Cocktails e vibrafoni

di Alfredo Sgarlato – L’oramai ciclico susseguirsi di revivals ci suggerisce di parlare di un genere musicale che furoreggiò a cavallo tra ’50 e ’60 e che periodicamente torna di moda: l’ Exotica. Si tratta di un filone tra il jazz più orecchiabile, la musica da film e i primi esperimenti con l’elettronica. Nelle intenzioni dei discografici voleva rappresentare un contraltare più adulto e meno trasgressivo al trionfante rock ‘n’ roll, ma nei fatti i confini tra Exotica ed erotica furono sempre molto labili. In quegli anni molti giovani neolaureati si trasferirono da tutti gli States verso la California, dove l’industria elettronica e aerospaziale stava decollando. In questi giovanotti, gli “scapoli dell’era spaziale”, molto ben retribuiti, i managers videro l’acquirente ideale per una musica soffice e ammiccante, da ascoltare bevendo cocktails, mentre si sta per sedurre una splendida ragazza.

Qui sta il problema: se nell’ immaginario americano degli anni ‘50 che un giovane colto e benestante fosse un implacabile seduttore era ovvio, non lo era che ad ogni scapolo conquistatore corrispondesse una scapoletta disponibile. La via di fuga, praticata da Hollywood come dal mondo della musica era quella di sognare paradisi tropicali dove, almeno a quanto asserivano gli antropologi come Margaret Mead e Malinowsky, probabilmente esagerando, non esistevano tabù sessuali. Così le copertine dei dischi si popolavano di bellissime ragazze polinesiane o asiatiche, ovviamente poco vestite. Inutile dire che questa forma di ammirazione era in realtà subdolamente razzista: cosa rende più un uomo simile ad una bestia se non nudità e libertà sessuale? Ma la passione per l’esotismo, che poi in musica è stata sempre presente, da Mozart a Puccini, invase l’America, nella moda, nell’ arredamento (si trovavano ovunque i tiki, tipici idoli polinesiani in legno), nello sport (il boom del surf).

Benché inserita in uno studiatissimo sfruttamento commerciale, non pensate che l’Exotica sia musica di cattiva qualità. L’esponente simbolo del genere è Les Baxter, già buon sassofonista e cantante nel gruppo di Mel Tormè, che, diventato leader di una propria orchestra, pubblica nel 1951 “The ritual of Savages (Le sacre du savage), che già nel titolo cita Stravinsky, idolo di Baxter insieme a Ravel, Lester Young e Coleman Hawkins. Paradossalmente Baxter sfondò quando l’altro campione del filone, Martin Denny, pubblico, nel 1957, “Exotica”, con 5 brani del maestro. Denny, pianista, dirigeva un quintetto per cui doveva riarrangiare le complesse partiture di Baxter per un piccolo ensemble, facendo quindi uso di vibrafono, molte percussioni e strumenti asiatici e africani. Narra la leggenda che durante un esibizione in un locale all’ aperto l’esecuzione di “Quiet village”, fosse stata funestata dal gracidio delle rane. Finito il concerto il pubblico si complimentò per il geniale uso di effetti speciali. Da allora imitazioni di rane, uccelli e altri animali divennero la specialità del quintetto e il 45 giri “Quiet village” , brano scritto da Baxter, nella versione di Martin Denny con rane, arrivò al quarto posto della hit parade, diventando il brano simbolo del genere.

Un paio di anni fa l’etichetta indipendente inglese Cherry Red ha ristampato i dischi più belli di Baxter (“Colors of brazil” e “African blue”) e Denny (“Primitiva” e “Forbidden island”) in confezione due Lp su un CD .

Molti altri sono gli esponenti dell’ Exotica, su tutti Esquivel, il “Duke Ellington messicano”, o il ricco filone italiano, in gran parte riconducibile a musicisti che lavoravano per il cinema, praticamente ignorati all’epoca e riscoperti in seguito, con artisti come Piero Umiliani, l’autore della celeberrima “Mah nà mah nà”, scritta per la colonna sonora del documentario “Svezia inferno e paradiso” (altra moda anni ’60, i cosiddetti mondo movies, documentari pseudo-antropologici, in realtà soft core mascherati)o Armando Trovaioli, o Piero Piccioni, autore di indimenticabili colonne sonore per Alberto Sordi, e molti altri, famoso anche per essere stato coinvolto, innocente, nel caso Montesi, delitto a sfondo sessuale che infiammò l’opinione pubblica. Alcuni suoi brani, per es. il tema da “La spiaggia” di Lattuada, sono ripresi pari pari come arrangiamenti dei fiati nei singoli degli Stereolab. Ma si potrebbero farvi rientrare anche Morricone e Rota, e persino il simpaticissimo Roberto Pregadio, morto pochi giorni fa e noto come spalla di Corrado, per non parlare dei grandissimi Buscaglione e Carosone. Per un approfondimento ancora maggiore vi rimando all’esaurientissimo libro di Francesco Adinolfi Mondo Exotica (Einaudi Stile Libero), che però credo vada cercato tra i remainders. Buona caccia!

* il trend dei desideri: la rubrica Corsara di Alfredo Sgarlato