatori liguri come quelli che avevano fatto tutto il possibile per venire incontro alle loro richieste salvo poi essere bloccati dal Governo di centro-destra affidando così a quella parte politica la responsabilità di questo stop.

Ai consiglieri regionali “democratici” vorrei ricordare che con le leggi e con il loro rispetto non si può e non si deve giocare così come è triste vedere una intera classe politica di centro-destra come di centro-sinistra piegata ai voleri di una parte ultra minoritaria della società ligure e italiana.

Spero che questa sonora bocciatura alla deregulation venatoria in salsa ligure sia un monito contro progetti che già si vanno delineando all’orizzonte come l’abolizione di parchi naturali (per trasformarli in riserve di caccia) o l’ennesimo tentativo di prevedere deroghe alle direttive europee per permettere la caccia a migliaia di piccoli uccelli protetti come lo storno e il fringuello”.