Anniversari: John Lennon (1940-1980-2010)

di Alfredo Sgarlato – Seppi della morte di John Lennon a scuola, da un amico impallinatissimo con i Beatles. C’era ginnastica, si giocava a calcio, e io e lui volevamo giocare col lutto al braccio. Era il dicembre del 1980, Lennon aveva compiuto 40 anni da soli due mesi ed era appena tornato alla ribalta con un nuovo disco dopo cinque anni di silenzio in cui aveva fatto il papà e il casalingo. A differenza di molte altre rockstar non moriva di overdose ma era stato assassinato da Mark David Chapman, uno psicotico paranoide che era ossessionato da John, al punto di firmarsi col nome dell’amato/odiato musicista (succede spesso con i paranoici).

Difficile parlare di un personaggio come Lennon nel breve spazio di un articolo. Come con Hendrix si comincia con la classica infanzia difficile. Il padre, Fred, sparisce, per poi riapparire quando John è famoso per chiedergli dei soldi. La madre, Julia, muore in un incidente e sarà la zia Mimì a crescerlo. John è un ragazzino timidissimo e come molti timidi si rende prepotente e antipatico. Finchè non impara a suonare la chitarra e non fa amicizia con due ragazzini chitarristi pure loro, Paul e George. Comprendere oggi cos’erano i Beatles nel 1964 penso sia impossibile, non si era ancora nella società postmoderna, dove tutto è uguale tutto purchè emozioni per un attimo.

I Beatles erano uno scandalo, erano una rivoluzione, erano nuovi, erano “noi” (i giovani, i belli e tutto che quello che vi piace di più) contro di “loro”(i “matusa”, i moralisti, i potenti e tutto quello che non piace) e, sottinteso, stavolta vinciamo “noi”. È difficile per noi credere che a Salisburgo, città di Mozart, troneggiava il cartello “qui non si ascoltano i Beatles”. E John Lennon, col suo humour così inglese, novello Oscar Wilde, buttava benzina sul fuoco: oggi i Beatles sono più famosi di Gesù Cristo, disse una volta John. E i fanatici si scatenarono.

Poi vennero i Rolling Stones, dichiaratamente tossici e diabolici, e i Beatles diventarono addirittura i bravi ragazzi, ovviamente tutto studiato a tavolino da quelle mente geniali che erano. I detrattori dei Beatles a questo punto si giocano la carta che senza il produttore artistico e tecnico del suono George Martin, sarebbero stati solo degli strimpellatori di canzoncine e la follia psichedelica ce la metteva Martin. Come sempre avviene per i negazionisti, non hanno sentito i bootleg dove si sentono John o Paul che cantano all’orchestra le parti che doveva suonare (in effetti i Beatles non sapevano scrivere la musica, ma la conoscevano benissimo…). Poi la crisi e l’incontro con Yoko Ono, artista concettuale del movimento Fluxus, che forse avrà veramente fatto litigare John coi suoi amici, ma ne fece un intellettuale e un leader pacifista.

La carriera solista di Lennon è poco nota, in genere si conosce solo Imagine, canzone un po’ stucchevole (John diceva che le canzoni devono essere un po’ zuccherose per far passare i messaggi più forti) che è stata suonata al cospetto del Papa mentre è un inno all’ateismo e all’anarchia. I suoi dischi solisti sono invece validi, soprattutto Plastic Ono Band, una vera seduta analitica in cui lui fa i conti con tutto e tutti, e Walls and Bridges. E poi la morte. Chi sarebbe oggi Lennon? Forse scriverebbe canzoni per l’Africa, o magari farebbe musica elettronica, farebbe pace con Mc Cartney e magari si sarebbe risposato con Kate Moss, chi lo sa. E fioccano su di lui le leggende, lo CIA lo controllava (poi si scoprì che era vero, vedere il bel documentario The USA vs John Lennon), l’hanno assassinato gli extraterrestri perchè aveva scoperto il complotto, lui Elvis e Jim sono vivi, è Paul che è morto. Era una leggenda in vita, lo sarà sempre, è una rockstar.

* il trend dei desideri: la rubrica Corsara di Alfredo Sgarlato